«Laggiù c’è solo l’aria fredda che risale dalle viscere della terra e una montagna intera intorno, e l’oscurità che ti circonda è così grande e impenetrabile che essere un uomo è come essere niente.» [da 'Scavare una buca' di Cristiano Cavina]
«Un romanzo intenso e drammatico che è un omaggio ai valori su cui ogni giusta società dovrebbe fondarsi: l’umiltà, l’orgoglio di poter lavorare perché è un diritto, la coesione famigliare, il senso di responsabilità. Le emozioni, però, sono sempre fragili, proprio come i cristalli grezzi che luccicano sotto il sole.»
Un romanzo lineare, che riporta all’attenzione del lettore il tema del lavoro duro, quello che lascia il sudore grondare dalla fronte e che ti spacca le ossa, un mondo al quale il protagonista di questo romanzo non può rinunciare, nonostante nella cava di gesso la polvere si attacchi ai polmoni diventando parte degli stessi: «Era quella la vita che avevo scelto, e l’avrei portata avanti così anche dovendo scavare nella polvere per sempre».
In fondo a una valle, la cava di gesso domina il paesaggio. Una ferita larga, bianchissima nella montagna. Un cratere a cielo aperto e le bocche spalancate delle gallerie che scendono nel cuore della terra. L’andirivieni dei camion che impolverano le strade. Un camionista riconosce tra i nuovi assunti il figlio di un vecchio collega. Il ragazzo ha visto il padre rimanere invalido, schiacciato da un blocco di gesso. Non è convinto della strada che ha scelto, ma in tempi di vacche magre gli sarebbe sembrato quasi un insulto non accettare il posto che gli è stato offerto. E timidamente, non avendo cuore di parlarne al padre, che tanto ha fatto per fargli avere quel posto, troverà il coraggio di parlarne al camionista. Che non avrà nessuna risposta da dargli al momento giusto. Segnando così, involontariamente, il destino del giovane.
E tutto intorno continua a posarsi su di loro la polvere degli scavi, quella dei cristalli di gesso, difficile da mandare via. Una polvere che ti intasa dentro e ti porta via la voce e il respiro. Spesso non solo quello …
Un romanzo che mira a quei valori che sono, tra l’altro, tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, il diritto al lavoro unito al diritto alla vita. Una storia che riporta ad essere protagonista assoluto il mondo operaio, da troppo tempo assente ormai dalle storie della nostra narrativa.
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domenica 27 febbraio 2011
DRAGHI E LA GIOVENTU' SPRECATA
«Gioventù sprecata», potrebbe essere il titolo di un film sull’Italia di oggi. Ci voleva un algido governatore a rammentarcelo. Draghi parla con precisione chirurgica: «I salari di ingresso dei giovani sul mercato del lavoro, in termini reali, sono fermi da oltre un decennio sui livelli al di sotto di quelli degli anni Ottanta. Il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 30%». Almeno tre generazioni di giovani sono fuori da ogni previsione sociale, molti di loro non hanno mai potuto lavorare, gran parte di essi si avvia verso la matura età senza alcun contributo previdenziale. Fuori da tutto, espulsi da ogni prospettiva, ridotti a non nutrire più speranza, costretti a vivere solo grazie alle loro famiglie perché «si accentua – dice ancora Draghi – la dipendenza, più elevata nel confronto internazionale, dalla ricchezza dei genitori». Queste nuove generazioni, mediamente più informate di quelle precedenti, vivono la contraddizione fra l’estrema enfatizzazione dei modelli consumistici e la drammatica realtà della vita senza speranza che conducono. Se c’è una cosa che ci accomuna al mondo arabo in ebollizione di fronte al nostro mare, è questa condizione giovanile che sta facendo alzare la temperatura sociale. Lì è già esplosa. E qui, quanto durerà questo silenzio? La generazione degli anni Sessanta si è ribellata per molto meno, chiedendo molto di più. Quando questi giovani scopriranno che anche per loro “dio è morto” e sarà duro convincerli a ridurre le loro pretese.
venerdì 25 febbraio 2011
ORA L'EUROPA BATTA UN COLPO
Molti paragonano ciò che sta avvenendo sulla sponda sud del Mediterraneo alla caduta del Muro di Berlino nel 1989: questo paragone è accettabile fino a un certo punto. Il contesto arabo è molto più complesso: perché all'effetto sorpresa - sono bastati 30 giorni per far crollare il regime di Mubarak e di Ben Alì ed ora è il turno di Gheddafi - si aggiunga la totale incertezza su come le cose si evolveranno, a chi potrebbe toccare dopo di loro. Ciò che sta accadendo trova l'Europa del tutto impreparata. E, al contrario di quanto è accaduto nei confronti dei paesi ex comunisti dell'Est, qui c'è solo il vuoto e l'emergenza; ma nell'emergenza è contenuto l'enorme rischio di non poter controllare fenomeni di dimensione epocale.È proprio nel vuoto della storia che si insediano i pericoli: pericoli di tutti i tipi, che divengono tensioni e poi conflitti. E in questa cacofonia si sente affermare di tutto: fare la guerra agli immigrati, attuare il respingimento eccetera. Mentre il compito della politica, proprio in questo momento, sarebbe quello di anticipare il rischio di eventi catastrofici e dare a questi popoli la speranza di costruire nuove società democratiche e uno sviluppo economico e sociale.
Quel che più preoccupa è che in seno all'Europa tutte le politiche migratorie sono state nazionali e non comunitarie: non c'è mai stata una politica migratoria europea. Ogni Stato interviene inoltre in funzione delle condizioni del momento, con politiche congiunturali anziché strutturali; e ciò di fronte a un quadro demografico europeo che è dei più preoccupanti. Il rischio vero, allora, è che anche l'Europa sprofondi nel Mediterraneo, perché non esistono più centri né periferie: la globalizzazione è anche questo.
Quel che più preoccupa è che in seno all'Europa tutte le politiche migratorie sono state nazionali e non comunitarie: non c'è mai stata una politica migratoria europea. Ogni Stato interviene inoltre in funzione delle condizioni del momento, con politiche congiunturali anziché strutturali; e ciò di fronte a un quadro demografico europeo che è dei più preoccupanti. Il rischio vero, allora, è che anche l'Europa sprofondi nel Mediterraneo, perché non esistono più centri né periferie: la globalizzazione è anche questo.
mercoledì 23 febbraio 2011
DIEGO DELLA VALLE E' OTTIMISTA SUL FUTURO DEL NOSTRO PAESE
Una voce fuori dal coro quella del patron di Tod's, Diego Della Valle, che ritiene "un buon momento per il Paese" quello attuale. Intervenendo agli Stati generali per Roma Capitale, l'imprenditore ha sottolineato che "nel Paese prima c'era un tappo che ora se ne sta andando, alcune vecchie lobby che hanno ingessato il Paese non ci sono più, sta avanzando una classe di giovani che ha un'attenzione fortissima, la globalizzazione ha fatto il resto. I prossimi due anni - ha sottolineato Della Valle - saranno determinanti". L'imprenditore si è quindi detto ottimista sulla possibilità che l'Italia "si possa mettere in carreggiata molto in fretta".
