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sabato 24 dicembre 2011
mercoledì 26 ottobre 2011
martedì 25 ottobre 2011
RAFFAELE SOLLECITO PRESTO DA AMANDA
«Certo che andrò a trovare Amanda a Seattle. È stata lei a invitarmi. Io ho accettato con gioia. E non è detto che aspetti Natale. Potrei farlo anche prima. In qualunque momento. Ho voglia di rivederla, di parlare, di guardarla negli occhi». Queste sono le sue prime dichiarazioni in assoluto dopo la scarcerazione. «Ci telefoniamo o ci scriviamo tutti i giorni, abbiamo bisogno l’uno dell’altra sia per tentare di capire cosa è successo sia per guardare avanti, verso un futuro che sembrava spezzato per sempre e che invece possiamo ancora costruire. Abbiamo tante cose da dirci, dopo aver passato quattro anni in un girone infernale che ci ha stritolato, ci ha procurato sofferenze indicibili, ci ha rovinato la vita». Se è vero amore lo scopriremo presto.
domenica 23 ottobre 2011
giovedì 20 ottobre 2011
mercoledì 19 ottobre 2011
lunedì 17 ottobre 2011
sabato 20 agosto 2011
martedì 21 giugno 2011
GRECIA UNA MACCHINA CHE FAGOCITA DENARO
Nei primi quattro mesi dell’anno i suoi ricavi (che sono fatti dalle tasse riscosse) sono scesi quasi del 10 per cento. In compenso le spese hanno continuato a correre come se nulla fosse: anzi sono aumentate del 4 per cento. Il punto dunque non è discutere se la Grecia sia fallita (lo è, basterebbe vedere quanto deve remunerare quei pazzi che oggi volessero comprare un suo titolo pubblico), ma stabilire perché non sia ancora saltato il banco. Il mutuo complessivo contratto dalla Grecia (il debito pubblico) vale 330 miliardi di euro. E secondo stime accreditate la metà è detenuto da banche europee. Andando un po’ più a fondo scopriamo che circa un terzo del debito totale, quasi cento miliardi di euro, sono in mano a banche francesi e tedesche. Quelle italiane hanno investito in titoli greci «solo» 3 miliardi di euro. Ordunque, se la Grecia dovesse fallire, dovesse cioè decidere di non pagare i suoi conti, i primi a portarsi a casa il buco sarebbero gli istituti creditizi francesi e tedeschi. A quel punto il fallimento farebbe decisamente male. Merkel e Sarkozy si troverebbero una bella grana in casa: dovrebbero salvare le proprie banche nazionali gravate da perdite su crediti di ingenti dimensioni. R&S di Mediobanca ha recentemente calcolato quanto valgono gli attivi delle prime due banche dei principali Paesi europei. Il risultato è da capogiro. Le prime due banche francesi valgono il doppio dell’intero Pil d’Oltralpe; in Germania gli attivi delle prime due star valgono più o meno tutto il Pil tedesco. Se una banca in questi Paesi ha un raffreddore, lo Stato rischia la polmonite. Nelle ultime concitate ore non si sta discutendo il salvataggio della Grecia. E men che mai la morte dell’euro. Basti pensare che il Pil greco oggi pesa meno del 3 per cento di quello dell’intera Europa. Oggi è piuttosto in discussione, come sempre avviene nei fallimenti, il salvataggio dei creditori e cioè delle grandi banche europee che hanno prestato senza grandi indugi al malato di Atene. Questa banale constatazione è molto chiara ai greci. Una parte dei politici ateniesi sa che il conto del fallimento potrebbe essere pagato dai contribuenti tedeschi e francesi costretti a ricapitalizzare le loro banche. È per questo che giocano con il fuoco: e non hanno la minima intenzione di adottare quelle misure da lacrime e sangue che si dovrebbero subito mettere in campo. Un buon motivo per affrontare la crisi greca, con i criteri di mercato e pretendere che l’azienda ateniese faccia pulizia al suo interno o altrimenti salti una volta per tutte.
venerdì 10 giugno 2011
A BORGHEZIO NON BASTA IL TESSERINO PER ENTRARE AL BINDELBERGER.....ANZI LO MALMENANO
"Ci hanno letteralmente presi a spintoni. Mi hanno dato anche un colpo sul naso che ora è sanguinante: è stata un'aggressione violentissima, mi hanno portato fuori di peso e per un miracolo non sono caduto". Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord, commenta così l'episodio in cui è rimasto coinvolto giovedì, all'ingresso dell'Hotel Suretta di Saint Moritz. Lì sarebbe stato aggredito dagli uomini del servizio di sicurezza del Gruppo Bilderberg, il club che riunisce importanti personalità del mondo economico, politico e bancario, che si era dato appuntamento nell'albergo. Borghezio si era presentato all'ingresso con il suo assistente mostrando il tesserino e chiedendo di poter partecipare all'incontro ed è stato bloccato e allontanato con forza. Il Club Bilderberg, detto anche Conferenza Bildelberg o Gruppo Bilderberg, è un incontro annuale per inviti, non ufficiale, di circa 130 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità influenti che affrontano una grande varietà di temi globali, economici, militari e politici. Dopo l'incidente, il parlamentare è stato fermato dalla polizia svizzera: "Nulla da eccepire sul loro comportamento, sono stati gentilissimi, ma non riesco a capire perché se la siano presa con noi: ci hanno portato via come malviventi, perquisendo anche la nostra macchina , dove ovviamente no è stato trovato nulla". Secondo l'europarlamentare, l'accaduto "smaschera la reale natura di questa consorteria: il club di Bildelberg è una società segreta e non un gruppo di persone che si riuniscono in modo riservato. Chiediamo che chi decide sui destini del mondo lo faccia in modo trasparente", aggiunge l'europarlamentare, che preannuncia una denuncia. "E voglio aggiungere che non mi sarebbe dispiaciuto che, in una tale situazione, avessi ricevuto una telefonata delle autorità italiane".
giovedì 9 giugno 2011
NON E' SANTORO L'ULTIMO COLPO DELLA 7 ....
"L’ultimo nuovo vero acquisto di La7 non è una bandiera politica - ha dichiarto il direttore di Chi - ma è Benedetta Parodi". Giornalista, scrittice e sorella del volto del Tg5 Cristina Parodi, Benedetta ha iniziato la sua carriera su Italia 1 e lì è sempre rimasta, passando dal ruolo di conduttrice del telegiornale Studio Aperto alla sua rubrica di cucina Cotto e Mangiato, registrata proprio dai fornelli di casa sua a partire dal 2008. Dopo aver sperimentato tantissime ricette le ha raccolte anche in un libro omonimo, seguito poi da un altro volume, Benvenuti nella mia cucina. Ancora non è chiaro il suo ruolo sull'emittente, ma è probabilmente da scartare l’ipotesi che la Parodi venga assunta da Enrico Mentana per il suo Tg. il direttore del telegiornale ha dichiarato: "Cotto e Mangiato all’interno del mio Tg? No, nel mio Tg non parlo di Avetrana, figurati se…".
mercoledì 8 giugno 2011
AL BANO SOLO SPECULAZIONI....SU YLENIA
"La notizia secondo la quale mia figlia Ylenia si troverebbe in Arizona è una speculazione vergognosa», ha detto Carrisi, secondo cui la notizia è una «bufala maledetta dove non c'è neppure mezza verità. I settimanali tedeschi sono i peggiori -conclude il cantante- stanno inventando balle, scavi, tombe. Pur di vendere copie si venderebbero l'anima, come è successo con una una televisione spagnola cui ho fatto causa". La primogenita di Al Bano e Romina Power scomparsa a New Orleans nel 1994 si troverebbe a Sant'Anthony’s, un convento greco-ortodosso di Phoenix, in Arizona. Sarebbe stata la medium di Amburgo Casia Chayenne, che però si sarebbe limitata a confermare i sospetti di Frank Crescentini, lo 007 di Las Vegas che ha rivelato lo scoop in un libro, poi mai uscito. Ad accrescere i sospetti è anche il centralinista del convento Frate Samuel. Rispondendo ad un reporter, il religioso ha confermato che "due giorni dopo la telefonata della polizia, una donna che lavorava in giardino ha lasciato in tutta fretta il monastero. Era turbata", spiega Padre Samuel, "ha detto che voleva andare in Asia".
mercoledì 1 giugno 2011
BEPPE SIGNORI E LA STORIA DEL BUONDI' E IL CINQUANTINO FINIVA NELLE MANI DI BEPPINO
Chi per anni ha spopolato a suon di Buondì è stato Beppe Signori. L'ex attaccante della nazionale azzurra, amante del gioco, nell'estate 2000 ribrevettò una scommessa sentita qualche anno prima in discoteca: riuscire a mangiare un Buondì camminando, nello spazio limite di trenta passi. Messa al bando ogni forma di doping, compresa la possibilità di siringare della marmellata onde ammorbidire il prodotto, il bomber di Foggia, Lazio e Bologna mise in palio addirittura un milione di vecchie lire. Nessuno ce l'ha mai fatta, e Signori ha cavalcato la scommessa per anni. "Facciamo una scommessa... Voi mi date 50 mila lire e se riuscite a mangiare un Buondì in 30 passi, io vi do un milione". Queste sono state le parole di Beppe Signori ai suoi compagni di calcio del Bologna nell’estate 2000. Ovviamente la merendina non può essere inzuppata nel latte o in altre bevande ed i passi vanno fatti di seguito senza fermarsi e si vince la sfida se al termine dei passi si è inghiottito completamente il Buondì.
Però, apparentemente, sembra una cosa semplice... Cosa ci vuole in fondo a mangiare una merendina in 30 passi? Magari ci si ingozza un po’, ma per un milione questo e altro no?! Beh, nessuno dei suoi compagni di squadra e dei tifosi giunti da mezza Italia ci è riuscito! E Signori li "salutava" dicendo: "Lasciate il cinquantino nelle mani di Beppino".
Però, apparentemente, sembra una cosa semplice... Cosa ci vuole in fondo a mangiare una merendina in 30 passi? Magari ci si ingozza un po’, ma per un milione questo e altro no?! Beh, nessuno dei suoi compagni di squadra e dei tifosi giunti da mezza Italia ci è riuscito! E Signori li "salutava" dicendo: "Lasciate il cinquantino nelle mani di Beppino".
domenica 29 maggio 2011
LE RIFLESSIONI DI UNO GIGOLO'
Beh, gli uomini, soprattutto quelli giovani, devono fare i conti con queste donne sempre più dure e autoritarie. E’ un momento difficile per il maschio. Le donne sono sempre più emancipate e questo non fa bene al desiderio di conquista del quale ogni uomo ha bisogno per sentirsi tale. Forse bisognerebbe riequilibrare le cose. Non penso che la ricerca spasmodica della parità fra i sessi abbia fatto bene alla coppia. Non voglio sembrare troppo maschilista, ma se snaturiamo troppo il ruolo dell’uomo e della donna si rischia di uccidere qualsiasi relazione, forse bisognerebbe ridefinire i ruoli in maniera più armoniosa. Grazie al mio lavoro vedo tante realtà matrimoniali e credimi, il quadro che mi sono fatto della vita di coppia ai giorni d’oggi non è dei migliori. Alla fine sono felice di stare solo. Dedicavano la loro vita alla famiglia e ai figli, si annullavano per amore. Oggi la donna cerca con prepotenza una propria affermazione sociale. Lavora, studia, spesso scimmiottando l’uomo. Rimane però ancora il perno attorno al quale ruota la famiglia. Ha quindi il doppio delle responsabilità rispetto all’universo maschile, non ha più tempo da dedicare alla propria femminilità. E così spesso mi capita di uscire con manager tostissime sul lavoro alle quali manca però la tenerezza, il sentirsi semplicemente una donna. Le vedo fragili queste donne, mi chiamano spesso per un capriccio o per sentirsi forti e alla pari dei maschi. Alla fine è però la dolcezza che cercano, vogliono sentirsi protette da un uomo, hanno bisogno di sentirsi al sicuro, sono come bambine indifese.
venerdì 27 maggio 2011
ORA LA MORATTI TEME VERAMENTE......
Reduce dal più clamoroso flop televisivo della storia Rai Vittorio Sgarbi ha annunciato che darà il suo sostegno alla Moratti. Il bacio della morte di uno che se ne intende.
martedì 24 maggio 2011
«Primum vivere deinde crescere».
Forse la crescita non è sufficiente, - sottolinea il responsabile del Tesoro - ma senza la tenuta di bilancio non ci sarebbe stata neanche questa insufficiente crescita». Il ministro spiega però che ora è il momento delle riforme per il quale tuttavia non esiste «una formula istantanea e salvifica». Alla base dell'azione di governo c'è piuttosto la formula ereditata da Cavour che è quella di «camminare sulla via del progresso con energica moderazione evitando gli eccessi degli agitati e le secche dei retrogradi». Il ministro ricorda in tal senso tutte le misure contenute nel decreto sviluppo varato di recente e afferma: «Il ciclo delle riforme è appena iniziato e deve continuare. Tutto è aperto a formule costruttive ma considerando il giusto mezzo e l'energica moderazione». Oltretutto «non si può immaginare che tutto avvenga in un attimo».
Tremonti poi interviene anche sull'allarme lanciato dall'Istat relativo al rischio povertà per un quarto degli italiani. «Considero discutibile questa rappresentazione». Poi chiede alla platea: «alzino la mano quanti di voi sono poveri». Tremonti non nega che ci siano situazioni di difficoltà nel Paese, ma complessivamente «la ricchezza in Italia non è scesa in questo decennio, ma anzi è salita. Questo risulta dalle statistiche ufficiali».
Per rispettare i vincoli europei l'Italia dovrebbe varare una manovra di correzione dei conti pubblici paragonabile a quella da 46 miliardi di euro realizzata nel 1992, ha detto Luigi Mazzillo, presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti, introducendo nella sala Zuccari del Senato il Rapporto 2011. Il ministero dell'Economia ha delineato nel Documento di economia e finanza (Def) il percorso di risanamento per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. Alle manovre già varate nel 2008 e nel 2010, il Def aggiunge una nuova correzione da 2,3 punti di Pil tra 2013 e 2014. Secondo Bankitalia il programma del Def è in linea con il nuovo criterio europeo del debito. Il magistrato ha aggiunto che «le simulazioni presentate nel Rapporto segnalano come, con l'ipotizzata continuazione di tassi di crescita molto modesti, il rispetto dei nuovi vincoli europei richieda un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni novanta, per l'ingresso nella moneta unica». Secondo Mazzillo «a differenza di allora però, gli elevati valori di saldo primario andrebbero conservati nel lungo periodo, rendendo permanente l'aggiustamento sui livelli della spesa, oltre che impraticabile qualsiasi riduzione della pressione fiscale, con la conseguente obbligata rinuncia ad esercitare per questa via un'azione di stimolo sull'economia». La Corte dei conti valuta dunque che per l'Italia la correzione del debito in base ai nuovi vincoli europei sarà pari «a circa 46 miliardi» all'anno come la manovra da 93.000 miliardi di vecchie lire varata nel 1992 da Giuliano Amato per arginare il deficit pubblico.
Tremonti poi interviene anche sull'allarme lanciato dall'Istat relativo al rischio povertà per un quarto degli italiani. «Considero discutibile questa rappresentazione». Poi chiede alla platea: «alzino la mano quanti di voi sono poveri». Tremonti non nega che ci siano situazioni di difficoltà nel Paese, ma complessivamente «la ricchezza in Italia non è scesa in questo decennio, ma anzi è salita. Questo risulta dalle statistiche ufficiali».
Per rispettare i vincoli europei l'Italia dovrebbe varare una manovra di correzione dei conti pubblici paragonabile a quella da 46 miliardi di euro realizzata nel 1992, ha detto Luigi Mazzillo, presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti, introducendo nella sala Zuccari del Senato il Rapporto 2011. Il ministero dell'Economia ha delineato nel Documento di economia e finanza (Def) il percorso di risanamento per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. Alle manovre già varate nel 2008 e nel 2010, il Def aggiunge una nuova correzione da 2,3 punti di Pil tra 2013 e 2014. Secondo Bankitalia il programma del Def è in linea con il nuovo criterio europeo del debito. Il magistrato ha aggiunto che «le simulazioni presentate nel Rapporto segnalano come, con l'ipotizzata continuazione di tassi di crescita molto modesti, il rispetto dei nuovi vincoli europei richieda un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni novanta, per l'ingresso nella moneta unica». Secondo Mazzillo «a differenza di allora però, gli elevati valori di saldo primario andrebbero conservati nel lungo periodo, rendendo permanente l'aggiustamento sui livelli della spesa, oltre che impraticabile qualsiasi riduzione della pressione fiscale, con la conseguente obbligata rinuncia ad esercitare per questa via un'azione di stimolo sull'economia». La Corte dei conti valuta dunque che per l'Italia la correzione del debito in base ai nuovi vincoli europei sarà pari «a circa 46 miliardi» all'anno come la manovra da 93.000 miliardi di vecchie lire varata nel 1992 da Giuliano Amato per arginare il deficit pubblico.
lunedì 23 maggio 2011
CASO SCAZZI: ANCHE ZIA COSIMA ORA E' INDAGATA
Cosima Serrano se lo aspettava: è indagata nell'inchiesta per il sequestro di persona, il concorso in omicidio e la soppressione del cadavere di Sarah Scazzi. Il nome della mamma di Sabrina e moglie di Michele Misseri, tutti e due in carcere dall'autunno scorso con l'accusa di aver assassinato la quindicenne il 26 agosto scorso, è stato iscritto nel registro degli indagati, sia pure per un atto dovuto per accertamenti tecnici «irripetibili». «L'informazione di garanzia che ci è stata notificata - spiega il legale di Cosima, Franco De Jaco - non è un atto di incolpazione, è un atto dovuto e ovvio alla luce degli accertamenti affidati ai Ris di Roma e che avranno luogo il 25 maggio prossimo. Il formale coinvolgimento di Cosima Serrano arriva dopo la sentenza della Cassazione che nei giorni scorsi ha bacchettato l'operato della magistratura tarantina affermando che sono davvero troppe sette versioni per un delitto. La Suprema Corte ha quindi stabilito che Michele Misseri è inattendibile, e non è da escludere che sia stato «suggestionato» durante gli interrogatori del pm. Mentre per tenere in carcere la figlia Sabrina ogni indizio è stato letto solo a suo discapito: per questo la Cassazione ha rivolto critiche al Tribunale del riesame di Taranto per aver convalidato la custodia in carcere di Sabrina Misseri senza nemmeno prendere in considerazione le lettere, le «prove nuove», nelle quali il padre Michele la scagionava dall'accusa di aver ucciso la cugina quindicenne. Fatti questi che dovranno ora essere riesaminati dal 'Tribunale della Liberta« ionico il quale dovrà nuovamente pronunciarsi sulla richiesta di scarcerazione di Sabrina.
giovedì 19 maggio 2011
E SE KATE FOSSE STERILE ?
