Qualcuno riferisce che per convincerlo Fini avrebbe addirittura proposto di formalizzare il tutto davanti a un notaio. Altri, invece, lo frenano, gli intimano di non fidarsi, ma soprattutto di non accettare trattative sull'unica arma che assicura al premier la ''sopravvivenza politica'': ovvero l'attuale legge elettorale.
La proposta del presidente della Camera al premier puo' essere cosi' riassunta: dai un segnale di discontinuita', sali al Colle e dimettiti prima del voto in Aula e noi ci impegniamo a sostenere un nuovo governo, da te guidato, in cui far entrare anche l'Udc. L'unica condizione posta e' una riforma della legge elettorale che modifichi il premio di maggioranza. Offerta che il premier non ha accettato, ma neanche rigettato. ''Ci sta riflettendo, anche perche' sono in molti a chiederglielo'', rivela un dirigente del partito. Un riferimento alle 'colombe': Gianni Letta, Angelino Alfano, Franco Frattini. Sarebbero loro a spingere il Cavaliere ad andare perlomeno a vedere le carte dell'ex alleato. I 'ragionieri' di Montecitorio continuano a ripetergli che avra' la maggioranza: 313 a 311 nelle peggiori previsioni. Lui dice di crederci, ma in realta' sa benissimo che sara' un roulette: ma e' disposto a correre il rischio, visto che considera altrettanto pericoloso salire al Colle con le dimissioni in mano. Se andasse bene, potrebbe allargare la maggioranza dopo aver incassato la fiducia, da una posizione di forza. Se al contrario andasse male, chiedera' le elezioni. Per ora, dunque, Berlusconi non cede. Diverso, a suo avviso, sarebbe il discorso se Fini desse ascolto alle 'colombe' di Fli, come Silvano Moffa secondo il quale ''le dimissioni del premier non sono necessarie'' visto che sarebbe ''sufficiente un patto di legislatura''.
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