martedì 22 febbraio 2011
lunedì 21 febbraio 2011
IL NORD AFRICA IN FIAMME ORA TOCCA A GHEDDAFI
In una Libia che brucia tra caos e sangue, il rais è abbandonato anche dai religiosi islamici: la Rete dei liberi ulema ha detto che la rivolta contro il regime è dovere divino di ciascuno. Violenti scontri sarebbero in atto tra i fedelissimi gheddafiani delle Guardie dei Comitati rivoluzionari e i militari golpisti. In questi scontri sarebbe rimasto gravemente ferito il comandante delle forze speciali, Abdalla El Senoussi, secondo alcune voci sarebbe morto. Si susseguono le voci non confermate sul destino di Muhammar Gheddafi: tra chi lo dà in fuga e chi nell'opposizione assicura che si trovi ancora in Libia. Secondo fonti ospedaliere citate dalla televisione, ci sarebbero già 61 morti nella capitale nelle prime ore di lunedì. Mentre secondo la Federazione internazionale per i diritti umani, Fidh, i morti dall'inizio delle contestazioni contro Gheddafi sarebbero tra i 300 e i 400 «per una cifra più vicina ai 400 che ai 300». Testimoni riferiscono che sono stati incendiati sia il Parlamento che la sede del governo. Si parla di saccheggi di banche e negozi anche da parte delle forze dell'ordine mentre l'esercito si sarebbe unito ai dimostranti. Secondo il sito informativo al-Manara, bande armate stanno circolando per il quartiere di al-Azizia, dove si trova la sede della tv pubblica e diversi palazzi istituzionali, oltre alla residenza di Gheddafi. Gruppi armati hanno attaccato la caserma di al-Baraim, a una decina di chilometri dal centro di Tripoli. Cecchini appostati sui tetti hanno aperto il fuoco contro i manifestanti che tentavano di avanzare verso il centro di Tripoli.
domenica 20 febbraio 2011
A LONDRA SVETTA UN CONO DI LUCE IDEATO DA RENZO PIANO
Lo si vede già da quasi ogni angolo della città. Ma per il momento è nudo, incompleto e non ancora del tutto cresciuto. Quando sarà terminato, nel 2012, diventerà il grattacielo più alto di Londra e di tutta Europa: 310 metri, 87 piani, un cono di luce, interamente rivestito di pannelli di vetro, che lo faranno risplendere sulla più grande metropoli del continente. A progettarlo è stato un architetto italiano, Renzo Piano, le cui opere adornano mezzo mondo, dal museo Pompidou di Parigi alla nuova sede del New York Times nella Grande Mela, vincitore del premio Pritzker, il Nobel dell'architettura, che ora mette la sua firma anche in cima, per così dire, alla capitale britannica. Un italiano sul tetto di Londra è la conferma che, per quanto ne dica il primo ministro David Cameron, il multiculturalismo è vivo e vegeto in questa città che cambia pelle in continuazione, mescolando vecchio e nuovo, antico e moderno, classico e avanguardia. E non a caso The Shard, il nome del nuovo grattacielo (alla lettera significa "coccio", "frammento"), ha messo d'accordo perfino laburisti e conservatori.
venerdì 18 febbraio 2011
E' BALLERINO IL FASCINO DELLA SANTA ALLEANZA
È ormai chiara a tutti una verità elementare: nelle fasi in cui si prevede un’accelerazione elettorale, il Pd, l’Udc, Fli (e negli ultimi giorni persino Nichi Vendola) sono pronti a fare cartello. Appena la prospettiva del voto si allontana, ciascuno torna a fare partita a sé e a pensare ai propri guai. Ecco perché Pier Ferdinando Casini oscilla tra le interviste in cui invoca un Cln per liberare il paese da Berlusconi a quelle in cui offre una sorta di appoggio esterno all’esecutivo, oppure nega sdegnato anche la sola idea di un’alleanza col Pd, come ha fatto nelle ultime ore. Un problema analogo lo ha Fini, il quale la scorsa settimana ha celebrato una schizofrenica costituente di Fli, da una parte rassicurando chi nel suo partito non accetta di fare asse con la sinistra nemmeno in caso di emergenza («Non andremo mai a sinistra», è stato il mantra della convention di Rho), dall’altro promuovendo negli incarichi chiave tutti i fautori della Santa Alleanza. Fini ha pagato caro il prezzo di questa ambiguità.
Fermo sulla proposta del grande patto costituzionale c’è solo il Pd, che resta così in balìa degli eventi. Pier Luigi Bersani può compiacersi di aver messo in campo una soluzione d’emergenza capace di ottenere consenso. Ma se l’emergenza, almeno quella elettorale, non c’è? E se Berlusconi, a dispetto di tutto, riuscisse davvero a portare a termine la legislatura? Rimettere in campo una solida strategia delle alleanze è comunque una priorità, che si voti tra due mesi o nel 2013. Ma senza “emergenza”, la Santa Alleanza perde molte delle sue ragioni e del suo fascino. Se i democratici - e come loro anche Fini e Casini - hanno altri due anni per organizzarsi, gli elettori si attendono la capacità di avanzare una proposta ordinaria, in cui magari il centrosinistra fa il centrosinistra e il Terzo Polo fa il Terzo Polo, ammesso che sia capace di resistere così a lungo alle intemperie. Un’alleanza vasta è sempre possibile, ma a quel punto è lecito pretendere che sia cementata da un solido progetto politico oltre che dalla necessità di arginare il plebiscitarismo del Cavaliere.
Fermo sulla proposta del grande patto costituzionale c’è solo il Pd, che resta così in balìa degli eventi. Pier Luigi Bersani può compiacersi di aver messo in campo una soluzione d’emergenza capace di ottenere consenso. Ma se l’emergenza, almeno quella elettorale, non c’è? E se Berlusconi, a dispetto di tutto, riuscisse davvero a portare a termine la legislatura? Rimettere in campo una solida strategia delle alleanze è comunque una priorità, che si voti tra due mesi o nel 2013. Ma senza “emergenza”, la Santa Alleanza perde molte delle sue ragioni e del suo fascino. Se i democratici - e come loro anche Fini e Casini - hanno altri due anni per organizzarsi, gli elettori si attendono la capacità di avanzare una proposta ordinaria, in cui magari il centrosinistra fa il centrosinistra e il Terzo Polo fa il Terzo Polo, ammesso che sia capace di resistere così a lungo alle intemperie. Un’alleanza vasta è sempre possibile, ma a quel punto è lecito pretendere che sia cementata da un solido progetto politico oltre che dalla necessità di arginare il plebiscitarismo del Cavaliere.