Le favole belle, quelle dove il male viene sconfitto e la principessa sposa il suo principe si sa, esistono solo nella fantasia. Eppure quella di William e Kate d’Inghilterra sembrava proprio la più classica delle fiabe: lei di origini borghesi (per non dire proletarie) si innamora dello scapolo più ambito del paese e alla fine, dopo mille peripezie, i due coronano il loro sogno d’amore.
A quanto pare, però, un incubo è arrivato a distruggere tutto: Kate sarebbe sterile.
Le voci si rincorrono da giorni, alimentate dalla “strega cattiva” della situazione, ossia Camilla Parker-Bowles. “Lady Tampax” (ricordate la telefonata bollente con il principe Carlo anni fa?) ha detto che no, non c’è nessuna possibilità che la Middleton possa essere incinta, né adesso né in futuro. Lei i bambini non può averli. La neo “suocera” avrebbe raccontato tutto ad alcuni amici, aggiungendo che la colpa sarebbe di alcuni problemi di salute che Kate ha dovuto affrontare durante l’adolescenza.
Tutto falso? Può essere. Intanto, però, i sudditi della regina già tremano: se la dolce Kate non darà un erede alla monarchia entro i prossimi nove mesi contravverrà a 200 anni di tradizione britannica. Non solo: se William dovesse veramente morire senza eredi, la successione al trono andrebbe di diritto al fratello minore, lo scapestrato Harry, poiché la legge inglese non prevede che un eventuale figlio adottivo possa diventare re.
Insomma, se le voci fossero fondate sarebbe davvero un dramma per la coppia. Al momento, comunque, i due, giovani, belli e soprattutto ignari delle cattiverie tramate alle loro spalle si godono il sole delle Seychelles.
A quanto pare, però, un incubo è arrivato a distruggere tutto: Kate sarebbe sterile.
Le voci si rincorrono da giorni, alimentate dalla “strega cattiva” della situazione, ossia Camilla Parker-Bowles. “Lady Tampax” (ricordate la telefonata bollente con il principe Carlo anni fa?) ha detto che no, non c’è nessuna possibilità che la Middleton possa essere incinta, né adesso né in futuro. Lei i bambini non può averli. La neo “suocera” avrebbe raccontato tutto ad alcuni amici, aggiungendo che la colpa sarebbe di alcuni problemi di salute che Kate ha dovuto affrontare durante l’adolescenza.
Tutto falso? Può essere. Intanto, però, i sudditi della regina già tremano: se la dolce Kate non darà un erede alla monarchia entro i prossimi nove mesi contravverrà a 200 anni di tradizione britannica. Non solo: se William dovesse veramente morire senza eredi, la successione al trono andrebbe di diritto al fratello minore, lo scapestrato Harry, poiché la legge inglese non prevede che un eventuale figlio adottivo possa diventare re.
Insomma, se le voci fossero fondate sarebbe davvero un dramma per la coppia. Al momento, comunque, i due, giovani, belli e soprattutto ignari delle cattiverie tramate alle loro spalle si godono il sole delle Seychelles.
sabato 14 maggio 2011
DA NOI SAREBBE.......... SANTO SUBITO
Tre poliziotti lo hanno prelevato dalla prima classe dell'aereo e condotto al commissariato di Midtown South dove a indagare sul caso è l'unità Special Victim. L'accusa è di abusi ai danni di una cameriera 32enne in albergo. Tutto sarebbe avvenuto a mezzogiorno in una camera del Sofitel in West 44 Street. La donna sarebbe entrata per svolgere il suo lavoro quando dal bagno all'improvviso sarebbe uscito il politico francese. Strauss Kahn, 62 anni (è nato a Neuilly-sur-Seine il 25 aprile 1949), completamente nudo, l'avrebbe aggredita secondo l'accusa costringendola a fare sesso orale con lui. Lo riferiscono il New York Post e il New York Daily News. L'arresto costringerà Strauss-Kahn a rinviare un incontro in programma domenica a Berlino con il cancelliere tedesco Angela Merkel. E' attualmente Il direttore generale del Fondo Monetario internazionale. Non è la prima volta che Strauss-Kahn resta coinvolto in uno scandalo di natura sessuale. Nell'ottobre 2008 il Fmi ha condotto un'indagine su di lui per accertare se avesse abusato delle propria posizione per intrattenere una relazione sessuale con una sua sottoposta, Piroska Nagy, ex dipendente del Dipartimento Africa del Fondo e moglie dell'ex banchiere centrale argentino Mario Blejer. Il Fmi allora aveva assunto lo studio legale Morgan, Lewis & Bockius per indagare sulla relazione, dopo che Nagy si era dimessa in agosto e aveva ricevuto una buonuscita superiore a quello che le sarebbe spettato. Le indagini puntavano fra l'altro ad accertare se Nagy avesse ricevuto pressioni per lasciare. La crisi finanziaria ha consentito a Strauss-Kahn di mantenere, nonostante le indagini, il posto di lavoro al Fmi, dopo delle scuse pubbliche: «È stato un errore di giudizio» aveva detto. Strauss-Kahn, ex ministro delle finanze francese e considerato il papabile sfidante di Nicolas Sarkozy, è alla guida del Fmi dal novembre 2007, al posto di Rodrigo Rato che nel giugno 2007 aveva lasciato per motivi personali.
martedì 10 maggio 2011
BOLOGNA E LA CAMPAGNA.....DEL PENE DEPRESSO
DA IL RIFORMISTA 10/05/2011 DI ANTONELLA CARDONE:
Amore, tradimenti, sesso e vendetta, le parole d’ordine dell’ultima campagna elettorale, e sempre il sesso, nelle sue più variegate forme, gronda da tutti i pori della politica a Bologna anche stavolta. Superate le storie di presunti amanti del candidato sindaco mancato, Maurizio Ce-venini, e dei viaggi pagati coi soldi pubblici alla fidanzata del dimissionario Flavio Delbono,dopo un anno e mezzo di commissariamento questa sarà forse ricordata come la campagna elettorale del “pene depresso”. Era quella di un membro non in erezione, infatti, l’immagine in cui si è ritrovata “taggata” su Facebook una candidata di Sinistra e Libertà, Antonietta Laterza, la quale dopo le dovute segnalazione e denunce contro l’anonimo spiritosone, parla senza mezzi termini di «brutto tiro politico, un’offesa, un vilipedio», che casca il giorno dopo che Beppe Grillo ha dato commiato dal suo comizio in piazza Maggiore conun «At salut, buson», «ti saluto,culattone», rivolto a Nichi Vendola che sarebbe arrivato in piazza poco dopo. Una battuttaccia da comico di quart’ordine che ha fatto infuriare dall’Arcigay a tutta la sinistra, e che ha fatto rispolverare un dibattito sul machismo come non se ne vedevano da tempo. «Cerca l’applauso facile del pubblico con battute maschilistee populiste da bar sport. È esattamente ciò che fa il nostro presidente del Consiglio e mal si concilia con chi sostiene di rap presentare qualcosa di nuovo nello stantio panorama politico italiano», attacca Arcigay, «Grillo ha un linguaggio che a me pare un po’ eccessivamente maschilista, un po’ tributario di un codice sessista e machista», insiste Vendola. Neanche il tempo di prendere fiato, ed ecco che sul quotidiano locale l’Informazione un candidato leghista fa outing: «Sono gay». Di più: «Ho fatto anche un film porno omosessuale». Stefano Guida, 26 anni, parrucchiere, famiglia rosso comunista fino a pochi anni fa, ora tutta convertita al verde Lega, ha spiazzato tutti. Ma non quelli del Carroccio che, sostiene, «guardano se uno crede nei valori della Lega, e non altro», ma teme «ora che l’ho detto, magari la Lega mi espelle....». E fa quindi sapere che quando Rosi Mauro è venuta a Bologna l’ultima volta e distribuiva rose rosse alle elet-trici lui ne ha chiesto una per sé. E la Mauro, con un sorriso dolce per quel che le è possibile - consegnando la rosa gli ha fatto l’occhiolino. «Ha capito che sono gay e non ha avuto problemi», sostiene Guida. Che dire del ritorno nell’agone mediatico di Cinzia Cracchi? Dopo essere stata la protagonista indiscussa della campagna elettorale 2009 con le accuse che portarono allo scandalo sessual giudiziario che travolse Delbono, mirando a esserlo anche di questa si è candidata con una neonata lista civica. Vuole fare la consigliera comunale come «simbolo di tutte le donne maltrattate dagli uomini», dice. Ha raccontato in dettaglio altro gossip sulla sua relazione con Delbono: «Io gli sono semprestata fedele, ma lui no, amava tante donne quanti sono i piloni dei portici di Bologna», un assist per per mettere a Roberto Benigni, arrivato in città un paio di giorni fa per inaugurare una mostra a lui dedicata, di andare in gol con un: «Ma qui a Bologna siete peggio di Berlusconi!». La città delle tre T (torri, tortellini e tette) e delle donne famose per la loro bravura nel sesso orale non si è scomposta più di tanto. Ma ha tremato quando dagli altoparlanti della radio ha sentito Cinzia discettare, ospite di Un giorno da conigli sulla bellezza dei politici italiani. «Il più bello è di certo Silvio Berlusconi. È giovanile, è affascinante. Magari essere la sua fidanzata! Silvio!!!! Io lavoro alla Regione, chiama al centralino chiedendo di me!». Per chiosare, scuotendo la chioma bionda, con un ammiccante «bè,se ha chiamato in Questura per Ruby....». Del resto, gli argomenti della campagna elettorale bolognese sono davvero scarsi, nella sfida che sembra già vinta tra il democrat Virginio Merola e il leghista, sostenuto anche dal Pdl, Manes Bernardini. Ora che tutti, persino il Pd che lo aveva sostenuto, hanno scaricato la magagna Civis, il tram su gomma a guida ottica per il cui appalto daoltre 140 milioni di euro è indagato per corruzione l’ex sindaco Giorgio Guazzaloca, sembra ci sia poco di cui dibattere. Si è fatta le conta delle piazze più o meno piene: tra quella per Vendola, quella per Grillo e quella per Bossi, vince facile il governatore pugliese. E ci si è messi a guardare se il primo leghista candidato sindaco a Bologna canti o no l’inno nazionale. «Non canto nulla, neanche il Và pensiero, perchè sono stonato»,se l’è cavata Bernardini.
Amore, tradimenti, sesso e vendetta, le parole d’ordine dell’ultima campagna elettorale, e sempre il sesso, nelle sue più variegate forme, gronda da tutti i pori della politica a Bologna anche stavolta. Superate le storie di presunti amanti del candidato sindaco mancato, Maurizio Ce-venini, e dei viaggi pagati coi soldi pubblici alla fidanzata del dimissionario Flavio Delbono,dopo un anno e mezzo di commissariamento questa sarà forse ricordata come la campagna elettorale del “pene depresso”. Era quella di un membro non in erezione, infatti, l’immagine in cui si è ritrovata “taggata” su Facebook una candidata di Sinistra e Libertà, Antonietta Laterza, la quale dopo le dovute segnalazione e denunce contro l’anonimo spiritosone, parla senza mezzi termini di «brutto tiro politico, un’offesa, un vilipedio», che casca il giorno dopo che Beppe Grillo ha dato commiato dal suo comizio in piazza Maggiore conun «At salut, buson», «ti saluto,culattone», rivolto a Nichi Vendola che sarebbe arrivato in piazza poco dopo. Una battuttaccia da comico di quart’ordine che ha fatto infuriare dall’Arcigay a tutta la sinistra, e che ha fatto rispolverare un dibattito sul machismo come non se ne vedevano da tempo. «Cerca l’applauso facile del pubblico con battute maschilistee populiste da bar sport. È esattamente ciò che fa il nostro presidente del Consiglio e mal si concilia con chi sostiene di rap presentare qualcosa di nuovo nello stantio panorama politico italiano», attacca Arcigay, «Grillo ha un linguaggio che a me pare un po’ eccessivamente maschilista, un po’ tributario di un codice sessista e machista», insiste Vendola. Neanche il tempo di prendere fiato, ed ecco che sul quotidiano locale l’Informazione un candidato leghista fa outing: «Sono gay». Di più: «Ho fatto anche un film porno omosessuale». Stefano Guida, 26 anni, parrucchiere, famiglia rosso comunista fino a pochi anni fa, ora tutta convertita al verde Lega, ha spiazzato tutti. Ma non quelli del Carroccio che, sostiene, «guardano se uno crede nei valori della Lega, e non altro», ma teme «ora che l’ho detto, magari la Lega mi espelle....». E fa quindi sapere che quando Rosi Mauro è venuta a Bologna l’ultima volta e distribuiva rose rosse alle elet-trici lui ne ha chiesto una per sé. E la Mauro, con un sorriso dolce per quel che le è possibile - consegnando la rosa gli ha fatto l’occhiolino. «Ha capito che sono gay e non ha avuto problemi», sostiene Guida. Che dire del ritorno nell’agone mediatico di Cinzia Cracchi? Dopo essere stata la protagonista indiscussa della campagna elettorale 2009 con le accuse che portarono allo scandalo sessual giudiziario che travolse Delbono, mirando a esserlo anche di questa si è candidata con una neonata lista civica. Vuole fare la consigliera comunale come «simbolo di tutte le donne maltrattate dagli uomini», dice. Ha raccontato in dettaglio altro gossip sulla sua relazione con Delbono: «Io gli sono semprestata fedele, ma lui no, amava tante donne quanti sono i piloni dei portici di Bologna», un assist per per mettere a Roberto Benigni, arrivato in città un paio di giorni fa per inaugurare una mostra a lui dedicata, di andare in gol con un: «Ma qui a Bologna siete peggio di Berlusconi!». La città delle tre T (torri, tortellini e tette) e delle donne famose per la loro bravura nel sesso orale non si è scomposta più di tanto. Ma ha tremato quando dagli altoparlanti della radio ha sentito Cinzia discettare, ospite di Un giorno da conigli sulla bellezza dei politici italiani. «Il più bello è di certo Silvio Berlusconi. È giovanile, è affascinante. Magari essere la sua fidanzata! Silvio!!!! Io lavoro alla Regione, chiama al centralino chiedendo di me!». Per chiosare, scuotendo la chioma bionda, con un ammiccante «bè,se ha chiamato in Questura per Ruby....». Del resto, gli argomenti della campagna elettorale bolognese sono davvero scarsi, nella sfida che sembra già vinta tra il democrat Virginio Merola e il leghista, sostenuto anche dal Pdl, Manes Bernardini. Ora che tutti, persino il Pd che lo aveva sostenuto, hanno scaricato la magagna Civis, il tram su gomma a guida ottica per il cui appalto daoltre 140 milioni di euro è indagato per corruzione l’ex sindaco Giorgio Guazzaloca, sembra ci sia poco di cui dibattere. Si è fatta le conta delle piazze più o meno piene: tra quella per Vendola, quella per Grillo e quella per Bossi, vince facile il governatore pugliese. E ci si è messi a guardare se il primo leghista candidato sindaco a Bologna canti o no l’inno nazionale. «Non canto nulla, neanche il Và pensiero, perchè sono stonato»,se l’è cavata Bernardini.
lunedì 9 maggio 2011
SI SPARA L'EX MARITO DI BRIGITTE BARDOT
L’età avanzata stimola il suicidio. Accade con maggiore frequenza a quelli del Cancro ma lo Scorpione sa farsi giustizia. Gunther Sachs era uno Scorpione del quattordici di novembre. Aveva settantotto anni e ha deciso che l’età, per l’appunto, lo stava stimolando a chiudere l’obiettivo della sua esistenza bellissima. Click, il rumore mille volte da lui udito quando scattava una fotografia, stavolta uno sparo è stata l’ultima luce prima del buio, l’ultimo rumore prima del silenzio. Suo padre Will si uccise sparandosi alla testa in quello stesso anno. Venne, dopo un solo mese dalla nascita, la fine, improvvisa e feroce, di Christopher Gunther, il secondo figlio avuto dal matrimomio, era il terzo, con l’indossatrice svedese Mirja Larsson. Ancora la morte di suo fratello Ernst Wilheim, travolto da una slavina. Ma in mezzo a questo c’era stata Brigitte, la Bardot, la femmina fatale, il sogno di qualunque uomo di quell’epoca di dolce vita, di Saint Tropez, di partouzes, di droga e alcool al Byblos, dei misteri sensuali di villa Mandrague, la dimora di BB, dell’Epy Plage, il lido privato, esclusivo. Saint Tropez non esisteva, prima. Non sarebbe esistita, dopo. Se non nel diario di quel tempo. Gunther decise di prendersi Brigitte nel giorno giusto per i francesi, il quattordici di luglio, la sua rivoluzione sessuale non partiva dalla Bastiglia ma dal Nevada, nel sito di Las Vegas, bingo per un miliardario, erede dei Von Opel, da parte di madre, dunque nato nella culla di caviale e champagne, con fastidiose amicizie famigliari. Gunther Sachs, dunque, ha voluto esistere come si doveva, una vita d’azzardo, gli amori di contrabbando, gli studi di scienza, lo sport, l’accento tedesco avvolto da due gocce di Chanel numero 5, il fisico potente, da bobbista alle Olimpiadi, il gusto per l’arte moderna (è stato direttore del museo di Monaco di Baviera), la curiosità per la matematica, con una laurea in bacheca, i capricci con le stelle, non soltanto Brigitte ma proprio gli astri del cielo, di notte a rimirare il tetto sopra Saint Tropez, Las Vegas, Gstaadt, lo stesso soffitto naturale e cento visioni, cento letture, come lui stesso ha scritto in quel libro diventato un best seller in Germania e in Francia e in Inghilterra, Dossier astrologia, uno studio scientifico, analizzato e approvato (!) dall’Università di Monaco, roba brutta per gli astronomi, opera divina per maghi, stregoni, dame e damazze di qualunque società. I tre anni di matrimonio con Brigitte, dal Sessantasei fino al divorzio definito in tribunale il primo giorno di ottobre del Sessantanove, quel triennio, dunque, fu un arco di tempo di favole e di cialtronate, Gunther travestito da Dracula che scende da un elicottero a Saint Tropez, Gunther che spedisce diecimila, dico diecimila, rose a Brigitte per far annusare a quella serra colorata il profumo di donna, della DONNA. Venne Gigi Rizzi, «l’italien», a togliergli il posto al Byblos e tra le braccia della suddetta. Ma Sachs restò il fantasma e Dracula assieme, il play boy come si diceva e si scriveva allora, oggi il dizionario condominiale prevede «tronista». L’uomo che giocava a fare il ragazzo, il maschio bello, fascinoso, charmant, sciupafemmine, capace di qualunque cosa, in qualunque ora del giorno, preferibilmente di notte, l’alba serviva per fuggire lontano, lontano da Brigitte, da Marina Doria, da Juliette Greco, da Soraya, femmine inquiete e inquietanti come erano quelle passioni.
