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martedì 24 maggio 2011

«Primum vivere deinde crescere».

Forse la crescita non è sufficiente, - sottolinea il responsabile del Tesoro - ma senza la tenuta di bilancio non ci sarebbe stata neanche questa insufficiente crescita». Il ministro spiega però che ora è il momento delle riforme per il quale tuttavia non esiste «una formula istantanea e salvifica». Alla base dell'azione di governo c'è piuttosto la formula ereditata da Cavour che è quella di «camminare sulla via del progresso con energica moderazione evitando gli eccessi degli agitati e le secche dei retrogradi». Il ministro ricorda in tal senso tutte le misure contenute nel decreto sviluppo varato di recente e afferma: «Il ciclo delle riforme è appena iniziato e deve continuare. Tutto è aperto a formule costruttive ma considerando il giusto mezzo e l'energica moderazione». Oltretutto «non si può immaginare che tutto avvenga in un attimo».
Tremonti poi interviene anche sull'allarme lanciato dall'Istat relativo al rischio povertà per un quarto degli italiani. «Considero discutibile questa rappresentazione». Poi chiede alla platea: «alzino la mano quanti di voi sono poveri». Tremonti non nega che ci siano situazioni di difficoltà nel Paese, ma complessivamente «la ricchezza in Italia non è scesa in questo decennio, ma anzi è salita. Questo risulta dalle statistiche ufficiali».
Per rispettare i vincoli europei l'Italia dovrebbe varare una manovra di correzione dei conti pubblici paragonabile a quella da 46 miliardi di euro realizzata nel 1992, ha detto Luigi Mazzillo, presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti, introducendo nella sala Zuccari del Senato il Rapporto 2011. Il ministero dell'Economia ha delineato nel Documento di economia e finanza (Def) il percorso di risanamento per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. Alle manovre già varate nel 2008 e nel 2010, il Def aggiunge una nuova correzione da 2,3 punti di Pil tra 2013 e 2014. Secondo Bankitalia il programma del Def è in linea con il nuovo criterio europeo del debito. Il magistrato ha aggiunto che «le simulazioni presentate nel Rapporto segnalano come, con l'ipotizzata continuazione di tassi di crescita molto modesti, il rispetto dei nuovi vincoli europei richieda un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni novanta, per l'ingresso nella moneta unica». Secondo Mazzillo «a differenza di allora però, gli elevati valori di saldo primario andrebbero conservati nel lungo periodo, rendendo permanente l'aggiustamento sui livelli della spesa, oltre che impraticabile qualsiasi riduzione della pressione fiscale, con la conseguente obbligata rinuncia ad esercitare per questa via un'azione di stimolo sull'economia». La Corte dei conti valuta dunque che per l'Italia la correzione del debito in base ai nuovi vincoli europei sarà pari «a circa 46 miliardi» all'anno come la manovra da 93.000 miliardi di vecchie lire varata nel 1992 da Giuliano Amato per arginare il deficit pubblico.

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