LE ESCORT PER ANZIANI NON SONO UN ESCLUSIVITA' ITALIANA
Yasmine, 24 anni, di "Hauptstadt-Escort Service", che si è specializzata in ultrasessantenni. Yasmin, che viene dal quartiere berlinese di Neukoelln, conta 15 clienti fissi negli ospizi e si fa pagare 100 euro l'ora. Ma entrare in queste strutture non è sempre impresa facile: "Alcuni dei miei clienti più vecchi mi presentano come nipote", racconta alla Berliner Zeitung, altre volte invece è l'assistente sociale che la aiuta a infilarsi nelle stanze senza dare nell'occhio. Niente stivaloni di vernice o trucco pesante, quindi, la discrezione in questi casi è importante. In Germania sono una realtà ai limiti della legalità. L'"Associazione tedesca per le prestazioni sessuali" (Bundesverband sexuelle Dienstleistungen) stima che in quasi una casa di riposo su due le "signorine" prestino i loro servizi.
giovedì 17 febbraio 2011
PARALLELO TRA CRONO E FINI SECONDO CORSARO DEL PDL
Crono aiutò la madre a liberarsi di Urano che giaceva costantemente su di lei impedendo ai figli concepiti di uscire dal suo grembo. Evirò il padre con un falcetto fabbricato dalla Terra al proprio interno, gettò l'organo amputato nel mar Egeo e prese il posto di Urano alla guida del mondo. Crono scacciò i fratelli Ciclopi ed Ecatonchiri e li confinò nel Tartaro. In seguito sposò la sorella Rea, con la quale generò i principali dei del Pantheon greco. I genitori dei due però avevano predetto a Crono che sarebbe stato a sua volta detronizzato da uno dei suoi figli. Per evitare di perdere il potere così come era capitato a suo padre Urano, il dio prese a divorare i piccoli figli via via che Rea li partoriva. Questa partorì Demetra, Era, Estia, Ade e Poseidone, tutti divorati da Crono.
Fini è come Crono, il dio della mitologia greca che divorava i suoi stessi figli. Lo afferma il vicepresidente vicario del Pdl alla Camera Massimo Corsaro, commentando le defezioni in Fli. "Gianfranco Fini ha affinato nel tempo le innate doti di affondatore. Gli ci sono voluti anni con Alleanza Nazionale - prosegue Corsaro - passando tramite tutte le abiure ed i voltafaccia culturali". "Con Futuro e Libertà ha ulteriormente accorciato i tempi, al punto che il suo neonato - o meglio neomorto - partito va in frantumi dopo soli quattro giorni dal congresso costitutivo. Un primato da Guinnes". Questo Fini è meglio della divinità antica.
Fini è come Crono, il dio della mitologia greca che divorava i suoi stessi figli. Lo afferma il vicepresidente vicario del Pdl alla Camera Massimo Corsaro, commentando le defezioni in Fli. "Gianfranco Fini ha affinato nel tempo le innate doti di affondatore. Gli ci sono voluti anni con Alleanza Nazionale - prosegue Corsaro - passando tramite tutte le abiure ed i voltafaccia culturali". "Con Futuro e Libertà ha ulteriormente accorciato i tempi, al punto che il suo neonato - o meglio neomorto - partito va in frantumi dopo soli quattro giorni dal congresso costitutivo. Un primato da Guinnes". Questo Fini è meglio della divinità antica.
TESTO DI CHIAMAMI ANCORA AMORE DI ROBERTO VECCHIONI
e per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare
per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un http://airdave.it deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso
e sono come il sorriso di dio
in questo sputo di universo
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
chiamami ancora amore
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare
per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un http://airdave.it deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso
e sono come il sorriso di dio
in questo sputo di universo
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
chiamami ancora amore
martedì 15 febbraio 2011
IN VISTA GRANDE ACCORDO TRA CINA E COLOMBIA PER ALTERNATIVA AL CANALE DI PANAMA
«Cina e Colombia stanno lavorando alla costruzione di una ferrovia che collegherà Atlantico e Pacifico. Un'alternativa al Canale di Panama».
Un megaprogetto destinato a riscrivere la geografia commerciale di un'area strategica. Il traffico che passa per il Canale di Panama, inaugurato nel 1914, rappresenta il 5% del commercio mondiale e ogni anno è attraversato da 13-14 mila navi. «È una proposta seria ed è in uno stato abbastanza avanzato», il collegamento sarà costituito da 220 chilometri di binari dal Pacifico a una nuova città che verrà costruita sull'Atlantico, vicina a Cartagena. Negli ultimi anni la Cina ha considerevolmente aumentato l'interesse per l'America Latina e ha iniettato decine di miliardi di dollari nel subcontinente.
Oggi la Cina, per la Colombia, è il secondo partner commerciale dopo gli Stati Uniti. I rapporti tra Bogotà e Washington, va ricordato, sono sempre molto intensi anche sul fronte politico. Bogotà è l'unico paese latinoamericano che ha siglato con gli Stati Uniti alleanze molto forti anche sul piano militare.
Tuttavia negli ultimi anni si è verificata qualche frizione commerciale. La Colombia attende che l'accordo di libero scambio firmato tra i due paesi quattro anni fa sia ratificato dal Congresso. Non è affatto escluso che l'accordo annunciato da Santos sia una strategia politica per accelerarne la ratifica.
Un megaprogetto destinato a riscrivere la geografia commerciale di un'area strategica. Il traffico che passa per il Canale di Panama, inaugurato nel 1914, rappresenta il 5% del commercio mondiale e ogni anno è attraversato da 13-14 mila navi. «È una proposta seria ed è in uno stato abbastanza avanzato», il collegamento sarà costituito da 220 chilometri di binari dal Pacifico a una nuova città che verrà costruita sull'Atlantico, vicina a Cartagena. Negli ultimi anni la Cina ha considerevolmente aumentato l'interesse per l'America Latina e ha iniettato decine di miliardi di dollari nel subcontinente.
Oggi la Cina, per la Colombia, è il secondo partner commerciale dopo gli Stati Uniti. I rapporti tra Bogotà e Washington, va ricordato, sono sempre molto intensi anche sul fronte politico. Bogotà è l'unico paese latinoamericano che ha siglato con gli Stati Uniti alleanze molto forti anche sul piano militare.
Tuttavia negli ultimi anni si è verificata qualche frizione commerciale. La Colombia attende che l'accordo di libero scambio firmato tra i due paesi quattro anni fa sia ratificato dal Congresso. Non è affatto escluso che l'accordo annunciato da Santos sia una strategia politica per accelerarne la ratifica.
domenica 13 febbraio 2011
ALTRE FLOTTE PREMONO AI CONFINI DEL BASSO IMPERO
Sono ammassati a migliaia sulle coste dall’altra parte del Mediterraneo. Molti riescono a imbarcarsi sui loro battelli e arrivano in Italia. Chissà quanti drammi. Ieri un barcone si è rovesciato con morti e dispersi al largo della Tunisia. Stiamo rivivendo un dramma. Sono passati vent’anni esatti da quell’agosto del 1991 quando alle 3,45 del mattino la motonave Vlora sbarcò oltre quindicimila albanesi nel porto di Bari. Era la piccola Albania. Un francobollo sul mappamondo.