domenica 8 maggio 2011
OH.....L'AMORE CHE SBOCCIA
Tenero e delicato come puo' essere a quell'eta', l'amore che sboccia in primavera sulle note delle vecchie canzoni di Claudio Baglioni: Pato e Barbara - come Step e Babi (i protagonisti di 'Tre metri sopra il cielo' di Federico Moccia) - sarebbero pronti a suggellare la loro promessa con un lucchetto color di rosa se a Milano ci fosse Ponte Milvio. Lo scudetto diventa neo-romantico grazie al rapporto appena fiorito tra Barbara Berlusconi e Alexandre Rodrigues da Silva, piu' semplicemente Pato, il 'fragile' talento brasiliano approdato al Milan quando era solo un ragazzino di 17 anni. Lei e' gia' mamma di due figli e si e' separata da poco dal compagno storico Giorgio Valaguzza. Pato si lascia invece alle spalle un matrimonio-lampo con l'attrice brasiliana Sthefany Brito (2009-2010). L'unione dura poco piu' di sette mesi. Il derby di sabato 2 aprile e' una svolta per lo scudetto al Milan, che lo vince per 3-0 con doppietta di Pato, e lo e' anche per la relazione tra i due ragazzi, 22 anni lui, 26 lei. Alexandre sta per dedicare i suoi gol a Barbara ma viene frenato in zona Cesarini dai responsabili dell'ufficio stampa. Ora con lo scudetto Barbara è lì all'olimpico e non perde l'occasione per mostrarsi di nuovo al fianco di Pato.
venerdì 6 maggio 2011
MAZZUCA SCIVOLA SUL LATO....B)
Bufera scatenata da Alessandra Mussolini, che accusa il collega deputato, nonché ex direttore del Carlino, di avere in tasca una lista dei c... più belli di Montecitorio pronta per essere pubblicata su Panorama. "Ma quale classifica, quale lista. Non esiste nessuna lista del lato B. Alessandra mi ha frainteso", si giustifica il parlamentare, che pure ammette: "Sì, una rubrichina su Panorama ce l'ho, scrivo pezzi di colore, ma niente del genere. Giuro, non uscirà niente di tutto questo". "Qui mi si fa un processo alle intenzioni", ringhia lui, furente.
Il racconto della Mussolini è circostanziato, riferito e raccontato pure alla parlamentare Pd Paola Concia, condito dalle espressioni di sdegno di entrambe. I fatti. Accade tutto in un tranquillo pomeriggio di disegni di legge alla Camera, mentre la Mussolini passeggia tranquilla in Transatlantico. "Scusa...", la ferma Mazzuca e, stando al racconto della collega, le dice: "Tu vuoi essere inserita al quinto posto della nostra classifica?". La Mussolini resta a bocca aperta. Quasi non ci crede. E quando ci crede corre da Paola Concia, del Pd, e le racconta tutto. Poi fila dritta da Paolo Bonaiuti e Fabrizio Cicchitto, pronta a dare battaglia vera a Mazzuca. Lui, il parlamentare bolognese, nega tutto "È stato un semplice malinteso, non sono stato capito da Alessandra. Questo è un processo alle intenzioni sul niente, lo assicuro".
Il racconto della Mussolini è circostanziato, riferito e raccontato pure alla parlamentare Pd Paola Concia, condito dalle espressioni di sdegno di entrambe. I fatti. Accade tutto in un tranquillo pomeriggio di disegni di legge alla Camera, mentre la Mussolini passeggia tranquilla in Transatlantico. "Scusa...", la ferma Mazzuca e, stando al racconto della collega, le dice: "Tu vuoi essere inserita al quinto posto della nostra classifica?". La Mussolini resta a bocca aperta. Quasi non ci crede. E quando ci crede corre da Paola Concia, del Pd, e le racconta tutto. Poi fila dritta da Paolo Bonaiuti e Fabrizio Cicchitto, pronta a dare battaglia vera a Mazzuca. Lui, il parlamentare bolognese, nega tutto "È stato un semplice malinteso, non sono stato capito da Alessandra. Questo è un processo alle intenzioni sul niente, lo assicuro".
martedì 3 maggio 2011
LUI AVEVA PIU' AMANTI DELLE COLONNE DEI PORTICI DI BOLOGNA
Signora Cracchi, come le è venuto in mente di candidarsi alle prossime Amministrative di Bologna?
«Ho un senso etico e civico troppo forte per non vivere attivamente la mia città. Sono la capolista di una lista civica chiamata Nettuno, come il dio del mare. Il mare è mistero e vita… proprio come me».
In che senso, scusi?
«Io non sono la “mantenuta”, la “rovina famiglie”, la “rovina-Bologna”… sono una donna che ama, che pensa… sono proprio come Nettuno, il dio del mare : viva, attiva, potente e piena di misteri… ma sempre vera!».
Ossia?
«Una donna vera è una donna che non rivela mai tutto di se ma che “dà” tutto di sé. Io, però, ho commesso una grande ingenuità: sono stata troppo sincera… troppo trasparente. Ho vissuto col cuore e con lo stomaco. Tutta la mia vita è stata un libro aperto, anche le emozioni più intime. Non ho mai voluto avere filtri».
Forse è per questo che a Milano gli ambienti gay la considerano una loro icona?
«Sì, e ne sono fiera. Forse perché sono bionda, cotonata e single. Che ridere! A parte gli scherzi, sento il mondo gay molto vicino a me. Io politicamente ho intenzione di lottare per i diritti delle minoranze. Siamo tutti uguali di fronte alla legge e a Dio. Io ho tanti amici gay. Mi adorano, e io li amo. Lotterò anche per tutelare i loro diritti. Anche io, a mio modo, facevo parte di una minoranza…».
In che senso?
«Ho avuto il coraggio di lasciare tutta la mia vita per amore di uomo. Che però alla fine non meritava tante rinunce».
Parla dell’ex sindaco Flavio Del Bono?
«Certo. Proprio di lui. Gli ho voluto molto bene. Ma lui amava follemente mezza Bologna».
Cioè?
«Credo che quando stava con me abbia avuto tante donne quanti i portici della mia città. Io invece gli sono stata sempre fedele».
È vero che era una grande amatore?
«Lo chieda alle signore di metà Bologna che sono state con lui».
Scusi se torno a temi politici, ma la Sua lista Nettuno come si colloca ideologicamente?
«Non si colloca. Noi superiamo le ideologie. I nostri sono valori universali. Noi siamo al di là di ogni collocazione. Siamo dalla parte delle gente. E cercheremo di risolvere i loro problemi».
Gianni Sofri, fratello di Adriano, ed esponente politico della ex giunta Del Bono non ha parole dolci nei suoi confronti…
«Lo immagino. Mi considererà una velina da quattro soldi. Ma io gli rispondo che sono fiera di essere considerata una velina. Anzi, gli dico che “sono una velina dentro”. Perché in ogni velina c’è un mondo che scalpita, una intelligenza che chiede risposte, un’anima che dona la sua forza».
GIANNI SOFRI: “SIAMO CADUTI IN BASSO…” – Abbiamo chiesto un commento a Gianni Sofri, fratello di Adriano e membro dell’ex giunta di Dal Bono. Ecco che cosa ci ha risposto: «Non ho nulla da dire. Stiamo scendendo troppo in basso. Non commento le perfomaces pubblicitarie della signora. Io sostengo Merola. Non voglio saperne di questa donna. Ha rovinato l’immagine della nostra città. Non voglio che il mio nome venga associato a questa signora. Si fa fotografare dai settimanali? Non mi stupisco. Cosa non si fa per apparire…».
«Ho un senso etico e civico troppo forte per non vivere attivamente la mia città. Sono la capolista di una lista civica chiamata Nettuno, come il dio del mare. Il mare è mistero e vita… proprio come me».
In che senso, scusi?
«Io non sono la “mantenuta”, la “rovina famiglie”, la “rovina-Bologna”… sono una donna che ama, che pensa… sono proprio come Nettuno, il dio del mare : viva, attiva, potente e piena di misteri… ma sempre vera!».
Ossia?
«Una donna vera è una donna che non rivela mai tutto di se ma che “dà” tutto di sé. Io, però, ho commesso una grande ingenuità: sono stata troppo sincera… troppo trasparente. Ho vissuto col cuore e con lo stomaco. Tutta la mia vita è stata un libro aperto, anche le emozioni più intime. Non ho mai voluto avere filtri».
Forse è per questo che a Milano gli ambienti gay la considerano una loro icona?
«Sì, e ne sono fiera. Forse perché sono bionda, cotonata e single. Che ridere! A parte gli scherzi, sento il mondo gay molto vicino a me. Io politicamente ho intenzione di lottare per i diritti delle minoranze. Siamo tutti uguali di fronte alla legge e a Dio. Io ho tanti amici gay. Mi adorano, e io li amo. Lotterò anche per tutelare i loro diritti. Anche io, a mio modo, facevo parte di una minoranza…».
In che senso?
«Ho avuto il coraggio di lasciare tutta la mia vita per amore di uomo. Che però alla fine non meritava tante rinunce».
Parla dell’ex sindaco Flavio Del Bono?
«Certo. Proprio di lui. Gli ho voluto molto bene. Ma lui amava follemente mezza Bologna».
Cioè?
«Credo che quando stava con me abbia avuto tante donne quanti i portici della mia città. Io invece gli sono stata sempre fedele».
È vero che era una grande amatore?
«Lo chieda alle signore di metà Bologna che sono state con lui».
Scusi se torno a temi politici, ma la Sua lista Nettuno come si colloca ideologicamente?
«Non si colloca. Noi superiamo le ideologie. I nostri sono valori universali. Noi siamo al di là di ogni collocazione. Siamo dalla parte delle gente. E cercheremo di risolvere i loro problemi».
Gianni Sofri, fratello di Adriano, ed esponente politico della ex giunta Del Bono non ha parole dolci nei suoi confronti…
«Lo immagino. Mi considererà una velina da quattro soldi. Ma io gli rispondo che sono fiera di essere considerata una velina. Anzi, gli dico che “sono una velina dentro”. Perché in ogni velina c’è un mondo che scalpita, una intelligenza che chiede risposte, un’anima che dona la sua forza».
GIANNI SOFRI: “SIAMO CADUTI IN BASSO…” – Abbiamo chiesto un commento a Gianni Sofri, fratello di Adriano e membro dell’ex giunta di Dal Bono. Ecco che cosa ci ha risposto: «Non ho nulla da dire. Stiamo scendendo troppo in basso. Non commento le perfomaces pubblicitarie della signora. Io sostengo Merola. Non voglio saperne di questa donna. Ha rovinato l’immagine della nostra città. Non voglio che il mio nome venga associato a questa signora. Si fa fotografare dai settimanali? Non mi stupisco. Cosa non si fa per apparire…».
HARRY & PIPPA.....FRATELLI TERRIBILI
Philippa detta Pippa (in Gran Bretagna è un nome chic) è una ragazza ossessionata (forse per via della madre, che ha allevato due figlie dette «le ragazze edera», in quanto anche loro rampicanti) dal successo sociale, protagonista alle feste, da anni a caccia di fidanzati con caratteristiche precise: bell'aspetto, molti soldi, titolo nobiliare, casa a Londra e maniero serio in campagna. Henry detto Harry è un tipico figlio minore di grande famiglia inglese: tende a mettersi nei guai, ama lo sport e le bevute, andava male a scuola ma ha cercato di essere un soldato coraggioso.
Per raccontare Pippa ci vorrebbe la penna di Jane Austen (L'incipit di Orgoglio e pregiudizio, «è un fatto universalmente noto che uno scapolo provvisto di un cospicuo patrimonio non possa fare a meno di prendere moglie» sembra il mantra di casa Middleton)
Per Harry ci vorrebbe il Kipling dei ragazzacci che diventano eroi nelle guerre coloniali (voleva andare in Iraq, ha combattuto in Afghanistan) e, molto, P.G. Wodehouse (fa scherzi cretini, è pieno di zii duchi, e come Wodehouse fu accusato di filonazismo; anche nel suo caso si trattò di cretineria, il principe era messo un'uniforme con la svastica a una festa).
Per raccontare Pippa ci vorrebbe la penna di Jane Austen (L'incipit di Orgoglio e pregiudizio, «è un fatto universalmente noto che uno scapolo provvisto di un cospicuo patrimonio non possa fare a meno di prendere moglie» sembra il mantra di casa Middleton)
Per Harry ci vorrebbe il Kipling dei ragazzacci che diventano eroi nelle guerre coloniali (voleva andare in Iraq, ha combattuto in Afghanistan) e, molto, P.G. Wodehouse (fa scherzi cretini, è pieno di zii duchi, e come Wodehouse fu accusato di filonazismo; anche nel suo caso si trattò di cretineria, il principe era messo un'uniforme con la svastica a una festa).
sabato 19 marzo 2011
lunedì 14 marzo 2011
COSA STA SUCCEDENDO ALLA CENTRALE DI FUKUSHIMA
Dopo il black out dovuto al terremoto ed all’arresto dei generatori di emergenza a causa del maremoto, il recipiente a pressione del reattore si è surriscaldato, avvicinandosi ai mille gradi e portando allo scioglimento parziale degli involucri metallici delle barre di combustibile nucleare. All’interno di queste ultime, invece, si è arrivati a 1.800 gradi: una temperatura talmente elevata da sciogliere lo stesso uranio. Per raffreddarlo si è dovuta fare entrare acqua, e per far ciò è stato necessario rilasciare vapore dal nocciolo. Ecco quindi la causa delle esplosioni al reattore n. 1 di venerdì e al numero 3 della scorsa notte: la fuga di idrogeno, separatosi dall’altro elemento dell’acqua, l’ossigeno, durante il rilascio del vapore. Insomma, i disperati tentativi degli ingegneri giapponesi di scongiurare la catastrofe nucleare li ha portati non solo a sfiatare vapore contaminato in atmosfera, ma a rischiare di peggiorare la situazione: quando il vapore fuoriesce, infatti, il livello dell’acqua nel nocciolo che serve a raffreddare le barre di combustibile scende. In questo modo, le barre di uranio si scoprono, scaldandosi ulteriormente. Una pericolosissima reazione a catena, di cui ancora non si possono conoscere le conseguenze. È ancora presto per dirlo, ma le autorità giapponesi assicurano che l’emergenza per i reattori 1 e 3 della centrale nucleare di Fukushima danneggiati dal terremoto è finita. Rimane però la peggiore delle ipotesi: quella di una fusione del nocciolo del reattore n. 2, con conseguente esplosione. Una possibilità da non escludere. Le sue barre di uranio, infatti, sono rimaste totalmente esposte all’aria per due ore e mezzo. Un fatto particolarmente grave, dato che può avere innescato la fusione del nucleo.
Cosa succederà, ora?
Per scongiurare la possibilità che anche il reattore 2 non esploda a causa della fuoriuscita di idrogeno creato dal surriscaldamento del vapore, la Tepco ha annunciato che bucherà il muro dell’edificio che ospita il reattore, così da fare uscire il gas detonatore. La società elettrica giapponese ha inoltre iniziato a depressurizzare la vasca di contenimento del reattore 2, rilasciando così altro vapore radioattivo.
Cosa succederà, ora?
Per scongiurare la possibilità che anche il reattore 2 non esploda a causa della fuoriuscita di idrogeno creato dal surriscaldamento del vapore, la Tepco ha annunciato che bucherà il muro dell’edificio che ospita il reattore, così da fare uscire il gas detonatore. La società elettrica giapponese ha inoltre iniziato a depressurizzare la vasca di contenimento del reattore 2, rilasciando così altro vapore radioattivo.
venerdì 4 marzo 2011
BEL FRAMMENTO DI SAFFO BREVE COME UN TWEET
“C’è chi dice sia un esercito di cavalieri, c’è chi dice sia un esercito di fanti, c’è chi dice sia una flotta di navi la cosa più bella sulla terra, io invece dico che è ciò che si ama”. Sono centoquarantanove caratteri, solo nove caratteri in più dei centoquaranta concessi per un messaggio twitter. La colpa è dell’italiano che è lingua prolissa. Nella lingua originale, in greco, i caratteri sono solo novantaquattro. Sono forse i versi più celebri di Saffo, matrice indiscussa di tutta la poesia lirica dell’occidente. Non è un componimento completo, è un frammento. Il tempo ha operato sulla poesia come le intemperie agiscono sulle sculture, levigandola. E’ stupendo scoprire che con quattro parole ben scelte si può comunicare quasi ogni concetto.
domenica 27 febbraio 2011
SCAVARE UNA BUCA - I GIOVANI ED IL LAVORO ROMANZO DI CRISTIANO CAVINA
«Laggiù c’è solo l’aria fredda che risale dalle viscere della terra e una montagna intera intorno, e l’oscurità che ti circonda è così grande e impenetrabile che essere un uomo è come essere niente.» [da 'Scavare una buca' di Cristiano Cavina]
«Un romanzo intenso e drammatico che è un omaggio ai valori su cui ogni giusta società dovrebbe fondarsi: l’umiltà, l’orgoglio di poter lavorare perché è un diritto, la coesione famigliare, il senso di responsabilità. Le emozioni, però, sono sempre fragili, proprio come i cristalli grezzi che luccicano sotto il sole.»
Un romanzo lineare, che riporta all’attenzione del lettore il tema del lavoro duro, quello che lascia il sudore grondare dalla fronte e che ti spacca le ossa, un mondo al quale il protagonista di questo romanzo non può rinunciare, nonostante nella cava di gesso la polvere si attacchi ai polmoni diventando parte degli stessi: «Era quella la vita che avevo scelto, e l’avrei portata avanti così anche dovendo scavare nella polvere per sempre».
