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venerdì 25 febbraio 2011

ORA L'EUROPA BATTA UN COLPO

Molti paragonano ciò che sta avvenendo sulla sponda sud del Mediterraneo alla caduta del Muro di Berlino nel 1989: questo paragone è accettabile fino a un certo punto. Il contesto arabo è molto più complesso: perché all'effetto sorpresa - sono bastati 30 giorni per far crollare il regime di Mubarak e di Ben Alì ed ora è il turno di Gheddafi - si aggiunga la totale incertezza su come le cose si evolveranno, a chi potrebbe toccare dopo di loro. Ciò che sta accadendo trova l'Europa del tutto impreparata. E, al contrario di quanto è accaduto nei confronti dei paesi ex comunisti dell'Est, qui c'è solo il vuoto e l'emergenza; ma nell'emergenza è contenuto l'enorme rischio di non poter controllare fenomeni di dimensione epocale.È proprio nel vuoto della storia che si insediano i pericoli: pericoli di tutti i tipi, che divengono tensioni e poi conflitti. E in questa cacofonia si sente affermare di tutto: fare la guerra agli immigrati, attuare il respingimento eccetera. Mentre il compito della politica, proprio in questo momento, sarebbe quello di anticipare il rischio di eventi catastrofici e dare a questi popoli la speranza di costruire nuove società democratiche e uno sviluppo economico e sociale.
Quel che più preoccupa è che in seno all'Europa tutte le politiche migratorie sono state nazionali e non comunitarie: non c'è mai stata una politica migratoria europea. Ogni Stato interviene inoltre in funzione delle condizioni del momento, con politiche congiunturali anziché strutturali; e ciò di fronte a un quadro demografico europeo che è dei più preoccupanti. Il rischio vero, allora, è che anche l'Europa sprofondi nel Mediterraneo, perché non esistono più centri né periferie: la globalizzazione è anche questo.

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