Oggi sta esplodendo il Nord Africa. Il solo Egitto ha ottanta milioni di abitanti. Se decidessero di seguire l’esempio degli albanesi del Vlora e venissero via con la stessa percentuale fra migranti e popolazione reale potremmo trovarci di fronte a cifre da capogiro. Scappano dalla fame e dalla persecuzione politica. Sequestrati per decenni milioni di persone guardano al mare come alla via per la salvezza. La maggioranza cerca quel benessere che hanno visto in tv e che dubitano potrà essere assicurato nella stagione delle nuove democrazie medio-orientali. Viviamo in un paese che ha perso il gusto di guardare fuori dai propri confini per cogliere le opportunità e individuare i pericoli. La rivoluzione araba sta cambiando anche la nostra storia e cambierà il nostro modo di vivere, le nostre abitudini e il nostro modo di pensare. Siamo il paese di confine per eccellenza, quello a cui guardano tutti coloro che vogliono vivere meglio. Sono soprattutto giovani quelli che sbarcheranno nei porti siciliani o cercheranno altri approdi italiani. Hanno fretta di vivere. C’è un contrasto stridente fra la lentezza e l’anacronismo delle nostre discussioni sui grandi fenomeni migratori e la velocità con cui la realtà cambia intorno a noi. In queste settimane con le tv e Internet questi giovani musulmani che chiedevano democrazia, smentendo coloro che considerano quelle culture intrinsecamente autoritarie, si sono sentiti cittadini del mondo. Anche noi abbiamo vissuto piazza Tahir come un luogo nostro. E’ normale che molti dei ribelli varchino con il corpo quei confini che la Rete ha già superato. Quando mandammo a casa gli albanesi del Vlora avemmo gioco facile. Cacciare indietro l’avanguardia di un piccolo popolo sequestrato da una oligarchia rabbiosa non era impresa complicata. In due giorni l’efficiente prefetto Parisi, capo della polizia dell’epoca, li riportò a casa. Respingere libici, marocchini, egiziani, yemeniti, tunisini sarà impresa ardua. Eppure abbiamo sempre sperato che si accendesse la rivolta democratica in paesi che sembravano ostaggio di dittature feroci e minacciati dall’islamismo radicale. Non sappiamo che strada prenderanno queste rivoluzioni ma se sbarriamo le porte facciamo del male a noi e a loro. E poi le porte si possono davvero sbarrare?
Oggi sta esplodendo il Nord Africa. Il solo Egitto ha ottanta milioni di abitanti. Se decidessero di seguire l’esempio degli albanesi del Vlora e venissero via con la stessa percentuale fra migranti e popolazione reale potremmo trovarci di fronte a cifre da capogiro. Scappano dalla fame e dalla persecuzione politica. Sequestrati per decenni milioni di persone guardano al mare come alla via per la salvezza. La maggioranza cerca quel benessere che hanno visto in tv e che dubitano potrà essere assicurato nella stagione delle nuove democrazie medio-orientali. Viviamo in un paese che ha perso il gusto di guardare fuori dai propri confini per cogliere le opportunità e individuare i pericoli. La rivoluzione araba sta cambiando anche la nostra storia e cambierà il nostro modo di vivere, le nostre abitudini e il nostro modo di pensare. Siamo il paese di confine per eccellenza, quello a cui guardano tutti coloro che vogliono vivere meglio. Sono soprattutto giovani quelli che sbarcheranno nei porti siciliani o cercheranno altri approdi italiani. Hanno fretta di vivere. C’è un contrasto stridente fra la lentezza e l’anacronismo delle nostre discussioni sui grandi fenomeni migratori e la velocità con cui la realtà cambia intorno a noi. In queste settimane con le tv e Internet questi giovani musulmani che chiedevano democrazia, smentendo coloro che considerano quelle culture intrinsecamente autoritarie, si sono sentiti cittadini del mondo. Anche noi abbiamo vissuto piazza Tahir come un luogo nostro. E’ normale che molti dei ribelli varchino con il corpo quei confini che la Rete ha già superato. Quando mandammo a casa gli albanesi del Vlora avemmo gioco facile. Cacciare indietro l’avanguardia di un piccolo popolo sequestrato da una oligarchia rabbiosa non era impresa complicata. In due giorni l’efficiente prefetto Parisi, capo della polizia dell’epoca, li riportò a casa. Respingere libici, marocchini, egiziani, yemeniti, tunisini sarà impresa ardua. Eppure abbiamo sempre sperato che si accendesse la rivolta democratica in paesi che sembravano ostaggio di dittature feroci e minacciati dall’islamismo radicale. Non sappiamo che strada prenderanno queste rivoluzioni ma se sbarriamo le porte facciamo del male a noi e a loro. E poi le porte si possono davvero sbarrare?
sabato 12 febbraio 2011
L'ULTIMO APPELLO DI MATTHIAS SCHEPP ALLA MOGLIE IRINA
«Senza l'affidamento congiunto non ce la faccio!! Sono già completamente pazzo, malato, allo stremo, distrutto! Aiuto!! Non ne posso più, non ce la faccio più!». «Tutto ciò che volevo era una famiglia! - si legge ancora -. Perdere te è stata già abbastanza dura, ma poi anche le bambine era troppo. Presumibilmente sono malato, ma non so di che cosa. Ciao per sempre! Non ne posso più! Mi dispiace enormemente, ma non c'è più nulla da fare».
«ORMAI È TARDI» - «Invece di un dialogo ragionevole - scrive ancora Schepp nella lettera - ho ricevuto come risposta da questi avvocati di merda. Tutti volevano aiutarmi, soltanto tu no! Mia moglie! Non hai avuto tempo neanche una volta per parlare, è venire a Neuchatel era uno sforzo troppo grande per te, ed è stato per questo che sono andato fuori di testa! Ora non voglio più nessun aiuto, è troppo tardi. Ti ho sempre amata!!!!!!».
«ORMAI È TARDI» - «Invece di un dialogo ragionevole - scrive ancora Schepp nella lettera - ho ricevuto come risposta da questi avvocati di merda. Tutti volevano aiutarmi, soltanto tu no! Mia moglie! Non hai avuto tempo neanche una volta per parlare, è venire a Neuchatel era uno sforzo troppo grande per te, ed è stato per questo che sono andato fuori di testa! Ora non voglio più nessun aiuto, è troppo tardi. Ti ho sempre amata!!!!!!».
giovedì 10 febbraio 2011
RISPOLVERATO IL VIDEO IN CUI GIOVANNI FAVIA INTERVISTO' MAZZANTI NEL 2008
C’è una pista su quel dossier, il
“corvo” che sparge veleni deve
aver visto il video pubblicato
(ma il dossier è precedente la
pubblicazione su youtube) dal
movimento Grillo oppure deve
aver attinto le sue informazioni
dagli stessi documenti o voci da
cui hanno attinto i grillini.
Il video è un’intervista fatta da
Giovanni Favia (oggi consigliere
regionale, ma allora semplice
attivista del movimento 5 Stelle)
all’ex presidente del Navile
Claudio Mazzanti. Siamo nel
2008 e Favia interroga Mazzanti
sulla casa popolare assegnata alla
moglie, sulla sua casa popolare
passata alla figlia, sui privilegi
della casta...
Siamo nell’autunno inoltrato
del 2008, alla guida della città
c’è ancora Cofferati. La questione
casa, il principale capo d’ac -
cusa del “corvo” nel dossier di
questi giorni, è stata anche uno
degli argomenti caldi del mandato
Cofferati. Ci fu la denuncia
pubblica dell’assessore Antonio
Amorosi e la conseguente commissione
d’inchiesta che doveva
valutare la regolarità delle assegnazioni
(non trovò niente).
“corvo” che sparge veleni deve
aver visto il video pubblicato
(ma il dossier è precedente la
pubblicazione su youtube) dal
movimento Grillo oppure deve
aver attinto le sue informazioni
dagli stessi documenti o voci da
cui hanno attinto i grillini.