In fondo a una valle, la cava di gesso domina il paesaggio. Una ferita larga, bianchissima nella montagna. Un cratere a cielo aperto e le bocche spalancate delle gallerie che scendono nel cuore della terra. L’andirivieni dei camion che impolverano le strade. Un camionista riconosce tra i nuovi assunti il figlio di un vecchio collega. Il ragazzo ha visto il padre rimanere invalido, schiacciato da un blocco di gesso. Non è convinto della strada che ha scelto, ma in tempi di vacche magre gli sarebbe sembrato quasi un insulto non accettare il posto che gli è stato offerto. E timidamente, non avendo cuore di parlarne al padre, che tanto ha fatto per fargli avere quel posto, troverà il coraggio di parlarne al camionista. Che non avrà nessuna risposta da dargli al momento giusto. Segnando così, involontariamente, il destino del giovane.
E tutto intorno continua a posarsi su di loro la polvere degli scavi, quella dei cristalli di gesso, difficile da mandare via. Una polvere che ti intasa dentro e ti porta via la voce e il respiro. Spesso non solo quello …
Un romanzo che mira a quei valori che sono, tra l’altro, tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, il diritto al lavoro unito al diritto alla vita. Una storia che riporta ad essere protagonista assoluto il mondo operaio, da troppo tempo assente ormai dalle storie della nostra narrativa.
«Un romanzo intenso e drammatico che è un omaggio ai valori su cui ogni giusta società dovrebbe fondarsi: l’umiltà, l’orgoglio di poter lavorare perché è un diritto, la coesione famigliare, il senso di responsabilità. Le emozioni, però, sono sempre fragili, proprio come i cristalli grezzi che luccicano sotto il sole.»
Un romanzo lineare, che riporta all’attenzione del lettore il tema del lavoro duro, quello che lascia il sudore grondare dalla fronte e che ti spacca le ossa, un mondo al quale il protagonista di questo romanzo non può rinunciare, nonostante nella cava di gesso la polvere si attacchi ai polmoni diventando parte degli stessi: «Era quella la vita che avevo scelto, e l’avrei portata avanti così anche dovendo scavare nella polvere per sempre».
In fondo a una valle, la cava di gesso domina il paesaggio. Una ferita larga, bianchissima nella montagna. Un cratere a cielo aperto e le bocche spalancate delle gallerie che scendono nel cuore della terra. L’andirivieni dei camion che impolverano le strade. Un camionista riconosce tra i nuovi assunti il figlio di un vecchio collega. Il ragazzo ha visto il padre rimanere invalido, schiacciato da un blocco di gesso. Non è convinto della strada che ha scelto, ma in tempi di vacche magre gli sarebbe sembrato quasi un insulto non accettare il posto che gli è stato offerto. E timidamente, non avendo cuore di parlarne al padre, che tanto ha fatto per fargli avere quel posto, troverà il coraggio di parlarne al camionista. Che non avrà nessuna risposta da dargli al momento giusto. Segnando così, involontariamente, il destino del giovane.
E tutto intorno continua a posarsi su di loro la polvere degli scavi, quella dei cristalli di gesso, difficile da mandare via. Una polvere che ti intasa dentro e ti porta via la voce e il respiro. Spesso non solo quello …
Un romanzo che mira a quei valori che sono, tra l’altro, tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, il diritto al lavoro unito al diritto alla vita. Una storia che riporta ad essere protagonista assoluto il mondo operaio, da troppo tempo assente ormai dalle storie della nostra narrativa.
DRAGHI E LA GIOVENTU' SPRECATA
«Gioventù sprecata», potrebbe essere il titolo di un film sull’Italia di oggi. Ci voleva un algido governatore a rammentarcelo. Draghi parla con precisione chirurgica: «I salari di ingresso dei giovani sul mercato del lavoro, in termini reali, sono fermi da oltre un decennio sui livelli al di sotto di quelli degli anni Ottanta. Il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 30%». Almeno tre generazioni di giovani sono fuori da ogni previsione sociale, molti di loro non hanno mai potuto lavorare, gran parte di essi si avvia verso la matura età senza alcun contributo previdenziale. Fuori da tutto, espulsi da ogni prospettiva, ridotti a non nutrire più speranza, costretti a vivere solo grazie alle loro famiglie perché «si accentua – dice ancora Draghi – la dipendenza, più elevata nel confronto internazionale, dalla ricchezza dei genitori». Queste nuove generazioni, mediamente più informate di quelle precedenti, vivono la contraddizione fra l’estrema enfatizzazione dei modelli consumistici e la drammatica realtà della vita senza speranza che conducono. Se c’è una cosa che ci accomuna al mondo arabo in ebollizione di fronte al nostro mare, è questa condizione giovanile che sta facendo alzare la temperatura sociale. Lì è già esplosa. E qui, quanto durerà questo silenzio? La generazione degli anni Sessanta si è ribellata per molto meno, chiedendo molto di più. Quando questi giovani scopriranno che anche per loro “dio è morto” e sarà duro convincerli a ridurre le loro pretese.
venerdì 25 febbraio 2011
ORA L'EUROPA BATTA UN COLPO
Molti paragonano ciò che sta avvenendo sulla sponda sud del Mediterraneo alla caduta del Muro di Berlino nel 1989: questo paragone è accettabile fino a un certo punto. Il contesto arabo è molto più complesso: perché all'effetto sorpresa - sono bastati 30 giorni per far crollare il regime di Mubarak e di Ben Alì ed ora è il turno di Gheddafi - si aggiunga la totale incertezza su come le cose si evolveranno, a chi potrebbe toccare dopo di loro. Ciò che sta accadendo trova l'Europa del tutto impreparata. E, al contrario di quanto è accaduto nei confronti dei paesi ex comunisti dell'Est, qui c'è solo il vuoto e l'emergenza; ma nell'emergenza è contenuto l'enorme rischio di non poter controllare fenomeni di dimensione epocale.È proprio nel vuoto della storia che si insediano i pericoli: pericoli di tutti i tipi, che divengono tensioni e poi conflitti. E in questa cacofonia si sente affermare di tutto: fare la guerra agli immigrati, attuare il respingimento eccetera. Mentre il compito della politica, proprio in questo momento, sarebbe quello di anticipare il rischio di eventi catastrofici e dare a questi popoli la speranza di costruire nuove società democratiche e uno sviluppo economico e sociale.
Quel che più preoccupa è che in seno all'Europa tutte le politiche migratorie sono state nazionali e non comunitarie: non c'è mai stata una politica migratoria europea. Ogni Stato interviene inoltre in funzione delle condizioni del momento, con politiche congiunturali anziché strutturali; e ciò di fronte a un quadro demografico europeo che è dei più preoccupanti. Il rischio vero, allora, è che anche l'Europa sprofondi nel Mediterraneo, perché non esistono più centri né periferie: la globalizzazione è anche questo.
Quel che più preoccupa è che in seno all'Europa tutte le politiche migratorie sono state nazionali e non comunitarie: non c'è mai stata una politica migratoria europea. Ogni Stato interviene inoltre in funzione delle condizioni del momento, con politiche congiunturali anziché strutturali; e ciò di fronte a un quadro demografico europeo che è dei più preoccupanti. Il rischio vero, allora, è che anche l'Europa sprofondi nel Mediterraneo, perché non esistono più centri né periferie: la globalizzazione è anche questo.
mercoledì 23 febbraio 2011
DIEGO DELLA VALLE E' OTTIMISTA SUL FUTURO DEL NOSTRO PAESE
Una voce fuori dal coro quella del patron di Tod's, Diego Della Valle, che ritiene "un buon momento per il Paese" quello attuale. Intervenendo agli Stati generali per Roma Capitale, l'imprenditore ha sottolineato che "nel Paese prima c'era un tappo che ora se ne sta andando, alcune vecchie lobby che hanno ingessato il Paese non ci sono più, sta avanzando una classe di giovani che ha un'attenzione fortissima, la globalizzazione ha fatto il resto. I prossimi due anni - ha sottolineato Della Valle - saranno determinanti". L'imprenditore si è quindi detto ottimista sulla possibilità che l'Italia "si possa mettere in carreggiata molto in fretta".
martedì 22 febbraio 2011
lunedì 21 febbraio 2011
IL NORD AFRICA IN FIAMME ORA TOCCA A GHEDDAFI
In una Libia che brucia tra caos e sangue, il rais è abbandonato anche dai religiosi islamici: la Rete dei liberi ulema ha detto che la rivolta contro il regime è dovere divino di ciascuno. Violenti scontri sarebbero in atto tra i fedelissimi gheddafiani delle Guardie dei Comitati rivoluzionari e i militari golpisti. In questi scontri sarebbe rimasto gravemente ferito il comandante delle forze speciali, Abdalla El Senoussi, secondo alcune voci sarebbe morto. Si susseguono le voci non confermate sul destino di Muhammar Gheddafi: tra chi lo dà in fuga e chi nell'opposizione assicura che si trovi ancora in Libia. Secondo fonti ospedaliere citate dalla televisione, ci sarebbero già 61 morti nella capitale nelle prime ore di lunedì. Mentre secondo la Federazione internazionale per i diritti umani, Fidh, i morti dall'inizio delle contestazioni contro Gheddafi sarebbero tra i 300 e i 400 «per una cifra più vicina ai 400 che ai 300». Testimoni riferiscono che sono stati incendiati sia il Parlamento che la sede del governo. Si parla di saccheggi di banche e negozi anche da parte delle forze dell'ordine mentre l'esercito si sarebbe unito ai dimostranti. Secondo il sito informativo al-Manara, bande armate stanno circolando per il quartiere di al-Azizia, dove si trova la sede della tv pubblica e diversi palazzi istituzionali, oltre alla residenza di Gheddafi. Gruppi armati hanno attaccato la caserma di al-Baraim, a una decina di chilometri dal centro di Tripoli. Cecchini appostati sui tetti hanno aperto il fuoco contro i manifestanti che tentavano di avanzare verso il centro di Tripoli.
domenica 20 febbraio 2011
A LONDRA SVETTA UN CONO DI LUCE IDEATO DA RENZO PIANO
Lo si vede già da quasi ogni angolo della città. Ma per il momento è nudo, incompleto e non ancora del tutto cresciuto. Quando sarà terminato, nel 2012, diventerà il grattacielo più alto di Londra e di tutta Europa: 310 metri, 87 piani, un cono di luce, interamente rivestito di pannelli di vetro, che lo faranno risplendere sulla più grande metropoli del continente. A progettarlo è stato un architetto italiano, Renzo Piano, le cui opere adornano mezzo mondo, dal museo Pompidou di Parigi alla nuova sede del New York Times nella Grande Mela, vincitore del premio Pritzker, il Nobel dell'architettura, che ora mette la sua firma anche in cima, per così dire, alla capitale britannica. Un italiano sul tetto di Londra è la conferma che, per quanto ne dica il primo ministro David Cameron, il multiculturalismo è vivo e vegeto in questa città che cambia pelle in continuazione, mescolando vecchio e nuovo, antico e moderno, classico e avanguardia. E non a caso The Shard, il nome del nuovo grattacielo (alla lettera significa "coccio", "frammento"), ha messo d'accordo perfino laburisti e conservatori.
venerdì 18 febbraio 2011
E' BALLERINO IL FASCINO DELLA SANTA ALLEANZA
È ormai chiara a tutti una verità elementare: nelle fasi in cui si prevede un’accelerazione elettorale, il Pd, l’Udc, Fli (e negli ultimi giorni persino Nichi Vendola) sono pronti a fare cartello. Appena la prospettiva del voto si allontana, ciascuno torna a fare partita a sé e a pensare ai propri guai. Ecco perché Pier Ferdinando Casini oscilla tra le interviste in cui invoca un Cln per liberare il paese da Berlusconi a quelle in cui offre una sorta di appoggio esterno all’esecutivo, oppure nega sdegnato anche la sola idea di un’alleanza col Pd, come ha fatto nelle ultime ore. Un problema analogo lo ha Fini, il quale la scorsa settimana ha celebrato una schizofrenica costituente di Fli, da una parte rassicurando chi nel suo partito non accetta di fare asse con la sinistra nemmeno in caso di emergenza («Non andremo mai a sinistra», è stato il mantra della convention di Rho), dall’altro promuovendo negli incarichi chiave tutti i fautori della Santa Alleanza. Fini ha pagato caro il prezzo di questa ambiguità.
Fermo sulla proposta del grande patto costituzionale c’è solo il Pd, che resta così in balìa degli eventi. Pier Luigi Bersani può compiacersi di aver messo in campo una soluzione d’emergenza capace di ottenere consenso. Ma se l’emergenza, almeno quella elettorale, non c’è? E se Berlusconi, a dispetto di tutto, riuscisse davvero a portare a termine la legislatura? Rimettere in campo una solida strategia delle alleanze è comunque una priorità, che si voti tra due mesi o nel 2013. Ma senza “emergenza”, la Santa Alleanza perde molte delle sue ragioni e del suo fascino. Se i democratici - e come loro anche Fini e Casini - hanno altri due anni per organizzarsi, gli elettori si attendono la capacità di avanzare una proposta ordinaria, in cui magari il centrosinistra fa il centrosinistra e il Terzo Polo fa il Terzo Polo, ammesso che sia capace di resistere così a lungo alle intemperie. Un’alleanza vasta è sempre possibile, ma a quel punto è lecito pretendere che sia cementata da un solido progetto politico oltre che dalla necessità di arginare il plebiscitarismo del Cavaliere.
Fermo sulla proposta del grande patto costituzionale c’è solo il Pd, che resta così in balìa degli eventi. Pier Luigi Bersani può compiacersi di aver messo in campo una soluzione d’emergenza capace di ottenere consenso. Ma se l’emergenza, almeno quella elettorale, non c’è? E se Berlusconi, a dispetto di tutto, riuscisse davvero a portare a termine la legislatura? Rimettere in campo una solida strategia delle alleanze è comunque una priorità, che si voti tra due mesi o nel 2013. Ma senza “emergenza”, la Santa Alleanza perde molte delle sue ragioni e del suo fascino. Se i democratici - e come loro anche Fini e Casini - hanno altri due anni per organizzarsi, gli elettori si attendono la capacità di avanzare una proposta ordinaria, in cui magari il centrosinistra fa il centrosinistra e il Terzo Polo fa il Terzo Polo, ammesso che sia capace di resistere così a lungo alle intemperie. Un’alleanza vasta è sempre possibile, ma a quel punto è lecito pretendere che sia cementata da un solido progetto politico oltre che dalla necessità di arginare il plebiscitarismo del Cavaliere.
LE ESCORT PER ANZIANI NON SONO UN ESCLUSIVITA' ITALIANA
Yasmine, 24 anni, di "Hauptstadt-Escort Service", che si è specializzata in ultrasessantenni. Yasmin, che viene dal quartiere berlinese di Neukoelln, conta 15 clienti fissi negli ospizi e si fa pagare 100 euro l'ora. Ma entrare in queste strutture non è sempre impresa facile: "Alcuni dei miei clienti più vecchi mi presentano come nipote", racconta alla Berliner Zeitung, altre volte invece è l'assistente sociale che la aiuta a infilarsi nelle stanze senza dare nell'occhio. Niente stivaloni di vernice o trucco pesante, quindi, la discrezione in questi casi è importante. In Germania sono una realtà ai limiti della legalità. L'"Associazione tedesca per le prestazioni sessuali" (Bundesverband sexuelle Dienstleistungen) stima che in quasi una casa di riposo su due le "signorine" prestino i loro servizi.
giovedì 17 febbraio 2011
PARALLELO TRA CRONO E FINI SECONDO CORSARO DEL PDL
Crono aiutò la madre a liberarsi di Urano che giaceva costantemente su di lei impedendo ai figli concepiti di uscire dal suo grembo. Evirò il padre con un falcetto fabbricato dalla Terra al proprio interno, gettò l'organo amputato nel mar Egeo e prese il posto di Urano alla guida del mondo. Crono scacciò i fratelli Ciclopi ed Ecatonchiri e li confinò nel Tartaro. In seguito sposò la sorella Rea, con la quale generò i principali dei del Pantheon greco. I genitori dei due però avevano predetto a Crono che sarebbe stato a sua volta detronizzato da uno dei suoi figli. Per evitare di perdere il potere così come era capitato a suo padre Urano, il dio prese a divorare i piccoli figli via via che Rea li partoriva. Questa partorì Demetra, Era, Estia, Ade e Poseidone, tutti divorati da Crono.
Fini è come Crono, il dio della mitologia greca che divorava i suoi stessi figli. Lo afferma il vicepresidente vicario del Pdl alla Camera Massimo Corsaro, commentando le defezioni in Fli. "Gianfranco Fini ha affinato nel tempo le innate doti di affondatore. Gli ci sono voluti anni con Alleanza Nazionale - prosegue Corsaro - passando tramite tutte le abiure ed i voltafaccia culturali". "Con Futuro e Libertà ha ulteriormente accorciato i tempi, al punto che il suo neonato - o meglio neomorto - partito va in frantumi dopo soli quattro giorni dal congresso costitutivo. Un primato da Guinnes". Questo Fini è meglio della divinità antica.
Fini è come Crono, il dio della mitologia greca che divorava i suoi stessi figli. Lo afferma il vicepresidente vicario del Pdl alla Camera Massimo Corsaro, commentando le defezioni in Fli. "Gianfranco Fini ha affinato nel tempo le innate doti di affondatore. Gli ci sono voluti anni con Alleanza Nazionale - prosegue Corsaro - passando tramite tutte le abiure ed i voltafaccia culturali". "Con Futuro e Libertà ha ulteriormente accorciato i tempi, al punto che il suo neonato - o meglio neomorto - partito va in frantumi dopo soli quattro giorni dal congresso costitutivo. Un primato da Guinnes". Questo Fini è meglio della divinità antica.
TESTO DI CHIAMAMI ANCORA AMORE DI ROBERTO VECCHIONI
e per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare
per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un http://airdave.it deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso
e sono come il sorriso di dio
in questo sputo di universo
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
chiamami ancora amore
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare
per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un http://airdave.it deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso
e sono come il sorriso di dio
in questo sputo di universo
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
chiamami ancora amore
martedì 15 febbraio 2011
IN VISTA GRANDE ACCORDO TRA CINA E COLOMBIA PER ALTERNATIVA AL CANALE DI PANAMA
«Cina e Colombia stanno lavorando alla costruzione di una ferrovia che collegherà Atlantico e Pacifico. Un'alternativa al Canale di Panama».
