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domenica 27 febbraio 2011
DRAGHI E LA GIOVENTU' SPRECATA
«Gioventù sprecata», potrebbe essere il titolo di un film sull’Italia di oggi. Ci voleva un algido governatore a rammentarcelo. Draghi parla con precisione chirurgica: «I salari di ingresso dei giovani sul mercato del lavoro, in termini reali, sono fermi da oltre un decennio sui livelli al di sotto di quelli degli anni Ottanta. Il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 30%». Almeno tre generazioni di giovani sono fuori da ogni previsione sociale, molti di loro non hanno mai potuto lavorare, gran parte di essi si avvia verso la matura età senza alcun contributo previdenziale. Fuori da tutto, espulsi da ogni prospettiva, ridotti a non nutrire più speranza, costretti a vivere solo grazie alle loro famiglie perché «si accentua – dice ancora Draghi – la dipendenza, più elevata nel confronto internazionale, dalla ricchezza dei genitori». Queste nuove generazioni, mediamente più informate di quelle precedenti, vivono la contraddizione fra l’estrema enfatizzazione dei modelli consumistici e la drammatica realtà della vita senza speranza che conducono. Se c’è una cosa che ci accomuna al mondo arabo in ebollizione di fronte al nostro mare, è questa condizione giovanile che sta facendo alzare la temperatura sociale. Lì è già esplosa. E qui, quanto durerà questo silenzio? La generazione degli anni Sessanta si è ribellata per molto meno, chiedendo molto di più. Quando questi giovani scopriranno che anche per loro “dio è morto” e sarà duro convincerli a ridurre le loro pretese.
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