Il video è un’intervista fatta da
Giovanni Favia (oggi consigliere
regionale, ma allora semplice
attivista del movimento 5 Stelle)
all’ex presidente del Navile
Claudio Mazzanti. Siamo nel
2008 e Favia interroga Mazzanti
sulla casa popolare assegnata alla
moglie, sulla sua casa popolare
passata alla figlia, sui privilegi
della casta...
Siamo nell’autunno inoltrato
del 2008, alla guida della città
c’è ancora Cofferati. La questione
casa, il principale capo d’ac -
cusa del “corvo” nel dossier di
questi giorni, è stata anche uno
degli argomenti caldi del mandato
Cofferati. Ci fu la denuncia
pubblica dell’assessore Antonio
Amorosi e la conseguente commissione
d’inchiesta che doveva
valutare la regolarità delle assegnazioni
(non trovò niente).
LETTERA DI MAMMA MARINA ALLA FIGLIA LUCREZIA LANTE IN DIFESA DELLE MIGNOTTE
«Care amiche, pensateci su prima di sciupare una bella domenica con falsi obiettivi» e «resettate il vostro radar femminista» scrive Marina Ripa di Meana. «In Italia, come a Washington, a Mosca e a Parigi - continua - è risorto in modo compulsivo l'instabile libido maschile e adulta alle prese con il travolgente risucchio delle giovani donne, in corsa per riuscire nella vita». «Io - afferma - domenica sarò stretta alle mie sorelle, oggi escort, ai miei tempi mignotte». «Non sei stata tu, mia cara figlia, tre anni fa a leggere al pubblico che gremiva l'Argentina 'I monologhi della vagina' di Eve Ensler», solo «più tardi quel testo fu trasformato, dalla ispirazione panerotica, in testo strumentale di denuncia della violenza sulle donne». «Non credi che siano questi i temi veri - aggiunge -, i pericoli concreti, soprattutto attraverso le esclusioni delle donne, le mutilazioni della loro sessualità, della loro libertà creativa e fisica, in particolare da parte dell'islam, che incombono su questo nostro continente? Non credi che siano queste, e non altre per noi in Italia, le motivazioni prioritarie, le nostre urgenze da esprimersi e organizzare su questi temi, le nostre uscite pubbliche, e non invece riecheggiare, da parte vostra, le intemerate dei partiti contro le escort, le mignotte, le prostitute, le donne che, da che mondo è mondo, sono sempre esistite, hanno sempre cercato di emergere da una condizione solo primaria, fisica, per salire alla poesia, alle grandi opere letterarie, alla pittura, eccetera?».
lunedì 7 febbraio 2011
DIALOGO TRA DUE VECCHI AMICI ADRIANO CELENTANO E BEPPE GRILLO
«Ciao Adriano. Sono Beppe!». «Ah, ciao Beppe!». Era Grillo. Sì ogni tanto ci sentiamo per scambiare due chiacchiere sul mondo. Del resto l'Europa l'avevamo già trattata quando mi invitò nella sua casa al mare.
Adrian: «Come stanno le cinque stelle, brillano?».
Grillo: «Non solo brillano ma fanno scintille colorate, io sono proprio contento».
Il suono della voce che arriva dall'altro capo del telefono infatti non tradisce.
È quello di chi è fiero e orgoglioso del lavoro che ha fatto.
Grillo: «Il mio - dice - è un movimento che ormai cammina con le proprie gambe e si rigenera proprio nella forza dei giovani. Sono più di trecento quelli che entreranno come consiglieri comunali nei maggiori comuni d'Italia, e ognuno è ultracompetente nel suo ramo. A Bologna ne abbiamo due e sono bastati per bloccare la costruzione di una centrale nucleare. Questo è solo un esempio per farti capire quanto sia importante la nostra lenta ma inesorabile penetrabilità nei comuni».
Adrian: «Come posso non capirlo! Sono loro, i comuni, i maggiori responsabili dello sfacelo. I grandi devastatori di ciò che era la nostra bella Italia. Basta dare un'occhiata alle orripilanti ferite MORTALI che i genitori di Frankenstein (sindaco Moratti e Formigoni) hanno inferto alla città di Milano. La stanno DISSANGUANDO con la scusa di fare più case per la gente, ma in verità sono eleganti loculi tombali dove i milanesi, ormai indifferenti a tutto, moriranno di CANCRO. È di poche ore infatti l'approvazione dei nuovi CAMPI di STERMINIO, da parte del comune di Milano. Più di 7 milioni di metri quadrati apriranno le porte al CEMENTO.
Grillo: «Sapevo che parlando dei comuni avrei toccato un tasto a te molto caro».
Adrian: «Solo che... bisognerebbe trovare il modo di velocizzarla un po'».
Grillo: «Che cosa?».
Adrian: «La tua penetrabilità nei comuni...».
Il tempo di un sospiro e nel suo entusiasmo avverto come una leggera smagliatura.
Grillo: «Già... ma noi non prendiamo soldi da nessuno e i giornali e le televisioni se ne guardano bene dall'informare la gente sui nostri successi. Nelle cinque regioni in cui ci siamo presentati, Campania, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia ci hanno votati in 500 mila. Per legge avevamo diritto a un rimborso spese di un milione e 400 mila euro che lo Stato voleva darci, ma che noi abbiamo rifiutato in segno di protesta contro una legge che finanzia le campagne elettorali togliendo i soldi ai cittadini».
Adrian: «E allora come fate? Anche voi avrete bisogno di soldi, per pagare il personale, gli spostamenti, i permessi...».
Grillo: «Vedo che sei bravo a fare le domande...».
Adrian: «Nel senso che stavolta non c'è una risposta?».
Grillo: «C'è, eccome! È stabilito che un consigliere regionale abbia diritto a uno stipendio di 8 mila e passa euro al mese e tu non puoi rifiutarli, se te li danno li devi prendere. Ma siccome il movimento delle CINQUE STELLE ha il senso della misura, ha calcolato che 2.500 euro al mese sono più che sufficienti per un consigliere regionale».
Adrian: «E degli altri 6.000 cosa ne fate?».
Grillo: «Vengono reinvestiti in un conto deposito dove di volta in volta potranno servire per sovvenzionare il nostro parlare alla gente che purtroppo, come tu sai, ha un costo dal quale non ci si può sottrarre. Del resto anche i politici, credendo di dare il buono esempio, si sono ridotti lo stipendio. Ma con una leggera differenza: prendendo per il culo gli italiani han pensato di abbassarsi del 10% i loro 19mila e passa Euro mensili. Come vedi, nel loro 10% regna quel 90% di ipocrisia invece completamente AZZERATA dalla nostra autoriduzione che è quasi del 75%».
Adrian: «Non c'è dubbio che quello che stai facendo è bello e altamente nobile. Ma il Potere, purtroppo, oltre a essere quella brutta bestia che è, è anche molto ricco... coi soldi lui può comprare qualunque cosa in grado di schiacciarti».
Grillo: «Certo il Potere potrà schiacciarmi e magari lo farà anche, ma nessuno potrà fermare la macchina delle CINQUE STELLE. Essa è ormai un virus innescato in questa società sfaldata. Un virus che come le STAMINALI è capace di rigenerare e quindi riconvertire in bene tutto ciò che è moralmente malato e che soprattutto concerne l'animo, la coscienza, la sfera spirituale e non ciò che è fisico e reale. Un virus, quindi, destinato ad espandersi contro tutte le ricchezze corrotte del mondo».