Un megaprogetto destinato a riscrivere la geografia commerciale di un'area strategica. Il traffico che passa per il Canale di Panama, inaugurato nel 1914, rappresenta il 5% del commercio mondiale e ogni anno è attraversato da 13-14 mila navi. «È una proposta seria ed è in uno stato abbastanza avanzato», il collegamento sarà costituito da 220 chilometri di binari dal Pacifico a una nuova città che verrà costruita sull'Atlantico, vicina a Cartagena. Negli ultimi anni la Cina ha considerevolmente aumentato l'interesse per l'America Latina e ha iniettato decine di miliardi di dollari nel subcontinente.
Oggi la Cina, per la Colombia, è il secondo partner commerciale dopo gli Stati Uniti. I rapporti tra Bogotà e Washington, va ricordato, sono sempre molto intensi anche sul fronte politico. Bogotà è l'unico paese latinoamericano che ha siglato con gli Stati Uniti alleanze molto forti anche sul piano militare.
Tuttavia negli ultimi anni si è verificata qualche frizione commerciale. La Colombia attende che l'accordo di libero scambio firmato tra i due paesi quattro anni fa sia ratificato dal Congresso. Non è affatto escluso che l'accordo annunciato da Santos sia una strategia politica per accelerarne la ratifica.
Un megaprogetto destinato a riscrivere la geografia commerciale di un'area strategica. Il traffico che passa per il Canale di Panama, inaugurato nel 1914, rappresenta il 5% del commercio mondiale e ogni anno è attraversato da 13-14 mila navi. «È una proposta seria ed è in uno stato abbastanza avanzato», il collegamento sarà costituito da 220 chilometri di binari dal Pacifico a una nuova città che verrà costruita sull'Atlantico, vicina a Cartagena. Negli ultimi anni la Cina ha considerevolmente aumentato l'interesse per l'America Latina e ha iniettato decine di miliardi di dollari nel subcontinente.
Oggi la Cina, per la Colombia, è il secondo partner commerciale dopo gli Stati Uniti. I rapporti tra Bogotà e Washington, va ricordato, sono sempre molto intensi anche sul fronte politico. Bogotà è l'unico paese latinoamericano che ha siglato con gli Stati Uniti alleanze molto forti anche sul piano militare.
Tuttavia negli ultimi anni si è verificata qualche frizione commerciale. La Colombia attende che l'accordo di libero scambio firmato tra i due paesi quattro anni fa sia ratificato dal Congresso. Non è affatto escluso che l'accordo annunciato da Santos sia una strategia politica per accelerarne la ratifica.
domenica 13 febbraio 2011
ALTRE FLOTTE PREMONO AI CONFINI DEL BASSO IMPERO
Sono ammassati a migliaia sulle coste dall’altra parte del Mediterraneo. Molti riescono a imbarcarsi sui loro battelli e arrivano in Italia. Chissà quanti drammi. Ieri un barcone si è rovesciato con morti e dispersi al largo della Tunisia. Stiamo rivivendo un dramma. Sono passati vent’anni esatti da quell’agosto del 1991 quando alle 3,45 del mattino la motonave Vlora sbarcò oltre quindicimila albanesi nel porto di Bari. Era la piccola Albania. Un francobollo sul mappamondo.
Oggi sta esplodendo il Nord Africa. Il solo Egitto ha ottanta milioni di abitanti. Se decidessero di seguire l’esempio degli albanesi del Vlora e venissero via con la stessa percentuale fra migranti e popolazione reale potremmo trovarci di fronte a cifre da capogiro. Scappano dalla fame e dalla persecuzione politica. Sequestrati per decenni milioni di persone guardano al mare come alla via per la salvezza. La maggioranza cerca quel benessere che hanno visto in tv e che dubitano potrà essere assicurato nella stagione delle nuove democrazie medio-orientali. Viviamo in un paese che ha perso il gusto di guardare fuori dai propri confini per cogliere le opportunità e individuare i pericoli. La rivoluzione araba sta cambiando anche la nostra storia e cambierà il nostro modo di vivere, le nostre abitudini e il nostro modo di pensare. Siamo il paese di confine per eccellenza, quello a cui guardano tutti coloro che vogliono vivere meglio. Sono soprattutto giovani quelli che sbarcheranno nei porti siciliani o cercheranno altri approdi italiani. Hanno fretta di vivere. C’è un contrasto stridente fra la lentezza e l’anacronismo delle nostre discussioni sui grandi fenomeni migratori e la velocità con cui la realtà cambia intorno a noi. In queste settimane con le tv e Internet questi giovani musulmani che chiedevano democrazia, smentendo coloro che considerano quelle culture intrinsecamente autoritarie, si sono sentiti cittadini del mondo. Anche noi abbiamo vissuto piazza Tahir come un luogo nostro. E’ normale che molti dei ribelli varchino con il corpo quei confini che la Rete ha già superato. Quando mandammo a casa gli albanesi del Vlora avemmo gioco facile. Cacciare indietro l’avanguardia di un piccolo popolo sequestrato da una oligarchia rabbiosa non era impresa complicata. In due giorni l’efficiente prefetto Parisi, capo della polizia dell’epoca, li riportò a casa. Respingere libici, marocchini, egiziani, yemeniti, tunisini sarà impresa ardua. Eppure abbiamo sempre sperato che si accendesse la rivolta democratica in paesi che sembravano ostaggio di dittature feroci e minacciati dall’islamismo radicale. Non sappiamo che strada prenderanno queste rivoluzioni ma se sbarriamo le porte facciamo del male a noi e a loro. E poi le porte si possono davvero sbarrare?
Oggi sta esplodendo il Nord Africa. Il solo Egitto ha ottanta milioni di abitanti. Se decidessero di seguire l’esempio degli albanesi del Vlora e venissero via con la stessa percentuale fra migranti e popolazione reale potremmo trovarci di fronte a cifre da capogiro. Scappano dalla fame e dalla persecuzione politica. Sequestrati per decenni milioni di persone guardano al mare come alla via per la salvezza. La maggioranza cerca quel benessere che hanno visto in tv e che dubitano potrà essere assicurato nella stagione delle nuove democrazie medio-orientali. Viviamo in un paese che ha perso il gusto di guardare fuori dai propri confini per cogliere le opportunità e individuare i pericoli. La rivoluzione araba sta cambiando anche la nostra storia e cambierà il nostro modo di vivere, le nostre abitudini e il nostro modo di pensare. Siamo il paese di confine per eccellenza, quello a cui guardano tutti coloro che vogliono vivere meglio. Sono soprattutto giovani quelli che sbarcheranno nei porti siciliani o cercheranno altri approdi italiani. Hanno fretta di vivere. C’è un contrasto stridente fra la lentezza e l’anacronismo delle nostre discussioni sui grandi fenomeni migratori e la velocità con cui la realtà cambia intorno a noi. In queste settimane con le tv e Internet questi giovani musulmani che chiedevano democrazia, smentendo coloro che considerano quelle culture intrinsecamente autoritarie, si sono sentiti cittadini del mondo. Anche noi abbiamo vissuto piazza Tahir come un luogo nostro. E’ normale che molti dei ribelli varchino con il corpo quei confini che la Rete ha già superato. Quando mandammo a casa gli albanesi del Vlora avemmo gioco facile. Cacciare indietro l’avanguardia di un piccolo popolo sequestrato da una oligarchia rabbiosa non era impresa complicata. In due giorni l’efficiente prefetto Parisi, capo della polizia dell’epoca, li riportò a casa. Respingere libici, marocchini, egiziani, yemeniti, tunisini sarà impresa ardua. Eppure abbiamo sempre sperato che si accendesse la rivolta democratica in paesi che sembravano ostaggio di dittature feroci e minacciati dall’islamismo radicale. Non sappiamo che strada prenderanno queste rivoluzioni ma se sbarriamo le porte facciamo del male a noi e a loro. E poi le porte si possono davvero sbarrare?
sabato 12 febbraio 2011
L'ULTIMO APPELLO DI MATTHIAS SCHEPP ALLA MOGLIE IRINA
«Senza l'affidamento congiunto non ce la faccio!! Sono già completamente pazzo, malato, allo stremo, distrutto! Aiuto!! Non ne posso più, non ce la faccio più!». «Tutto ciò che volevo era una famiglia! - si legge ancora -. Perdere te è stata già abbastanza dura, ma poi anche le bambine era troppo. Presumibilmente sono malato, ma non so di che cosa. Ciao per sempre! Non ne posso più! Mi dispiace enormemente, ma non c'è più nulla da fare».
«ORMAI È TARDI» - «Invece di un dialogo ragionevole - scrive ancora Schepp nella lettera - ho ricevuto come risposta da questi avvocati di merda. Tutti volevano aiutarmi, soltanto tu no! Mia moglie! Non hai avuto tempo neanche una volta per parlare, è venire a Neuchatel era uno sforzo troppo grande per te, ed è stato per questo che sono andato fuori di testa! Ora non voglio più nessun aiuto, è troppo tardi. Ti ho sempre amata!!!!!!».
«ORMAI È TARDI» - «Invece di un dialogo ragionevole - scrive ancora Schepp nella lettera - ho ricevuto come risposta da questi avvocati di merda. Tutti volevano aiutarmi, soltanto tu no! Mia moglie! Non hai avuto tempo neanche una volta per parlare, è venire a Neuchatel era uno sforzo troppo grande per te, ed è stato per questo che sono andato fuori di testa! Ora non voglio più nessun aiuto, è troppo tardi. Ti ho sempre amata!!!!!!».
giovedì 10 febbraio 2011
RISPOLVERATO IL VIDEO IN CUI GIOVANNI FAVIA INTERVISTO' MAZZANTI NEL 2008
C’è una pista su quel dossier, il
“corvo” che sparge veleni deve
aver visto il video pubblicato
(ma il dossier è precedente la
pubblicazione su youtube) dal
movimento Grillo oppure deve
aver attinto le sue informazioni
dagli stessi documenti o voci da
cui hanno attinto i grillini.
Il video è un’intervista fatta da
Giovanni Favia (oggi consigliere
regionale, ma allora semplice
attivista del movimento 5 Stelle)
all’ex presidente del Navile
Claudio Mazzanti. Siamo nel
2008 e Favia interroga Mazzanti
sulla casa popolare assegnata alla
moglie, sulla sua casa popolare
passata alla figlia, sui privilegi
della casta...
Siamo nell’autunno inoltrato
del 2008, alla guida della città
c’è ancora Cofferati. La questione
casa, il principale capo d’ac -
cusa del “corvo” nel dossier di
questi giorni, è stata anche uno
degli argomenti caldi del mandato
Cofferati. Ci fu la denuncia
pubblica dell’assessore Antonio
Amorosi e la conseguente commissione
d’inchiesta che doveva
valutare la regolarità delle assegnazioni
(non trovò niente).
“corvo” che sparge veleni deve
aver visto il video pubblicato
(ma il dossier è precedente la
pubblicazione su youtube) dal
movimento Grillo oppure deve
aver attinto le sue informazioni
dagli stessi documenti o voci da
cui hanno attinto i grillini.
Il video è un’intervista fatta da
Giovanni Favia (oggi consigliere
regionale, ma allora semplice
attivista del movimento 5 Stelle)
all’ex presidente del Navile
Claudio Mazzanti. Siamo nel
2008 e Favia interroga Mazzanti
sulla casa popolare assegnata alla
moglie, sulla sua casa popolare
passata alla figlia, sui privilegi
della casta...
Siamo nell’autunno inoltrato
del 2008, alla guida della città
c’è ancora Cofferati. La questione
casa, il principale capo d’ac -
cusa del “corvo” nel dossier di
questi giorni, è stata anche uno
degli argomenti caldi del mandato
Cofferati. Ci fu la denuncia
pubblica dell’assessore Antonio
Amorosi e la conseguente commissione
d’inchiesta che doveva
valutare la regolarità delle assegnazioni
(non trovò niente).
LETTERA DI MAMMA MARINA ALLA FIGLIA LUCREZIA LANTE IN DIFESA DELLE MIGNOTTE
«Care amiche, pensateci su prima di sciupare una bella domenica con falsi obiettivi» e «resettate il vostro radar femminista» scrive Marina Ripa di Meana. «In Italia, come a Washington, a Mosca e a Parigi - continua - è risorto in modo compulsivo l'instabile libido maschile e adulta alle prese con il travolgente risucchio delle giovani donne, in corsa per riuscire nella vita». «Io - afferma - domenica sarò stretta alle mie sorelle, oggi escort, ai miei tempi mignotte». «Non sei stata tu, mia cara figlia, tre anni fa a leggere al pubblico che gremiva l'Argentina 'I monologhi della vagina' di Eve Ensler», solo «più tardi quel testo fu trasformato, dalla ispirazione panerotica, in testo strumentale di denuncia della violenza sulle donne». «Non credi che siano questi i temi veri - aggiunge -, i pericoli concreti, soprattutto attraverso le esclusioni delle donne, le mutilazioni della loro sessualità, della loro libertà creativa e fisica, in particolare da parte dell'islam, che incombono su questo nostro continente? Non credi che siano queste, e non altre per noi in Italia, le motivazioni prioritarie, le nostre urgenze da esprimersi e organizzare su questi temi, le nostre uscite pubbliche, e non invece riecheggiare, da parte vostra, le intemerate dei partiti contro le escort, le mignotte, le prostitute, le donne che, da che mondo è mondo, sono sempre esistite, hanno sempre cercato di emergere da una condizione solo primaria, fisica, per salire alla poesia, alle grandi opere letterarie, alla pittura, eccetera?».
lunedì 7 febbraio 2011
DIALOGO TRA DUE VECCHI AMICI ADRIANO CELENTANO E BEPPE GRILLO
«Ciao Adriano. Sono Beppe!». «Ah, ciao Beppe!». Era Grillo. Sì ogni tanto ci sentiamo per scambiare due chiacchiere sul mondo. Del resto l'Europa l'avevamo già trattata quando mi invitò nella sua casa al mare.
Adrian: «Come stanno le cinque stelle, brillano?».
Grillo: «Non solo brillano ma fanno scintille colorate, io sono proprio contento».
Il suono della voce che arriva dall'altro capo del telefono infatti non tradisce.
È quello di chi è fiero e orgoglioso del lavoro che ha fatto.
Grillo: «Il mio - dice - è un movimento che ormai cammina con le proprie gambe e si rigenera proprio nella forza dei giovani. Sono più di trecento quelli che entreranno come consiglieri comunali nei maggiori comuni d'Italia, e ognuno è ultracompetente nel suo ramo. A Bologna ne abbiamo due e sono bastati per bloccare la costruzione di una centrale nucleare. Questo è solo un esempio per farti capire quanto sia importante la nostra lenta ma inesorabile penetrabilità nei comuni».
Adrian: «Come posso non capirlo! Sono loro, i comuni, i maggiori responsabili dello sfacelo. I grandi devastatori di ciò che era la nostra bella Italia. Basta dare un'occhiata alle orripilanti ferite MORTALI che i genitori di Frankenstein (sindaco Moratti e Formigoni) hanno inferto alla città di Milano. La stanno DISSANGUANDO con la scusa di fare più case per la gente, ma in verità sono eleganti loculi tombali dove i milanesi, ormai indifferenti a tutto, moriranno di CANCRO. È di poche ore infatti l'approvazione dei nuovi CAMPI di STERMINIO, da parte del comune di Milano. Più di 7 milioni di metri quadrati apriranno le porte al CEMENTO.
Grillo: «Sapevo che parlando dei comuni avrei toccato un tasto a te molto caro».
Adrian: «Solo che... bisognerebbe trovare il modo di velocizzarla un po'».
Grillo: «Che cosa?».
Adrian: «La tua penetrabilità nei comuni...».
Il tempo di un sospiro e nel suo entusiasmo avverto come una leggera smagliatura.
Grillo: «Già... ma noi non prendiamo soldi da nessuno e i giornali e le televisioni se ne guardano bene dall'informare la gente sui nostri successi. Nelle cinque regioni in cui ci siamo presentati, Campania, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia ci hanno votati in 500 mila. Per legge avevamo diritto a un rimborso spese di un milione e 400 mila euro che lo Stato voleva darci, ma che noi abbiamo rifiutato in segno di protesta contro una legge che finanzia le campagne elettorali togliendo i soldi ai cittadini».
Adrian: «E allora come fate? Anche voi avrete bisogno di soldi, per pagare il personale, gli spostamenti, i permessi...».
Grillo: «Vedo che sei bravo a fare le domande...».
Adrian: «Nel senso che stavolta non c'è una risposta?».
Grillo: «C'è, eccome! È stabilito che un consigliere regionale abbia diritto a uno stipendio di 8 mila e passa euro al mese e tu non puoi rifiutarli, se te li danno li devi prendere. Ma siccome il movimento delle CINQUE STELLE ha il senso della misura, ha calcolato che 2.500 euro al mese sono più che sufficienti per un consigliere regionale».
Adrian: «E degli altri 6.000 cosa ne fate?».
Grillo: «Vengono reinvestiti in un conto deposito dove di volta in volta potranno servire per sovvenzionare il nostro parlare alla gente che purtroppo, come tu sai, ha un costo dal quale non ci si può sottrarre. Del resto anche i politici, credendo di dare il buono esempio, si sono ridotti lo stipendio. Ma con una leggera differenza: prendendo per il culo gli italiani han pensato di abbassarsi del 10% i loro 19mila e passa Euro mensili. Come vedi, nel loro 10% regna quel 90% di ipocrisia invece completamente AZZERATA dalla nostra autoriduzione che è quasi del 75%».
Adrian: «Non c'è dubbio che quello che stai facendo è bello e altamente nobile. Ma il Potere, purtroppo, oltre a essere quella brutta bestia che è, è anche molto ricco... coi soldi lui può comprare qualunque cosa in grado di schiacciarti».
Grillo: «Certo il Potere potrà schiacciarmi e magari lo farà anche, ma nessuno potrà fermare la macchina delle CINQUE STELLE. Essa è ormai un virus innescato in questa società sfaldata. Un virus che come le STAMINALI è capace di rigenerare e quindi riconvertire in bene tutto ciò che è moralmente malato e che soprattutto concerne l'animo, la coscienza, la sfera spirituale e non ciò che è fisico e reale. Un virus, quindi, destinato ad espandersi contro tutte le ricchezze corrotte del mondo».
Adrian: «Però sempre un progetto, a quanto pare, dai risultati lenti...».
Grillo: «Lenti ma inesorabili... perché tu, tanto per restare nel tuo linguaggio, ne conosci forse uno più rock?».
