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martedì 10 maggio 2011

BOLOGNA E LA CAMPAGNA.....DEL PENE DEPRESSO

DA IL RIFORMISTA 10/05/2011 DI ANTONELLA CARDONE:

Amore, tradimenti, sesso e vendetta, le parole d’ordine dell’ultima campagna elettorale, e sempre il sesso, nelle sue più variegate forme, gronda da tutti i pori della politica a Bologna anche stavolta. Superate le storie di presunti amanti del candidato sindaco mancato, Maurizio Ce-venini, e dei viaggi pagati coi soldi pubblici alla fidanzata del dimissionario Flavio Delbono,dopo un anno e mezzo di commissariamento questa sarà forse ricordata come la campagna elettorale del “pene depresso”. Era quella di un membro non in erezione, infatti, l’immagine in cui si è ritrovata “taggata” su Facebook una candidata di Sinistra e Libertà, Antonietta Laterza, la quale dopo le dovute segnalazione e denunce contro l’anonimo spiritosone, parla senza mezzi termini di «brutto tiro politico, un’offesa, un vilipedio», che casca il giorno dopo che Beppe Grillo ha dato commiato dal suo comizio in piazza Maggiore conun «At salut, buson», «ti saluto,culattone», rivolto a Nichi Vendola che sarebbe arrivato in piazza poco dopo. Una battuttaccia da comico di quart’ordine che ha fatto infuriare dall’Arcigay a tutta la sinistra, e che ha fatto rispolverare un dibattito sul machismo come non se ne vedevano da tempo. «Cerca l’applauso facile del pubblico con battute maschilistee populiste da bar sport. È esattamente ciò che fa il nostro presidente del Consiglio e mal si concilia con chi sostiene di rap presentare qualcosa di nuovo nello stantio panorama politico italiano», attacca Arcigay, «Grillo ha un linguaggio che a me pare un po’ eccessivamente maschilista, un po’ tributario di un codice sessista e machista», insiste Vendola. Neanche il tempo di prendere fiato, ed ecco che sul quotidiano locale l’Informazione un candidato leghista fa outing: «Sono gay». Di più: «Ho fatto anche un film porno omosessuale». Stefano Guida, 26 anni, parrucchiere, famiglia rosso comunista fino a pochi anni fa, ora tutta convertita al verde Lega, ha spiazzato tutti. Ma non quelli del Carroccio che, sostiene, «guardano se uno crede nei valori della Lega, e non altro», ma teme «ora che l’ho detto, magari la Lega mi espelle....». E fa quindi sapere che quando Rosi Mauro è venuta a Bologna l’ultima volta e distribuiva rose rosse alle elet-trici lui ne ha chiesto una per sé. E la Mauro, con un sorriso dolce per quel che le è possibile - consegnando la rosa gli ha fatto l’occhiolino. «Ha capito che sono gay e non ha avuto problemi», sostiene Guida. Che dire del ritorno nell’agone mediatico di Cinzia Cracchi? Dopo essere stata la protagonista indiscussa della campagna elettorale 2009 con le accuse che portarono allo scandalo sessual giudiziario che travolse Delbono, mirando a esserlo anche di questa si è candidata con una neonata lista civica. Vuole fare la consigliera comunale come «simbolo di tutte le donne maltrattate dagli uomini», dice. Ha raccontato in dettaglio altro gossip sulla sua relazione con Delbono: «Io gli sono semprestata fedele, ma lui no, amava tante donne quanti sono i piloni dei portici di Bologna», un assist per per mettere a Roberto Benigni, arrivato in città un paio di giorni fa per inaugurare una mostra a lui dedicata, di andare in gol con un: «Ma qui a Bologna siete peggio di Berlusconi!». La città delle tre T (torri, tortellini e tette) e delle donne famose per la loro bravura nel sesso orale non si è scomposta più di tanto. Ma ha tremato quando dagli altoparlanti della radio ha sentito Cinzia discettare, ospite di Un giorno da conigli sulla bellezza dei politici italiani. «Il più bello è di certo Silvio Berlusconi. È giovanile, è affascinante. Magari essere la sua fidanzata! Silvio!!!! Io lavoro alla Regione, chiama al centralino chiedendo di me!». Per chiosare, scuotendo la chioma bionda, con un ammiccante «bè,se ha chiamato in Questura per Ruby....». Del resto, gli argomenti della campagna elettorale bolognese sono davvero scarsi, nella sfida che sembra già vinta tra il democrat Virginio Merola e il leghista, sostenuto anche dal Pdl, Manes Bernardini. Ora che tutti, persino il Pd che lo aveva sostenuto, hanno scaricato la magagna Civis, il tram su gomma a guida ottica per il cui appalto daoltre 140 milioni di euro è indagato per corruzione l’ex sindaco Giorgio Guazzaloca, sembra ci sia poco di cui dibattere. Si è fatta le conta delle piazze più o meno piene: tra quella per Vendola, quella per Grillo e quella per Bossi, vince facile il governatore pugliese. E ci si è messi a guardare se il primo leghista candidato sindaco a Bologna canti o no l’inno nazionale. «Non canto nulla, neanche il Và pensiero, perchè sono stonato»,se l’è cavata Bernardini.

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