Adrian: «Però sempre un progetto, a quanto pare, dai risultati lenti...».
Grillo: «Lenti ma inesorabili... perché tu, tanto per restare nel tuo linguaggio, ne conosci forse uno più rock?».
Adrian: «Sì, ma non lo dico. Non lo capiresti tu, figuriamoci i politici».
Grillo: «Senz'altro i politici non lo capirebbero e magari neanche io, ma la gente forse lo capirebbe...».
Adrian: «Sì, certo lo capirebbe... la gente ha bisogno di uno SCATTO. Uno scatto che gli indichi la DIREZIONE. Quella direzione ormai remota e persa tra le pieghe di un sogno purtroppo svanito. Uno scatto che comporterebbe senz'altro dei sacrifici ma a mio parere salutari perché, pur nel sacrificio, saremmo legati l'uno all'altro nella conquista di un nuovo modo di vivere. E il motivo per cui oggi l'uomo soffre sta proprio nel fatto di sentirsi slegato dagli altri in mezzo a tanta gente. È come se tutti ci addentrassimo in un sentiero che dobbiamo per forza percorrere, senza però alcun interesse per la meta a cui esso ci porta. Per cui sei tu quello veramente rock, hai saputo accendere una scintilla lenta ma inesorabile che divamperà quando meno te lo aspetti in un incendio purificatore, inestinguibile».
Grillo: «Però non mi hai ancora detto in cosa consiste lo scatto di cui parlavi».
Adrian: «Forse perché non ho ancora ben chiaro a quale scombussolamento esso ci porterebbe e da che parte eventualmente si dovrebbe cominciare...».
Grillo: «Non so cosa hai in mente, forse un giorno me lo dirai, ma il sentiero da percorrere purtroppo è tutt'altro che facile. È pieno di buche e di salta fossi, di ipocrisie, di politici che si vendono per pagare un mutuo o per avere una fiction in più e di altri che non si vendono, che vorrebbero davvero contribuire per il bene del Paese. Però sbagliano come ha fatto Veltroni, il quale non si accorge che nel momento in cui rilancia la patrimoniale automaticamente regala un milione di voti a Berlusconi. È così che vuol farlo cadere?».
Adrian: «Pensi che cadrà?».
Grillo: «Coi fatti dell'ultima ora certo non è messo tanto bene, ma se si andasse a votare, conoscendo gli italiani, c'è il rischio che possa essere rieletto. Tu pensi qualcosa di diverso?».
Adrian: «Il rischio effettivamente c'è. L'unica cosa che temo è che se ciò accadesse credo che lo stato di confusione in cui ora versa il Paese non si attenuerebbe, ANZI...».
Grillo: «Comunque il problema non è più Berlusconi, cade o non cade, lui ormai rappresenta il passato. Il problema vero invece è la caduta dell'economia. Il debito pubblico dell'Italia sfiora i 1.900 miliardi di Euro e continua ad aumentare. Una legge elettorale che non permette ai cittadini di eleggere direttamente il proprio rappresentante.
Più che un nuovo leader abbiamo bisogno di un curatore fallimentare che prendesse dei provvedimenti drastici: un tetto alle pensioni, abolire le Province, accorpare i comuni e abolire il doppio e triplo incarico dei nostri parlamentari... Matteoli, tanto per citarne uno, è contemporaneamente ministro e sindaco e come lui ce ne sono altri e questo non fa bene al Paese».
Adrian: «È incredibile come l'Italia sia ridotta a un vero e proprio groviglio di conflitti di interesse. Francamente penso che questa malattia, brutta malattia, abbia seriamente intaccato la natura degli italiani. Credo che, oltre al curatore fallimentare, noi italiani, ma non soltanto noi, abbiamo bisogno di un curatore ANIMALE, nel senso dell'ANIMA. Un curatore che ci insegni a ritrovare la via dell'onestà fin dalle piccole briciole. Come diceva Gesù: "Se già nel piccolo si è onesti, a maggior ragione lo si è nel grande"».
Grillo: «Sarà... ma io credo che i corruttori iniziano a essere disonesti proprio quando le briciole cominciano a diventar pagnotte. Io non so se Gesù l'ha detta veramente questa cosa, ma se proprio l'avesse detta mi permetto di pensare che forse quel giorno doveva essere leggermente distratto da quei tipi poco raccomandabili di bell'aspetto fuori, ma putridi dentro».
Adrian: «Poniamo il caso che tu sia il mio datore di lavoro. Oggi, giorno di sabato, nel riscuotere la paga mi accorgo che per errore mi hai dato 5 euro in più del dovuto. Se faccio finta di niente e tiro dritto, dentro di me mi vergogno anche se si tratta di una miseria. La mia coscienza subito mi direbbe che se già comincio a rubare le cose che neanche mi servono, figuriamoci cosa farò quando il bottino sarà molto più grande e desiderabile. Gesù, quindi, ci sta semplicemente dicendo che per praticare l'arte dell'onesto cittadino come anche quella del ladro è necessario un certo allenamento. Per cui se fin da piccoli ci alleniamo a rubare, non dobbiamo meravigliarci se poi da grandi, si forma in noi la malsana idea che CHI NON RUBA è un CRETINO».
Adrian: «Come stanno le cinque stelle, brillano?».
Grillo: «Non solo brillano ma fanno scintille colorate, io sono proprio contento».
Il suono della voce che arriva dall'altro capo del telefono infatti non tradisce.
È quello di chi è fiero e orgoglioso del lavoro che ha fatto.
Grillo: «Il mio - dice - è un movimento che ormai cammina con le proprie gambe e si rigenera proprio nella forza dei giovani. Sono più di trecento quelli che entreranno come consiglieri comunali nei maggiori comuni d'Italia, e ognuno è ultracompetente nel suo ramo. A Bologna ne abbiamo due e sono bastati per bloccare la costruzione di una centrale nucleare. Questo è solo un esempio per farti capire quanto sia importante la nostra lenta ma inesorabile penetrabilità nei comuni».
Adrian: «Come posso non capirlo! Sono loro, i comuni, i maggiori responsabili dello sfacelo. I grandi devastatori di ciò che era la nostra bella Italia. Basta dare un'occhiata alle orripilanti ferite MORTALI che i genitori di Frankenstein (sindaco Moratti e Formigoni) hanno inferto alla città di Milano. La stanno DISSANGUANDO con la scusa di fare più case per la gente, ma in verità sono eleganti loculi tombali dove i milanesi, ormai indifferenti a tutto, moriranno di CANCRO. È di poche ore infatti l'approvazione dei nuovi CAMPI di STERMINIO, da parte del comune di Milano. Più di 7 milioni di metri quadrati apriranno le porte al CEMENTO.
Grillo: «Sapevo che parlando dei comuni avrei toccato un tasto a te molto caro».
Adrian: «Solo che... bisognerebbe trovare il modo di velocizzarla un po'».
Grillo: «Che cosa?».
Adrian: «La tua penetrabilità nei comuni...».
Il tempo di un sospiro e nel suo entusiasmo avverto come una leggera smagliatura.