Adrian: «Sì, ma non lo dico. Non lo capiresti tu, figuriamoci i politici».
Grillo: «Senz'altro i politici non lo capirebbero e magari neanche io, ma la gente forse lo capirebbe...».
Adrian: «Sì, certo lo capirebbe... la gente ha bisogno di uno SCATTO. Uno scatto che gli indichi la DIREZIONE. Quella direzione ormai remota e persa tra le pieghe di un sogno purtroppo svanito. Uno scatto che comporterebbe senz'altro dei sacrifici ma a mio parere salutari perché, pur nel sacrificio, saremmo legati l'uno all'altro nella conquista di un nuovo modo di vivere. E il motivo per cui oggi l'uomo soffre sta proprio nel fatto di sentirsi slegato dagli altri in mezzo a tanta gente. È come se tutti ci addentrassimo in un sentiero che dobbiamo per forza percorrere, senza però alcun interesse per la meta a cui esso ci porta. Per cui sei tu quello veramente rock, hai saputo accendere una scintilla lenta ma inesorabile che divamperà quando meno te lo aspetti in un incendio purificatore, inestinguibile».
Grillo: «Però non mi hai ancora detto in cosa consiste lo scatto di cui parlavi».
Adrian: «Forse perché non ho ancora ben chiaro a quale scombussolamento esso ci porterebbe e da che parte eventualmente si dovrebbe cominciare...».
Grillo: «Non so cosa hai in mente, forse un giorno me lo dirai, ma il sentiero da percorrere purtroppo è tutt'altro che facile. È pieno di buche e di salta fossi, di ipocrisie, di politici che si vendono per pagare un mutuo o per avere una fiction in più e di altri che non si vendono, che vorrebbero davvero contribuire per il bene del Paese. Però sbagliano come ha fatto Veltroni, il quale non si accorge che nel momento in cui rilancia la patrimoniale automaticamente regala un milione di voti a Berlusconi. È così che vuol farlo cadere?».
Adrian: «Pensi che cadrà?».
Grillo: «Coi fatti dell'ultima ora certo non è messo tanto bene, ma se si andasse a votare, conoscendo gli italiani, c'è il rischio che possa essere rieletto. Tu pensi qualcosa di diverso?».
Adrian: «Il rischio effettivamente c'è. L'unica cosa che temo è che se ciò accadesse credo che lo stato di confusione in cui ora versa il Paese non si attenuerebbe, ANZI...».
Grillo: «Comunque il problema non è più Berlusconi, cade o non cade, lui ormai rappresenta il passato. Il problema vero invece è la caduta dell'economia. Il debito pubblico dell'Italia sfiora i 1.900 miliardi di Euro e continua ad aumentare. Una legge elettorale che non permette ai cittadini di eleggere direttamente il proprio rappresentante.
Più che un nuovo leader abbiamo bisogno di un curatore fallimentare che prendesse dei provvedimenti drastici: un tetto alle pensioni, abolire le Province, accorpare i comuni e abolire il doppio e triplo incarico dei nostri parlamentari... Matteoli, tanto per citarne uno, è contemporaneamente ministro e sindaco e come lui ce ne sono altri e questo non fa bene al Paese».
Adrian: «È incredibile come l'Italia sia ridotta a un vero e proprio groviglio di conflitti di interesse. Francamente penso che questa malattia, brutta malattia, abbia seriamente intaccato la natura degli italiani. Credo che, oltre al curatore fallimentare, noi italiani, ma non soltanto noi, abbiamo bisogno di un curatore ANIMALE, nel senso dell'ANIMA. Un curatore che ci insegni a ritrovare la via dell'onestà fin dalle piccole briciole. Come diceva Gesù: "Se già nel piccolo si è onesti, a maggior ragione lo si è nel grande"».
Grillo: «Sarà... ma io credo che i corruttori iniziano a essere disonesti proprio quando le briciole cominciano a diventar pagnotte. Io non so se Gesù l'ha detta veramente questa cosa, ma se proprio l'avesse detta mi permetto di pensare che forse quel giorno doveva essere leggermente distratto da quei tipi poco raccomandabili di bell'aspetto fuori, ma putridi dentro».
Adrian: «Poniamo il caso che tu sia il mio datore di lavoro. Oggi, giorno di sabato, nel riscuotere la paga mi accorgo che per errore mi hai dato 5 euro in più del dovuto. Se faccio finta di niente e tiro dritto, dentro di me mi vergogno anche se si tratta di una miseria. La mia coscienza subito mi direbbe che se già comincio a rubare le cose che neanche mi servono, figuriamoci cosa farò quando il bottino sarà molto più grande e desiderabile. Gesù, quindi, ci sta semplicemente dicendo che per praticare l'arte dell'onesto cittadino come anche quella del ladro è necessario un certo allenamento. Per cui se fin da piccoli ci alleniamo a rubare, non dobbiamo meravigliarci se poi da grandi, si forma in noi la malsana idea che CHI NON RUBA è un CRETINO».
Adrian: «Come stanno le cinque stelle, brillano?».
Grillo: «Non solo brillano ma fanno scintille colorate, io sono proprio contento».
Il suono della voce che arriva dall'altro capo del telefono infatti non tradisce.
È quello di chi è fiero e orgoglioso del lavoro che ha fatto.
Grillo: «Il mio - dice - è un movimento che ormai cammina con le proprie gambe e si rigenera proprio nella forza dei giovani. Sono più di trecento quelli che entreranno come consiglieri comunali nei maggiori comuni d'Italia, e ognuno è ultracompetente nel suo ramo. A Bologna ne abbiamo due e sono bastati per bloccare la costruzione di una centrale nucleare. Questo è solo un esempio per farti capire quanto sia importante la nostra lenta ma inesorabile penetrabilità nei comuni».
Adrian: «Come posso non capirlo! Sono loro, i comuni, i maggiori responsabili dello sfacelo. I grandi devastatori di ciò che era la nostra bella Italia. Basta dare un'occhiata alle orripilanti ferite MORTALI che i genitori di Frankenstein (sindaco Moratti e Formigoni) hanno inferto alla città di Milano. La stanno DISSANGUANDO con la scusa di fare più case per la gente, ma in verità sono eleganti loculi tombali dove i milanesi, ormai indifferenti a tutto, moriranno di CANCRO. È di poche ore infatti l'approvazione dei nuovi CAMPI di STERMINIO, da parte del comune di Milano. Più di 7 milioni di metri quadrati apriranno le porte al CEMENTO.
Grillo: «Sapevo che parlando dei comuni avrei toccato un tasto a te molto caro».
Adrian: «Solo che... bisognerebbe trovare il modo di velocizzarla un po'».
Grillo: «Che cosa?».
Adrian: «La tua penetrabilità nei comuni...».
Il tempo di un sospiro e nel suo entusiasmo avverto come una leggera smagliatura.
Grillo: «Già... ma noi non prendiamo soldi da nessuno e i giornali e le televisioni se ne guardano bene dall'informare la gente sui nostri successi. Nelle cinque regioni in cui ci siamo presentati, Campania, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia ci hanno votati in 500 mila. Per legge avevamo diritto a un rimborso spese di un milione e 400 mila euro che lo Stato voleva darci, ma che noi abbiamo rifiutato in segno di protesta contro una legge che finanzia le campagne elettorali togliendo i soldi ai cittadini».
Adrian: «E allora come fate? Anche voi avrete bisogno di soldi, per pagare il personale, gli spostamenti, i permessi...».
Grillo: «Vedo che sei bravo a fare le domande...».
Adrian: «Nel senso che stavolta non c'è una risposta?».
Grillo: «C'è, eccome! È stabilito che un consigliere regionale abbia diritto a uno stipendio di 8 mila e passa euro al mese e tu non puoi rifiutarli, se te li danno li devi prendere. Ma siccome il movimento delle CINQUE STELLE ha il senso della misura, ha calcolato che 2.500 euro al mese sono più che sufficienti per un consigliere regionale».
Adrian: «E degli altri 6.000 cosa ne fate?».
Grillo: «Vengono reinvestiti in un conto deposito dove di volta in volta potranno servire per sovvenzionare il nostro parlare alla gente che purtroppo, come tu sai, ha un costo dal quale non ci si può sottrarre. Del resto anche i politici, credendo di dare il buono esempio, si sono ridotti lo stipendio. Ma con una leggera differenza: prendendo per il culo gli italiani han pensato di abbassarsi del 10% i loro 19mila e passa Euro mensili. Come vedi, nel loro 10% regna quel 90% di ipocrisia invece completamente AZZERATA dalla nostra autoriduzione che è quasi del 75%».
Adrian: «Non c'è dubbio che quello che stai facendo è bello e altamente nobile. Ma il Potere, purtroppo, oltre a essere quella brutta bestia che è, è anche molto ricco... coi soldi lui può comprare qualunque cosa in grado di schiacciarti».
Grillo: «Certo il Potere potrà schiacciarmi e magari lo farà anche, ma nessuno potrà fermare la macchina delle CINQUE STELLE. Essa è ormai un virus innescato in questa società sfaldata. Un virus che come le STAMINALI è capace di rigenerare e quindi riconvertire in bene tutto ciò che è moralmente malato e che soprattutto concerne l'animo, la coscienza, la sfera spirituale e non ciò che è fisico e reale. Un virus, quindi, destinato ad espandersi contro tutte le ricchezze corrotte del mondo».
Adrian: «Però sempre un progetto, a quanto pare, dai risultati lenti...».
Grillo: «Lenti ma inesorabili... perché tu, tanto per restare nel tuo linguaggio, ne conosci forse uno più rock?».
Adrian: «Sì, ma non lo dico. Non lo capiresti tu, figuriamoci i politici».
Grillo: «Senz'altro i politici non lo capirebbero e magari neanche io, ma la gente forse lo capirebbe...».
Adrian: «Sì, certo lo capirebbe... la gente ha bisogno di uno SCATTO. Uno scatto che gli indichi la DIREZIONE. Quella direzione ormai remota e persa tra le pieghe di un sogno purtroppo svanito. Uno scatto che comporterebbe senz'altro dei sacrifici ma a mio parere salutari perché, pur nel sacrificio, saremmo legati l'uno all'altro nella conquista di un nuovo modo di vivere. E il motivo per cui oggi l'uomo soffre sta proprio nel fatto di sentirsi slegato dagli altri in mezzo a tanta gente. È come se tutti ci addentrassimo in un sentiero che dobbiamo per forza percorrere, senza però alcun interesse per la meta a cui esso ci porta. Per cui sei tu quello veramente rock, hai saputo accendere una scintilla lenta ma inesorabile che divamperà quando meno te lo aspetti in un incendio purificatore, inestinguibile».
Grillo: «Però non mi hai ancora detto in cosa consiste lo scatto di cui parlavi».
Adrian: «Forse perché non ho ancora ben chiaro a quale scombussolamento esso ci porterebbe e da che parte eventualmente si dovrebbe cominciare...».
Grillo: «Non so cosa hai in mente, forse un giorno me lo dirai, ma il sentiero da percorrere purtroppo è tutt'altro che facile. È pieno di buche e di salta fossi, di ipocrisie, di politici che si vendono per pagare un mutuo o per avere una fiction in più e di altri che non si vendono, che vorrebbero davvero contribuire per il bene del Paese. Però sbagliano come ha fatto Veltroni, il quale non si accorge che nel momento in cui rilancia la patrimoniale automaticamente regala un milione di voti a Berlusconi. È così che vuol farlo cadere?».
Adrian: «Pensi che cadrà?».
Grillo: «Coi fatti dell'ultima ora certo non è messo tanto bene, ma se si andasse a votare, conoscendo gli italiani, c'è il rischio che possa essere rieletto. Tu pensi qualcosa di diverso?».
Adrian: «Il rischio effettivamente c'è. L'unica cosa che temo è che se ciò accadesse credo che lo stato di confusione in cui ora versa il Paese non si attenuerebbe, ANZI...».
Grillo: «Comunque il problema non è più Berlusconi, cade o non cade, lui ormai rappresenta il passato. Il problema vero invece è la caduta dell'economia. Il debito pubblico dell'Italia sfiora i 1.900 miliardi di Euro e continua ad aumentare. Una legge elettorale che non permette ai cittadini di eleggere direttamente il proprio rappresentante.
Più che un nuovo leader abbiamo bisogno di un curatore fallimentare che prendesse dei provvedimenti drastici: un tetto alle pensioni, abolire le Province, accorpare i comuni e abolire il doppio e triplo incarico dei nostri parlamentari... Matteoli, tanto per citarne uno, è contemporaneamente ministro e sindaco e come lui ce ne sono altri e questo non fa bene al Paese».
Adrian: «È incredibile come l'Italia sia ridotta a un vero e proprio groviglio di conflitti di interesse. Francamente penso che questa malattia, brutta malattia, abbia seriamente intaccato la natura degli italiani. Credo che, oltre al curatore fallimentare, noi italiani, ma non soltanto noi, abbiamo bisogno di un curatore ANIMALE, nel senso dell'ANIMA. Un curatore che ci insegni a ritrovare la via dell'onestà fin dalle piccole briciole. Come diceva Gesù: "Se già nel piccolo si è onesti, a maggior ragione lo si è nel grande"».
Grillo: «Sarà... ma io credo che i corruttori iniziano a essere disonesti proprio quando le briciole cominciano a diventar pagnotte. Io non so se Gesù l'ha detta veramente questa cosa, ma se proprio l'avesse detta mi permetto di pensare che forse quel giorno doveva essere leggermente distratto da quei tipi poco raccomandabili di bell'aspetto fuori, ma putridi dentro».
Adrian: «Poniamo il caso che tu sia il mio datore di lavoro. Oggi, giorno di sabato, nel riscuotere la paga mi accorgo che per errore mi hai dato 5 euro in più del dovuto. Se faccio finta di niente e tiro dritto, dentro di me mi vergogno anche se si tratta di una miseria. La mia coscienza subito mi direbbe che se già comincio a rubare le cose che neanche mi servono, figuriamoci cosa farò quando il bottino sarà molto più grande e desiderabile. Gesù, quindi, ci sta semplicemente dicendo che per praticare l'arte dell'onesto cittadino come anche quella del ladro è necessario un certo allenamento. Per cui se fin da piccoli ci alleniamo a rubare, non dobbiamo meravigliarci se poi da grandi, si forma in noi la malsana idea che CHI NON RUBA è un CRETINO».
domenica 6 febbraio 2011
EH GIA'.....IL TESTO DEL NUOVO SINGOLO DI VASCO ROSSI
Eh già
eh già
sembrava la fine del mondo
ma sono ancora qua
ci vuole abilità
eh, già
il freddo quando arriva poi va via
il tempo di inventarsi un’altra diavoleria
eh, già
sembrava la fine del mondo
ma sono qua
e non c’è niente che non va
non c’è niente da cambiare
col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
al diavolo non si vende
si regala
con l’anima che si pente
metà e metà
con l’aria, col sole
con la rabbia nel cuore
con l’odio, l’amore
in quattro parole
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
ormai io sono vaccinato, sai
ci vuole fantasia
e allora che si fa?
eh, già
riprenditi la vita che vuoi tu
io resto sempre in bilico
più o meno, su per giù
più giù, più su
più giù, più su
più su, più giù
più su, più giù
più su, più giù
più su
col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
con quello che non si prende
con quello che non si dà
poi l’anima che si arrende
alla malinconia
poi piango, poi rido
poi non mi decido
cosa succederà?
col cuore che batte più forte
la notte ha da passà
al diavolo non si vende
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
eh già
sembrava la fine del mondo
ma sono ancora qua
ci vuole abilità
eh, già
il freddo quando arriva poi va via
il tempo di inventarsi un’altra diavoleria
eh, già
sembrava la fine del mondo
ma sono qua
e non c’è niente che non va
non c’è niente da cambiare
col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
al diavolo non si vende
si regala
con l’anima che si pente
metà e metà
con l’aria, col sole
con la rabbia nel cuore
con l’odio, l’amore
in quattro parole
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
ormai io sono vaccinato, sai
ci vuole fantasia
e allora che si fa?
eh, già
riprenditi la vita che vuoi tu
io resto sempre in bilico
più o meno, su per giù
più giù, più su
più giù, più su
più su, più giù
più su, più giù
più su, più giù
più su
col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
con quello che non si prende
con quello che non si dà
poi l’anima che si arrende
alla malinconia
poi piango, poi rido
poi non mi decido
cosa succederà?
col cuore che batte più forte
la notte ha da passà
al diavolo non si vende
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
sabato 5 febbraio 2011
MARIA ZAMBRANO DICONO DI LEI
E. M. Cioran la definì: «Un fuoco interiore che si sottrae, un ardore che si dissimula sotto la rassegnazione ironica: in María Zambrano tutto sfocia in altro, tutto comporta un altrove, tutto.»
"Per Maria Zambrano pensare significa decifrare ciò che si sente, con un linguaggio rinnovato che mette in discussione tutte le certezze, creando un sapere che favorisce l'autonomia, libera dai condizionamenti, che permette di comprendere meglio la propria condizione di uomini e donne". Laura Silvestri
"La filosofia di Maria Zambrano non è una disciplina accademica ma un modo di essere (...) un corridoio aperto attraverso cui la persona (...) ricerca la verità di sè e del mondo che la circonda. Per amarlo e migliorarlo". Fabrizio Gualco
"Per Maria Zambrano pensare significa decifrare ciò che si sente, con un linguaggio rinnovato che mette in discussione tutte le certezze, creando un sapere che favorisce l'autonomia, libera dai condizionamenti, che permette di comprendere meglio la propria condizione di uomini e donne". Laura Silvestri
"La filosofia di Maria Zambrano non è una disciplina accademica ma un modo di essere (...) un corridoio aperto attraverso cui la persona (...) ricerca la verità di sè e del mondo che la circonda. Per amarlo e migliorarlo". Fabrizio Gualco
NEL BASSO IMPERO SE L'IMPERATORE TREMA I SUOI AVVERSARI NON SE LA SPASSANO
Sulla scialuppa di Futuro e Libertà che anch'essa naviga nel mare tempestoso il mozzo Barbareschi si rivolge al capo «voi non mi meritate, questo è un partito di oligarchi!», Fini replica feroce: «Come ti ho detto in privato, te lo ripeto in pubblico: ci sono attori e pagliacci. I pagliacci non fanno sempre ridere, a volte fanno anche piangere».