Grillo: «Già... ma noi non prendiamo soldi da nessuno e i giornali e le televisioni se ne guardano bene dall'informare la gente sui nostri successi. Nelle cinque regioni in cui ci siamo presentati, Campania, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia ci hanno votati in 500 mila. Per legge avevamo diritto a un rimborso spese di un milione e 400 mila euro che lo Stato voleva darci, ma che noi abbiamo rifiutato in segno di protesta contro una legge che finanzia le campagne elettorali togliendo i soldi ai cittadini».
Adrian: «E allora come fate? Anche voi avrete bisogno di soldi, per pagare il personale, gli spostamenti, i permessi...».
Grillo: «Vedo che sei bravo a fare le domande...».
Adrian: «Nel senso che stavolta non c'è una risposta?».
Grillo: «C'è, eccome! È stabilito che un consigliere regionale abbia diritto a uno stipendio di 8 mila e passa euro al mese e tu non puoi rifiutarli, se te li danno li devi prendere. Ma siccome il movimento delle CINQUE STELLE ha il senso della misura, ha calcolato che 2.500 euro al mese sono più che sufficienti per un consigliere regionale».
Adrian: «E degli altri 6.000 cosa ne fate?».
Grillo: «Vengono reinvestiti in un conto deposito dove di volta in volta potranno servire per sovvenzionare il nostro parlare alla gente che purtroppo, come tu sai, ha un costo dal quale non ci si può sottrarre. Del resto anche i politici, credendo di dare il buono esempio, si sono ridotti lo stipendio. Ma con una leggera differenza: prendendo per il culo gli italiani han pensato di abbassarsi del 10% i loro 19mila e passa Euro mensili. Come vedi, nel loro 10% regna quel 90% di ipocrisia invece completamente AZZERATA dalla nostra autoriduzione che è quasi del 75%».
Adrian: «Non c'è dubbio che quello che stai facendo è bello e altamente nobile. Ma il Potere, purtroppo, oltre a essere quella brutta bestia che è, è anche molto ricco... coi soldi lui può comprare qualunque cosa in grado di schiacciarti».
Grillo: «Certo il Potere potrà schiacciarmi e magari lo farà anche, ma nessuno potrà fermare la macchina delle CINQUE STELLE. Essa è ormai un virus innescato in questa società sfaldata. Un virus che come le STAMINALI è capace di rigenerare e quindi riconvertire in bene tutto ciò che è moralmente malato e che soprattutto concerne l'animo, la coscienza, la sfera spirituale e non ciò che è fisico e reale. Un virus, quindi, destinato ad espandersi contro tutte le ricchezze corrotte del mondo».
Adrian: «Però sempre un progetto, a quanto pare, dai risultati lenti...».
Grillo: «Lenti ma inesorabili... perché tu, tanto per restare nel tuo linguaggio, ne conosci forse uno più rock?».
Adrian: «Sì, ma non lo dico. Non lo capiresti tu, figuriamoci i politici».
Grillo: «Senz'altro i politici non lo capirebbero e magari neanche io, ma la gente forse lo capirebbe...».
Adrian: «Sì, certo lo capirebbe... la gente ha bisogno di uno SCATTO. Uno scatto che gli indichi la DIREZIONE. Quella direzione ormai remota e persa tra le pieghe di un sogno purtroppo svanito. Uno scatto che comporterebbe senz'altro dei sacrifici ma a mio parere salutari perché, pur nel sacrificio, saremmo legati l'uno all'altro nella conquista di un nuovo modo di vivere. E il motivo per cui oggi l'uomo soffre sta proprio nel fatto di sentirsi slegato dagli altri in mezzo a tanta gente. È come se tutti ci addentrassimo in un sentiero che dobbiamo per forza percorrere, senza però alcun interesse per la meta a cui esso ci porta. Per cui sei tu quello veramente rock, hai saputo accendere una scintilla lenta ma inesorabile che divamperà quando meno te lo aspetti in un incendio purificatore, inestinguibile».
Grillo: «Però non mi hai ancora detto in cosa consiste lo scatto di cui parlavi».
Adrian: «Forse perché non ho ancora ben chiaro a quale scombussolamento esso ci porterebbe e da che parte eventualmente si dovrebbe cominciare...».
Grillo: «Non so cosa hai in mente, forse un giorno me lo dirai, ma il sentiero da percorrere purtroppo è tutt'altro che facile. È pieno di buche e di salta fossi, di ipocrisie, di politici che si vendono per pagare un mutuo o per avere una fiction in più e di altri che non si vendono, che vorrebbero davvero contribuire per il bene del Paese. Però sbagliano come ha fatto Veltroni, il quale non si accorge che nel momento in cui rilancia la patrimoniale automaticamente regala un milione di voti a Berlusconi. È così che vuol farlo cadere?».
Adrian: «Pensi che cadrà?».
Grillo: «Coi fatti dell'ultima ora certo non è messo tanto bene, ma se si andasse a votare, conoscendo gli italiani, c'è il rischio che possa essere rieletto. Tu pensi qualcosa di diverso?».
Adrian: «Il rischio effettivamente c'è. L'unica cosa che temo è che se ciò accadesse credo che lo stato di confusione in cui ora versa il Paese non si attenuerebbe, ANZI...».
Grillo: «Comunque il problema non è più Berlusconi, cade o non cade, lui ormai rappresenta il passato. Il problema vero invece è la caduta dell'economia. Il debito pubblico dell'Italia sfiora i 1.900 miliardi di Euro e continua ad aumentare. Una legge elettorale che non permette ai cittadini di eleggere direttamente il proprio rappresentante.
Più che un nuovo leader abbiamo bisogno di un curatore fallimentare che prendesse dei provvedimenti drastici: un tetto alle pensioni, abolire le Province, accorpare i comuni e abolire il doppio e triplo incarico dei nostri parlamentari... Matteoli, tanto per citarne uno, è contemporaneamente ministro e sindaco e come lui ce ne sono altri e questo non fa bene al Paese».
Adrian: «È incredibile come l'Italia sia ridotta a un vero e proprio groviglio di conflitti di interesse. Francamente penso che questa malattia, brutta malattia, abbia seriamente intaccato la natura degli italiani. Credo che, oltre al curatore fallimentare, noi italiani, ma non soltanto noi, abbiamo bisogno di un curatore ANIMALE, nel senso dell'ANIMA. Un curatore che ci insegni a ritrovare la via dell'onestà fin dalle piccole briciole. Come diceva Gesù: "Se già nel piccolo si è onesti, a maggior ragione lo si è nel grande"».
Grillo: «Sarà... ma io credo che i corruttori iniziano a essere disonesti proprio quando le briciole cominciano a diventar pagnotte. Io non so se Gesù l'ha detta veramente questa cosa, ma se proprio l'avesse detta mi permetto di pensare che forse quel giorno doveva essere leggermente distratto da quei tipi poco raccomandabili di bell'aspetto fuori, ma putridi dentro».