Da lì un crescendo di urla e gesti di stizza, i fedelissimi del capo subi-
to si trasformano in pompieri «Si sono sentiti, e chiariti: il mozzo Bar-bareschi non se ne va». «Tra poco si chiarirà tutto», conferma il mozzo Barbareschi. Ma pur senza scene madri, sono in molti oggi nel Fli a provare delusione e disagio per i postumi della sconfitta del 14 dicembre che sembrano non finire mai. L'occhio languido strizzato alla sinistra, la leadership del terzo polo appaltata a Casini, la perdita di pezzi nel rassemblement, voti parlamentari che consegnano nuove sconfitte... Sdrammatizza un altro mozzo Benedetto Della Vedova: «Che si discuta tra di noi è un bene, siamo un partito vivo. Sarei preoccupato del contrario».
Da lì un crescendo di urla e gesti di stizza, i fedelissimi del capo subi-
to si trasformano in pompieri «Si sono sentiti, e chiariti: il mozzo Bar-bareschi non se ne va». «Tra poco si chiarirà tutto», conferma il mozzo Barbareschi. Ma pur senza scene madri, sono in molti oggi nel Fli a provare delusione e disagio per i postumi della sconfitta del 14 dicembre che sembrano non finire mai. L'occhio languido strizzato alla sinistra, la leadership del terzo polo appaltata a Casini, la perdita di pezzi nel rassemblement, voti parlamentari che consegnano nuove sconfitte... Sdrammatizza un altro mozzo Benedetto Della Vedova: «Che si discuta tra di noi è un bene, siamo un partito vivo. Sarei preoccupato del contrario».
martedì 1 febbraio 2011
NAVIGA ANCORA IL BASSO IMPERO IN VISTA DELL' IMMINENTE TEMPESTA
"Vogliono mettere una tassa su quello che possedete, sulla casa che volete che rimanga ai vostri figli, sull’appartamento che avete pagato con un mutuo trentennale, sui risparmi messi sul conto corrente o sui titoli di Stato". Questo vi aspetta senza Berlusconi al governo, questo vi riserva il domani se vi lascerete fuorviare dalle sciocchezze sulle notti di Arcore e sulla vita privata del premier. E' questo l'ultimo mantra che viene dalla
nave di Capitan Silvio ormai in vista della grande procella. Una flottiglia
composta dalla nave di Capitan Bersani a cui si è accostato l'incrocia-
tore dell'armatorello Pierferdinando Casini più un paio di scialuppe stanno
decidendo di rientrare frettolosamente in porto e ripararsi dall'imminente
tempesta. Ma hanno l'idea di tornare presto in mare aperto sull'Ammiraglia
che l'armatore Niki Vendola sta per varare. Un incrociatore invece naviga
ormai solitario è quello del Pirata Antonio Di Pietro giustiziere dell'an-
cien regime, ma da tempo convertitosi a capo di una ciurma in cui si pre-
dica bene, ma si razzola male, spesso si è permesso di oltragggiare persi-
no il Commodoro Giorgio Napolitano, l'unico vero baluardo certo, in questo
mare sempre agitato e tempestoso. Per cui oggi il Pirata è solo e naviga
dritto verso la tempesta.
nave di Capitan Silvio ormai in vista della grande procella. Una flottiglia
composta dalla nave di Capitan Bersani a cui si è accostato l'incrocia-
tore dell'armatorello Pierferdinando Casini più un paio di scialuppe stanno
decidendo di rientrare frettolosamente in porto e ripararsi dall'imminente
tempesta. Ma hanno l'idea di tornare presto in mare aperto sull'Ammiraglia
che l'armatore Niki Vendola sta per varare. Un incrociatore invece naviga
ormai solitario è quello del Pirata Antonio Di Pietro giustiziere dell'an-
cien regime, ma da tempo convertitosi a capo di una ciurma in cui si pre-
dica bene, ma si razzola male, spesso si è permesso di oltragggiare persi-
no il Commodoro Giorgio Napolitano, l'unico vero baluardo certo, in questo
mare sempre agitato e tempestoso. Per cui oggi il Pirata è solo e naviga
dritto verso la tempesta.
giovedì 27 gennaio 2011
IL BASSO IMPERO NAVIGA TRA FLUTTI SEMPRE PIU' ALTI E SPUMEGGIANTI
In tempi record va studiata una diavoleria per stroncare il procedimento, prima che venga ordinato dal gip il rito immediato. Il premier teme che sotto il torchio della Boccassini le donnine “cantino”. Riguardo a Fini
è neccessario inchiodarlo alle sue parole “se la casa di Montecarlo è di mio cognato mi dimetto”. Tutti si devono rendere conto chè è un bugiardo.
Quanto durerà visto che anche il presidente della camera non ha nessuna
intenzione di fare un passo indietro. Il problema è tenere unite le truppe. In molti temono che con un premier azzoppato qualcuno lasci la nave prima che affondi. E il terzo polo sponda Udc, tra i malpancisti del Pdl, sembra un vascello più sicuro. Chissà se è un caso che Claudio Scajola, un paio di giorni fa, è entrato nello studio di Casini per un ampio scambio di vedute. E non è l’unico con la presunzione di aver fiutato la fine. Ora si profila la tempesta finale, il cui risultato
non è affato scontato. In questo mare procelloso si muovono altre
navi che rischiano di naufragare, la più importante è quella del Capitano
Bersani, poi ci sono tante scialuppe che fluttuano incerte. Infine molti
marinai che appena due anni fa avevano ottenuto l'imbarco, soprattutto
nella nave di Capitan Bersani, rischiano ora di affogare miseramente. Si
dice che l'armatore Niki Vendola stia costruendo un nuovo vascello molto
più grande su cui accogliere Capitan Bersani, ma reclama giustamente spa-
zio a bordo per i suoi marinai, per cui....molti uomini del valente capita-
no, non potranno salire a bordo del nuovo bastimento per cui il loro desti-
no potrebbe compiersi ora.
è neccessario inchiodarlo alle sue parole “se la casa di Montecarlo è di mio cognato mi dimetto”. Tutti si devono rendere conto chè è un bugiardo.
Quanto durerà visto che anche il presidente della camera non ha nessuna
intenzione di fare un passo indietro. Il problema è tenere unite le truppe. In molti temono che con un premier azzoppato qualcuno lasci la nave prima che affondi. E il terzo polo sponda Udc, tra i malpancisti del Pdl, sembra un vascello più sicuro. Chissà se è un caso che Claudio Scajola, un paio di giorni fa, è entrato nello studio di Casini per un ampio scambio di vedute. E non è l’unico con la presunzione di aver fiutato la fine. Ora si profila la tempesta finale, il cui risultato
non è affato scontato. In questo mare procelloso si muovono altre
navi che rischiano di naufragare, la più importante è quella del Capitano
Bersani, poi ci sono tante scialuppe che fluttuano incerte. Infine molti
marinai che appena due anni fa avevano ottenuto l'imbarco, soprattutto
nella nave di Capitan Bersani, rischiano ora di affogare miseramente. Si
dice che l'armatore Niki Vendola stia costruendo un nuovo vascello molto
più grande su cui accogliere Capitan Bersani, ma reclama giustamente spa-
zio a bordo per i suoi marinai, per cui....molti uomini del valente capita-
no, non potranno salire a bordo del nuovo bastimento per cui il loro desti-
no potrebbe compiersi ora.
mercoledì 26 gennaio 2011
IL BASSO IMPERO NAVIGA A VISTA
Nel circolo del Cavaliere nessuno è pronto a giurare sulla tenuta psicologica di Nicole Minetti di fronte ai magistrati. Temono che sia «l’anello debole», «una mina vagante sull’orlo di una crisi di nervi». Il pensiero corre a Mario Chiesa, perché ogni slavina inizia con un piccolo sasso. Ghedini, in versione pompiere, spegne i focolai del panico: «Vedrete - ripete a ogni capannello - che il gip di Milano trasferirà tutto al tribunale dei ministri». Però di sassi in giro ce ne sono già parecchi. Certo, la mozione su Bondi viene respinta. Segnale di tenuta, pure se la maggioranza si ferma a quota «314». Esulta lo stato maggiore del Pdl sulle disgrazie altrui - le assenze del Pd, i tentennamenti del terzo polo - ma non è da questi dettagli che si giudica la sopravvivenza del governo. Soprattutto perché l’allargamento non è riuscito. Tanto che si è dovuto presentare in Aula Silvio Berlusconi, e non era previsto, altrimenti la soglia di sarebbe abbassata a 313. Per non parlare degli assenti, almeno quattro pidiellini. O del fatto che per salvare il ministro è stato precettato tutto il governo al gran completo.
C'è ancora l'ultimo passaggio parlamentare quello sul federalismo, poi
l'opposizione vera la farà la procura di Milano. Assediato, privo di certezze, Berlusconi confida nell’effetto del “processo mediatico” al presidente della Camera è pronto. Andrà in scena oggi a palazzo Madama. Il Cavaliere ha distribuito personalmente i copioni. Il senatore Compagna esporrà un’interrogazione per chiedere se le carte uscite qualche tempo fa sulla proprietà della casa di Montecarlo sono vere o meno. Il ministro degli Esteri Frattini risponderà che in base alla documentazione inviata al governo italiano da Santa Lucia quelle carte sono vere. Tradotto: le società che hanno acquistato la casa che fu di An nel Principato sono riconducibili a Giancarlo Tulliani. L’obiettivo è inchiodare il leader futurista alle sue promesse solenni («Se dovessi scoprire che la casa è di Tulliani lascerei la presidenza»), pretenderne le dimissioni, sbugiardarlo. E per una volta, paradossi di fine impero, il Cavaliere confida pure nei magistrati (romani) visto che Frattini ieri ha inviato alla procura le famose carte di Santa Lucia, senza che fossero richieste.
C'è ancora l'ultimo passaggio parlamentare quello sul federalismo, poi
l'opposizione vera la farà la procura di Milano. Assediato, privo di certezze, Berlusconi confida nell’effetto del “processo mediatico” al presidente della Camera è pronto. Andrà in scena oggi a palazzo Madama. Il Cavaliere ha distribuito personalmente i copioni. Il senatore Compagna esporrà un’interrogazione per chiedere se le carte uscite qualche tempo fa sulla proprietà della casa di Montecarlo sono vere o meno. Il ministro degli Esteri Frattini risponderà che in base alla documentazione inviata al governo italiano da Santa Lucia quelle carte sono vere. Tradotto: le società che hanno acquistato la casa che fu di An nel Principato sono riconducibili a Giancarlo Tulliani. L’obiettivo è inchiodare il leader futurista alle sue promesse solenni («Se dovessi scoprire che la casa è di Tulliani lascerei la presidenza»), pretenderne le dimissioni, sbugiardarlo. E per una volta, paradossi di fine impero, il Cavaliere confida pure nei magistrati (romani) visto che Frattini ieri ha inviato alla procura le famose carte di Santa Lucia, senza che fossero richieste.
domenica 23 gennaio 2011
Tutto L'Amore Che Ho - Video Ufficiale
Le meraviglie in questa parte di universo,
sembrano nate per incorniciarti il volto
e se per caso dentro al caos ti avessi perso,
avrei avvertito un forte senso di irrisolto.
Un grande vuoto che mi avrebbe spinto oltre,
fino al confine estremo delle mie speranze,
ti avrei cercato come un cavaliere pazzo,
avrei lottato contro il male e le sue istanze.
I labirinti avrei percorso senza un filo,
nutrendomi di ciò che il suolo avrebbe offerto
e a ogni confine nuovo io avrei chiesto asilo,
avrei rischiato la mia vita in mare aperto.
Considerando che l'amore non ha prezzo
sono disposto a tutto per averne un po',
considerando che l'amore non ha prezzo
lo pagherò offrendo tutto l'amore,
tutto l'amore che ho.
Un prigioniero dentro al carcere infinito,
mi sentirei se tu non fossi nel mio cuore,
starei nascosto come molti dietro ad un dito
a darla vinta ai venditori di dolore.
E ho visto cose riservate ai sognatori,
ed ho bevuto il succo amaro del disprezzo,
ed ho commesso tutti gli atti miei più puri.
Considerando che l'amore non ha prezzo...
Considerando che l'amore non ha prezzo,
sono disposto a tutto per averne un po',
considerando che l'amore non ha prezzo
lo pagherò offrendo tutto l'amore,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho.
Senza di te sarebbe stato tutto vano,
come una spada che trafigge un corpo morto,
senza l'amore sarei solo un ciarlatano,
come una barca che non esce mai dal porto.
Considerando che l'amore non ha prezzo,
sono disposto a tutto per averne un po',
considerando che l'amore non ha prezzo
lo pagherò offrendo tutto l'amore,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho.
ORA BOBO COMINCIA A PRENDERE LE DISTANZE
”Sosteniamo lealmente la maggioranza di cui facciamo parte, ma dopo l’abbuffata di culi e tette nel caso Ruby vogliamo tornare alle cose che interessano i cittadini: chiediamo a tutti, maggioranza e opposizione, di deporre le armi della sfida quotidiana su teoremi, complotti e persecuzioni e di tornare ad occuparci a tempo pieno di quello per cui siamo stati eletti, affrontare i problemi e risolverli”.
”La lettura dei giornali in questi giorni mi lascia sconsolato”, scrive Maroni, che si dice infastidito dalle ”ingiuste critiche che sono state rivolte all’operato della Questura di Milano nella vicenda Ruby, perquisizioni comprese”.
”E’ davvero impensabile – chiede Maroni – sperare che la parte più responsabile dell’opposizione riesca a staccarsi dal buco della serratura, smetta di alimentare un circo mediatico da basso impero e sia disponibile a definire rapidamente con governo e maggioranza un piano straordinario di misure economiche e finanziare per favorire la crescita, sostenere le imprese, dare sollievo ai sindaci e ai loro bilanci asfittici, magari rinegoziando il patto di stabilità su basi più articolate ed efficaci?”.
Il 2011, prosegue Maroni, e’ ”l’anno delle sfide finali: la sfida tra politica e magistratura; tra conservazione dell’esistente e rivoluzione liberale; tra il modello italiano di welfare state e l’aggressione di una concorrenza globale senza regole e priva di etica e umanità; infine tra il vecchio Stato centralista e il nuovo assetto federale proposto dalla Lega, che tenta di affermare la sua modernità tra le mille insidie di apparati e lobby onnivore”.
”La lettura dei giornali in questi giorni mi lascia sconsolato”, scrive Maroni, che si dice infastidito dalle ”ingiuste critiche che sono state rivolte all’operato della Questura di Milano nella vicenda Ruby, perquisizioni comprese”.
”E’ davvero impensabile – chiede Maroni – sperare che la parte più responsabile dell’opposizione riesca a staccarsi dal buco della serratura, smetta di alimentare un circo mediatico da basso impero e sia disponibile a definire rapidamente con governo e maggioranza un piano straordinario di misure economiche e finanziare per favorire la crescita, sostenere le imprese, dare sollievo ai sindaci e ai loro bilanci asfittici, magari rinegoziando il patto di stabilità su basi più articolate ed efficaci?”.
Il 2011, prosegue Maroni, e’ ”l’anno delle sfide finali: la sfida tra politica e magistratura; tra conservazione dell’esistente e rivoluzione liberale; tra il modello italiano di welfare state e l’aggressione di una concorrenza globale senza regole e priva di etica e umanità; infine tra il vecchio Stato centralista e il nuovo assetto federale proposto dalla Lega, che tenta di affermare la sua modernità tra le mille insidie di apparati e lobby onnivore”.
venerdì 21 gennaio 2011
ORA LA NOSTRA ATTENZIONE SI SPOSTA SUL CARROCCIO
Alla dead line del 28 gennaio manca meno di una settimana, mentre da Futuro e Libertà chiedono una proroga di sei mesi. E nella Lega le posizioni divergono. Da chi vorrebbe farlo passare a tutti i costi, magari svuotandolo di alcuni punti cardine, per dare manforte all’escutivo e avere un etichetta da portare agli elettori; a chi, data la situazione, preferirebbe non perderci troppo tempo e andare al voto; o chi invece opterebbe per una proficua collaborazione con l’opposizione. Una disparità di vedute che s’interseca suo malgrado con la tenuta della maggioranza e l’agognata caduta di Silvio Berlusconi da parte delle opposizioni.
Per una persona che ha lavorato anni su questa riforma, l’obiettivo è non smarrirla del tutto, soprattutto a pochi metri dal primo traguardo importante: la fiscalità dei comuni. «Il Governo - avverte Calderoli - non può dare proroghe termini, ma può impegnarsi, alla scadenza del termine il 28, ad attendere un’ulteriore settimana prima dell’emanazione del provvedimento». Per questo motivo, aggiunge il ministro della Semplificazione, «c’è la volontà di proseguire nel dialogo con l’Anci». Diamo tempo al tempo, insomma. A dargli manforte c’è un ministro dell’Economia che ieri in prima pagina sul Corriere, ricordava a Sergio Chiamparino che «il discorso continua». Lo stesso sindaco di Torino a sua volta, sulla Stampa, invitava Bossi a «mollare Silvio per il federalismo». Ma Calderoli non è Bossi. E al momento l’obiettivo è quello di trattare convincendo anche Mario Baldassarri, ago della bilancia in commissione bicamerale.
Nel già frammentato panorama leghista, non poteva che ritagliarsi un posto di primo piano pure il sempre più potente ministro dell’Interno Roberto Maroni. Mentre i sindacati di polizia rumoreggiano sul caso Ruby e sulle accuse partite dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, “Bobo” preferisce mantenersi distante dalle polemiche. Ma è una posizione forzata. In via Bellerio dicono che sia «furioso», tanto da aver già confessato ai suoi uomini più fidati della necessità di andare il prima possibile a votare. Sarebbe stato Bossi in persona a invitarlo a mantenere la calma sul “bunga bunga”.
Reguzzoni infine, starebbe intercettando il grosso malcontento dei sindaci del Carroccio sulla riforma voluta da Calderoli. Malumore ben raccontato da Attilio Fontana, presidente dell’Anci Lombardia, grande amico di Maroni, che proprio ieri a margine dell’insediamento del Consiglio delle Autonomie Locali al Pirelli, spiegava ai cronisti che «Chiamparino ha evidenziato la necessità di anticipare certi passaggi. E giovedì aveva ribadito che si dovrebbe avere avere chiarezza dell’entità delle somme che con questa nuova distribuzione verranno a ciascun comune».
Qui sta il punto. Sono diversi i primi cittadini del Carroccio che iniziano a mostrare preoccupazione per la tenuta delle proprie casse comunali. Questioni delicate, che incidono sulla vita stessa dei cittadini e quindi degli elettori. Insomma, bunga bunga a parte, anche nella Lega qualche dubbio su questo federalismo inizia a consolidarsi.
Pier Luigi Bersani, e dice ai suoi che «Bossi sta iniziando a ragionare». E chi, come Sergio Chiamparino o Pier Ferdinando Casini, sussurra che «il Senatur è pronto per il grande passo». Sia come sia, quando sono lontani da microfoni e taccuini, e non sono costretti a insistere (inutilmente) sul «passo indietro del premier», i big dell’opposizione sono tutti concentrati su un solo obiettivo: togliere il Senatur dall’abbraccio del Cavaliere. Con due paroline magiche: «federalismo fiscale».
Per una persona che ha lavorato anni su questa riforma, l’obiettivo è non smarrirla del tutto, soprattutto a pochi metri dal primo traguardo importante: la fiscalità dei comuni. «Il Governo - avverte Calderoli - non può dare proroghe termini, ma può impegnarsi, alla scadenza del termine il 28, ad attendere un’ulteriore settimana prima dell’emanazione del provvedimento». Per questo motivo, aggiunge il ministro della Semplificazione, «c’è la volontà di proseguire nel dialogo con l’Anci». Diamo tempo al tempo, insomma. A dargli manforte c’è un ministro dell’Economia che ieri in prima pagina sul Corriere, ricordava a Sergio Chiamparino che «il discorso continua». Lo stesso sindaco di Torino a sua volta, sulla Stampa, invitava Bossi a «mollare Silvio per il federalismo». Ma Calderoli non è Bossi. E al momento l’obiettivo è quello di trattare convincendo anche Mario Baldassarri, ago della bilancia in commissione bicamerale.
Nel già frammentato panorama leghista, non poteva che ritagliarsi un posto di primo piano pure il sempre più potente ministro dell’Interno Roberto Maroni. Mentre i sindacati di polizia rumoreggiano sul caso Ruby e sulle accuse partite dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, “Bobo” preferisce mantenersi distante dalle polemiche. Ma è una posizione forzata. In via Bellerio dicono che sia «furioso», tanto da aver già confessato ai suoi uomini più fidati della necessità di andare il prima possibile a votare. Sarebbe stato Bossi in persona a invitarlo a mantenere la calma sul “bunga bunga”.
Reguzzoni infine, starebbe intercettando il grosso malcontento dei sindaci del Carroccio sulla riforma voluta da Calderoli. Malumore ben raccontato da Attilio Fontana, presidente dell’Anci Lombardia, grande amico di Maroni, che proprio ieri a margine dell’insediamento del Consiglio delle Autonomie Locali al Pirelli, spiegava ai cronisti che «Chiamparino ha evidenziato la necessità di anticipare certi passaggi. E giovedì aveva ribadito che si dovrebbe avere avere chiarezza dell’entità delle somme che con questa nuova distribuzione verranno a ciascun comune».
Qui sta il punto. Sono diversi i primi cittadini del Carroccio che iniziano a mostrare preoccupazione per la tenuta delle proprie casse comunali. Questioni delicate, che incidono sulla vita stessa dei cittadini e quindi degli elettori. Insomma, bunga bunga a parte, anche nella Lega qualche dubbio su questo federalismo inizia a consolidarsi.
Pier Luigi Bersani, e dice ai suoi che «Bossi sta iniziando a ragionare». E chi, come Sergio Chiamparino o Pier Ferdinando Casini, sussurra che «il Senatur è pronto per il grande passo». Sia come sia, quando sono lontani da microfoni e taccuini, e non sono costretti a insistere (inutilmente) sul «passo indietro del premier», i big dell’opposizione sono tutti concentrati su un solo obiettivo: togliere il Senatur dall’abbraccio del Cavaliere. Con due paroline magiche: «federalismo fiscale».
giovedì 20 gennaio 2011
C'E' UN BACINO REALE DI "CETTOQUALUNQUISTI"
Il terzo polo? Se si andasse alle elezioni oggi, potrebbe venire insidiato dal partito di Cetto La Qualunque, l’onda calabra di malapolitica che sbarca in 600 cinema italiani. E può candidarsi a diventare il Terzo pilu (Forza pilu per i nostalgici), nel sistema bipolare all’italiana. Il dato surreale è virtuale, ma non è un semplice gioco mediatico. Non stiamo infatti parlando di una delle tante iniziative pseudo-elettorali della campagnia pubblicitaria messa in atto dalla Fandango, che produce il film con Antonio Albanese, ma di un sondaggio reale svolto dall’istituto Lorien Public Affairs di Lorien Consulting (che verrà pubblicato sul prossimo numero di Formiche, il mensile curato da Paolo Messa), su un campione di 600 cittadini, strutturati per sesso ed età, intervistati il 13 e il 14 gennaio 2011.
Il 2,3% del campione voterebbe «sicuramente» il partito di Cetto se si candidasse alle prossime elezioni, il 6,8% lo voterebbe «probabilmente». Ha quindi un bacino potenziale, elettoralmente, del 9,1%, che insidierebbe molte formazioni politiche. Restando ai voti sicuri, il Partito du pilu supererebbe l’Api, che secondo lo stesso istituto è a quota 1,3%, la Federazione della sinistra a 1,2%, i Radicali a 0,7%, l’Mpa allo 0,5%. Il pesce grosso più vicino è il movimento di Beppe Grillo, a quota 3,4%, salendo fino a Fli (5%), Idv (6%), Udc (6,7%) Sinistra ecologia e liberà (7,7%,). La Lega è al 12,3%, il Pd al 24,8%, il Pdl al 30,2%.
Il consenso potenzialmente pro-pilu però, potrebbe essere cresciuto ulteriormente negli utlimi giorni. Per gli sviluppi del caso Ruby (che rendono il pilu più centrale del Pil nei programmi, televisivi ed elettorali) e l’intensificarsi della campagnia marketing per il film Qualunquemente. Sia sui social network (decine le pagine su Facebook dedicate a Cetto) sia nelle piazze italiane, con i gazebo, i candidati finti e le hostess vere (migliaia le firme, vere e finte). Ieri, assieme alla bocciatura per Virzì agli Oscar, è arrivata la notizia che il film di Giulio Manfredonia andrà a Berlino.
Il 2,3% del campione voterebbe «sicuramente» il partito di Cetto se si candidasse alle prossime elezioni, il 6,8% lo voterebbe «probabilmente». Ha quindi un bacino potenziale, elettoralmente, del 9,1%, che insidierebbe molte formazioni politiche. Restando ai voti sicuri, il Partito du pilu supererebbe l’Api, che secondo lo stesso istituto è a quota 1,3%, la Federazione della sinistra a 1,2%, i Radicali a 0,7%, l’Mpa allo 0,5%. Il pesce grosso più vicino è il movimento di Beppe Grillo, a quota 3,4%, salendo fino a Fli (5%), Idv (6%), Udc (6,7%) Sinistra ecologia e liberà (7,7%,). La Lega è al 12,3%, il Pd al 24,8%, il Pdl al 30,2%.
Il consenso potenzialmente pro-pilu però, potrebbe essere cresciuto ulteriormente negli utlimi giorni. Per gli sviluppi del caso Ruby (che rendono il pilu più centrale del Pil nei programmi, televisivi ed elettorali) e l’intensificarsi della campagnia marketing per il film Qualunquemente. Sia sui social network (decine le pagine su Facebook dedicate a Cetto) sia nelle piazze italiane, con i gazebo, i candidati finti e le hostess vere (migliaia le firme, vere e finte). Ieri, assieme alla bocciatura per Virzì agli Oscar, è arrivata la notizia che il film di Giulio Manfredonia andrà a Berlino.
ED ORA TOCCA A DENIS VERDINI
L'onorevole Denis Verdini risulta indagato a Firenze per emissione di fatture false nell'ambito dell'inchiesta sul Credito cooperativo fiorentino, di cui e' stato presidente fino al luglio 2010. Verdini era gia' accusato di mendacio bancario. L'inchiesta vede coinvolti alcuni avvocati, perquisiti due giorni fa. La Procura accusa Verdini di aver emesso fatture per consulenze inesistenti.
mercoledì 19 gennaio 2011
RUBY SI CONFESSA A KALISPERA
Karima El Mahrohug, alias Ruby, si racconta alla corte di Alfonso Signorini nel programma tv Kalispera. Fu violentata a nove anni da due zii, fratelli di suo padre. "A nove anni fui - ha detto -, violentata da due miei zii, fratello di mio padre". L'unica persona con cui ebbi il coraggio di parlare fu mia madre che mi disse: "Stai zitta perché se papà scopre che non sei vergine ammazza te". Nella prima parte dell'intervista, Ruby non ha parlato della vicenda giudiziaria in cui è coinvolta. Ha invece raccontato quella che è stata la sua "vita parallela" in cui diceva continuamente di essere egiziana, non marocchina. Ha poi detto che quando, a 12 anni, decise di cambiare religione, suo padre la punì "con una padella di olio bollente" addosso tanto che ne porta ancora i segni in testa e su una spalla. Poi vira sulla cronaca di questi giorni e racconta la sua versione dei fatti: "Il presidente non mi ha mai toccata, neppure con un dito". Smentita anche la notizia di un ricatto ai danni del premier: "Non gli ho mai chiesto cinque milioni". E poi una smentita, dopo tutte notizie di questi giorni: "Io non sono una prostituta".
martedì 18 gennaio 2011
LE DATE CLOU DA OGGI IN POI PER IL FUTURO DI SILVIO E DEL PAESE
La prima è quella di oggi, dove sulle risoluzioni alla relazione annuale di Alfano sulla giustizia la maggioranza può andare sotto a Montecitorio. Poi c’è il voto sulla mozione di sfiducia nei confronti di Sandro Bondi. Infine il varo del federalismo fiscale nella commissione ad hoc, il 26 gennaio, la data su cui - soprattutto in casa Lega - si punta di più. Su questo fronte, Calderoli ha proposto delle modifiche al testo che però non hanno convinto le opposizioni. Da qui il ragionamento che fanno ad alta voce nel Pd: «Se il federalismo fiscale non passa, un secondo dopo Bossi potrebbe uscire dal governo senza però chiedere le urne. Al Senatur converrebbe più entrare in un altro governo che abbia il federalismo in cima alla sua agenda». È il governo del «post». Quello in cui il premier non sarebbe Berlusconi. La lunga partita verso lo scacco matto è iniziata. Naturalmente l'altro occhio andrà tenuto sulla vicenda giudiziaria che
coinvolge il premier in tempi brevi, vista la sentenza sul "leggitimo im-
pedimento". Di certo pare che le elezioni anticipate non siano dietro l'an-
golo, in queste condizioni ammesso che il premier cada, andranno trovate
soluzioni che portino avanti la legislatura per un altro anno almeno. Da
un lato per mantenere la situazione economica sotto controllo ed cercare
di fare quelle riforme istituzionali ormai ineludibili, cominciando da una
nuova legge elettorale.
coinvolge il premier in tempi brevi, vista la sentenza sul "leggitimo im-
pedimento". Di certo pare che le elezioni anticipate non siano dietro l'an-
golo, in queste condizioni ammesso che il premier cada, andranno trovate
soluzioni che portino avanti la legislatura per un altro anno almeno. Da
un lato per mantenere la situazione economica sotto controllo ed cercare
di fare quelle riforme istituzionali ormai ineludibili, cominciando da una
nuova legge elettorale.
FEDERICA PELLEGRINI SI TRASFERISCE A PARIGI
"Sono una ragazza normalissima. Ho avuto i tormenti di tutti gli adolescenti: problemi alimentari, poi le crisi d'ansia - afferma la primatista mondiale di 200 e 400 stile libero -. Ne sono venuta fuori con le mie forze. Comunque non mi vergognerò mai di dire che ho chiesto aiuto.
Alla vigilia del trasferimento a Parigi, dove si allenerà con Philippe Lucas, la campionessa azzurra, che ha deciso di andare a vivere con il suo fidanzato, il nuotatore Luca Marin. Bene...bene fino...alla prossima crisi.
Alla vigilia del trasferimento a Parigi, dove si allenerà con Philippe Lucas, la campionessa azzurra, che ha deciso di andare a vivere con il suo fidanzato, il nuotatore Luca Marin. Bene...bene fino...alla prossima crisi.
venerdì 14 gennaio 2011
IL SI PASSA A MIRAFIORI GRAZIE AGLI IMPIEGATI
Dopo uno scrutinio durato circa 9 ore, i voti favorevoli hanno prevalso, sia pure di strettissima misura. Queste le cifre ufficiali: al voto, iniziato col turno delle 22.00 di giovedì, hanno partecipato 5.119 lavoratori, oltre il 94,2% degli aventi diritto. E il sì ha vinto con 2.735 voti, pari al 54,05%. A votare no sono stati invece in 2.325 (45,95%), mentre le schede nulle e bianche sono state complessivamente 59. Nei primi seggi scrutinati, nei quattro del montaggio e in uno della lastratura, dove la Fiom, che si oppone all'accordo, è tradizionalmente forte, hanno prevalso i "no". Poi, nelle prime ore del mattino, la situazione si è rovesciata, grazie soprattutto al voto degli impiegati: a decidere, a mettere a segno l'allungo decisivo per il sì, è stato infatti il seggio 5, quello dei 449 impiegati. Lo spoglio è iniziato poco dopo le 21 di venerdì. E' apparso subito che il verdetto finale non avrebbe portato a nessuna delle due opzioni una larga vittoria: si è profilato un testa a testa fin dall'inizio.
martedì 11 gennaio 2011
PER I BOOKMAKER IL LEGGITTIMO IMPEDIMENTO E' INCOSTITUZIONALE
I bookmaker non credono al via libera al legittimo impedimento, sul quale si attende il pronunciamento della Corte Costituzionale per la verifica di costituzionalita' del procedimento. In attesa della pronuncia di giovedi', gli allibratori hanno infatti fornito le quote sul responso dei giudici, ''bocciando'' la possibilita' che il procedimento passera' l'esame della Corte Costituzionale. Secondo i bookmaker, infatti - scrive l'Agicos - si gioca a 10.00 la possibilita' che il legittimo impedimento sara' giudicato compatibile con i dettami della Carta Costituzionale, contro un ben piu' probabile 1.03 sulla bocciatura del procedimento.
domenica 2 gennaio 2011
ORA LA MAMMA SEGRETA DI CRISTIANO JR. E' IN ANSIA PER IL FIGLIO
È disperata, piange, scongiura di rivedere il suo piccolo: è la mamma segreta di Cristiano jr., il figlio del campione del Real Madrid, Cristiano Ronaldo. La donna ha siglato un accordo con il giocatore portoghese, un patto mai visto: dieci milioni di sterline in cambio di rinunciare al figlio per sempre, tenendo segreta la maternità anche ai genitori. Il contratto l'ha resa ricchissima, ma adesso si sente il cuore strappato. "E' pentita amaramente per la sua scelta - ha spiegato un amico della ragazza segreta al Sunday Mirror - ma adesso ci ha ripensato, dopo aver vissuto mesi di depressione. Telefona a Ronaldo per chiedergli di vedere il figlio, ha detto al campione che è disposta a ridare indietro tutti i soldi, pur di avere contatti con il proprio bambino. Non può raccontare la sua storia a nessuno, si sente incredibilmente sola".
COME SI TRASMETTERA' IL SAPERE DA OGGI IN POI
Il sapere oggi sempre di più si fonda su «produzione e condivisione di creazioni digitali» e su una «partnership informale» tra insegnanti e alunni, che porta il bambino a sentirsi responsabile del progetto educativo. Il maestro non è più un trasmettitore di conoscenza ma un «facilitatore», che fa da filtro tra il caos della rete e il cervello del piccolo studente. «Frequentano gli schermi interattivi fin dalla nascita». È la prima generazione (che oggi ha tra gli 0 e i 12 anni) veramente hitech, che pensa, apprende e conosce in maniera differente dai suoi fratelli maggiori. «Se per noi imparare significava leggere-studiare-ripetere, per i bambini cresciuti con i videogames vuol dire innanzitutto risolvere i problemi in maniera attiva». I bambini cresciuti con consolle e cellulare sono «abituati a vedere la risoluzione di compiti cognitivi come un problema pragmatico». «Quando le modalità di apprendimento scolastico sono simili a quelle di un gioco ci sono maggiori chance che gli alunni apprendano volentieri e in fretta».
NOE' RICOMPARE.....IN AUSTRALIA
Il Queensland, la parte nordorientale dell’Australia, è in ginocchio. Devastata dalla più grande inondazione degli ultimi 50 anni. «Un disastro di proporzioni bibliche», spiega Andrew Fraser, capo del Dipartimento del Tesoro dello Stato. La gente o ha lasciato le abitazioni o osserva i fiumi gonfiarsi a dismisura. Ben sei corsi d’acqua hanno superato gli argini. La pianura del Queensland è punteggiata dei tetti delle fattorie che spuntano da un mare d’acqua dolce e di fango e di detriti. Il Fitzroy River, il secondo bacino australiano è di oltre 9 metri sopra il suo livello, minaccia 4 mila abitazioni e mercoledì raggiungerà il culmine. La zona colpita infatti è grande quanto Francia e Germania messe insieme. Le autorità hanno avvertito la popolazione a prestare attenzione a coccodrilli e serpenti «alla deriva» e che avranno trovato riparo o piuttosto un ambiente accogliente nelle case inondate dove il cibo non manca. Gravemente colpite le miniere di carbone, una delle voci principali dell’economia locale. Società come l’Anglo American e la Rio Tinto sono state costrette a rallentare o fermare la produzione. Danneggiate le piantagioni da zucchero e così a rischio c’è l’export dello zucchero grezzo di cui l’Australia è leader mondiale. Il porto di Bundaberg è chiuso e, spiega uno dei dirigenti dell’industria, «se non riaprirà a breve causerà pesanti danni». A Bundaberg ieri si è recata Julia Gillard. La premier ha parlato di «disastro naturale» e annunciato lo stanziamento di fondi per 1 milione di dollari, un sesto di quanto finora richiesto dalle autorità cittadine. «Ci sono molte cose da fare e le faremo», ha detto Gillard. Agli australiani è giunto anche il messaggio di solidarietà della Regina Elisabetta II. Il paradosso di questa inondazione record è l’altra metà dell’Australia rischia di «bruciare». Le temperature hanno superato i 40 gradi. Nello Stato di Vittoria e nella South Australia i vigili del fuoco hanno preparato piani di evacuazione nel caso i focolai, finora domati, dovessero riprendere.
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