Adrian: «Poniamo il caso che tu sia il mio datore di lavoro. Oggi, giorno di sabato, nel riscuotere la paga mi accorgo che per errore mi hai dato 5 euro in più del dovuto. Se faccio finta di niente e tiro dritto, dentro di me mi vergogno anche se si tratta di una miseria. La mia coscienza subito mi direbbe che se già comincio a rubare le cose che neanche mi servono, figuriamoci cosa farò quando il bottino sarà molto più grande e desiderabile. Gesù, quindi, ci sta semplicemente dicendo che per praticare l'arte dell'onesto cittadino come anche quella del ladro è necessario un certo allenamento. Per cui se fin da piccoli ci alleniamo a rubare, non dobbiamo meravigliarci se poi da grandi, si forma in noi la malsana idea che CHI NON RUBA è un CRETINO».
domenica 6 febbraio 2011
EH GIA'.....IL TESTO DEL NUOVO SINGOLO DI VASCO ROSSI
Eh già
eh già
sembrava la fine del mondo
ma sono ancora qua
ci vuole abilità
eh, già
il freddo quando arriva poi va via
il tempo di inventarsi un’altra diavoleria
eh, già
sembrava la fine del mondo
ma sono qua
e non c’è niente che non va
non c’è niente da cambiare
col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
al diavolo non si vende
si regala
con l’anima che si pente
metà e metà
con l’aria, col sole
con la rabbia nel cuore
con l’odio, l’amore
in quattro parole
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
ormai io sono vaccinato, sai
ci vuole fantasia
e allora che si fa?
eh, già
riprenditi la vita che vuoi tu
io resto sempre in bilico
più o meno, su per giù
più giù, più su
più giù, più su
più su, più giù
più su, più giù
più su, più giù
più su
col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
con quello che non si prende
con quello che non si dà
poi l’anima che si arrende
alla malinconia
poi piango, poi rido
poi non mi decido
cosa succederà?
col cuore che batte più forte
la notte ha da passà
al diavolo non si vende
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
eh già
sembrava la fine del mondo
ma sono ancora qua
ci vuole abilità
eh, già
il freddo quando arriva poi va via
il tempo di inventarsi un’altra diavoleria
eh, già
sembrava la fine del mondo
ma sono qua
e non c’è niente che non va
non c’è niente da cambiare
col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
al diavolo non si vende
si regala
con l’anima che si pente
metà e metà
con l’aria, col sole
con la rabbia nel cuore
con l’odio, l’amore
in quattro parole
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
ormai io sono vaccinato, sai
ci vuole fantasia
e allora che si fa?
eh, già
riprenditi la vita che vuoi tu
io resto sempre in bilico
più o meno, su per giù
più giù, più su
più giù, più su
più su, più giù
più su, più giù
più su, più giù
più su
col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
con quello che non si prende
con quello che non si dà
poi l’anima che si arrende
alla malinconia
poi piango, poi rido
poi non mi decido
cosa succederà?
col cuore che batte più forte
la notte ha da passà
al diavolo non si vende
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
sabato 5 febbraio 2011
MARIA ZAMBRANO DICONO DI LEI
E. M. Cioran la definì: «Un fuoco interiore che si sottrae, un ardore che si dissimula sotto la rassegnazione ironica: in María Zambrano tutto sfocia in altro, tutto comporta un altrove, tutto.»
"Per Maria Zambrano pensare significa decifrare ciò che si sente, con un linguaggio rinnovato che mette in discussione tutte le certezze, creando un sapere che favorisce l'autonomia, libera dai condizionamenti, che permette di comprendere meglio la propria condizione di uomini e donne". Laura Silvestri
"La filosofia di Maria Zambrano non è una disciplina accademica ma un modo di essere (...) un corridoio aperto attraverso cui la persona (...) ricerca la verità di sè e del mondo che la circonda. Per amarlo e migliorarlo". Fabrizio Gualco
"Per Maria Zambrano pensare significa decifrare ciò che si sente, con un linguaggio rinnovato che mette in discussione tutte le certezze, creando un sapere che favorisce l'autonomia, libera dai condizionamenti, che permette di comprendere meglio la propria condizione di uomini e donne". Laura Silvestri
"La filosofia di Maria Zambrano non è una disciplina accademica ma un modo di essere (...) un corridoio aperto attraverso cui la persona (...) ricerca la verità di sè e del mondo che la circonda. Per amarlo e migliorarlo". Fabrizio Gualco
NEL BASSO IMPERO SE L'IMPERATORE TREMA I SUOI AVVERSARI NON SE LA SPASSANO
Sulla scialuppa di Futuro e Libertà che anch'essa naviga nel mare tempestoso il mozzo Barbareschi si rivolge al capo «voi non mi meritate, questo è un partito di oligarchi!», Fini replica feroce: «Come ti ho detto in privato, te lo ripeto in pubblico: ci sono attori e pagliacci. I pagliacci non fanno sempre ridere, a volte fanno anche piangere».
Da lì un crescendo di urla e gesti di stizza, i fedelissimi del capo subi-
to si trasformano in pompieri «Si sono sentiti, e chiariti: il mozzo Bar-bareschi non se ne va». «Tra poco si chiarirà tutto», conferma il mozzo Barbareschi. Ma pur senza scene madri, sono in molti oggi nel Fli a provare delusione e disagio per i postumi della sconfitta del 14 dicembre che sembrano non finire mai. L'occhio languido strizzato alla sinistra, la leadership del terzo polo appaltata a Casini, la perdita di pezzi nel rassemblement, voti parlamentari che consegnano nuove sconfitte... Sdrammatizza un altro mozzo Benedetto Della Vedova: «Che si discuta tra di noi è un bene, siamo un partito vivo. Sarei preoccupato del contrario».
Da lì un crescendo di urla e gesti di stizza, i fedelissimi del capo subi-
to si trasformano in pompieri «Si sono sentiti, e chiariti: il mozzo Bar-bareschi non se ne va». «Tra poco si chiarirà tutto», conferma il mozzo Barbareschi. Ma pur senza scene madri, sono in molti oggi nel Fli a provare delusione e disagio per i postumi della sconfitta del 14 dicembre che sembrano non finire mai. L'occhio languido strizzato alla sinistra, la leadership del terzo polo appaltata a Casini, la perdita di pezzi nel rassemblement, voti parlamentari che consegnano nuove sconfitte... Sdrammatizza un altro mozzo Benedetto Della Vedova: «Che si discuta tra di noi è un bene, siamo un partito vivo. Sarei preoccupato del contrario».
martedì 1 febbraio 2011
NAVIGA ANCORA IL BASSO IMPERO IN VISTA DELL' IMMINENTE TEMPESTA
"Vogliono mettere una tassa su quello che possedete, sulla casa che volete che rimanga ai vostri figli, sull’appartamento che avete pagato con un mutuo trentennale, sui risparmi messi sul conto corrente o sui titoli di Stato". Questo vi aspetta senza Berlusconi al governo, questo vi riserva il domani se vi lascerete fuorviare dalle sciocchezze sulle notti di Arcore e sulla vita privata del premier. E' questo l'ultimo mantra che viene dalla
nave di Capitan Silvio ormai in vista della grande procella. Una flottiglia
composta dalla nave di Capitan Bersani a cui si è accostato l'incrocia-
tore dell'armatorello Pierferdinando Casini più un paio di scialuppe stanno
decidendo di rientrare frettolosamente in porto e ripararsi dall'imminente
tempesta. Ma hanno l'idea di tornare presto in mare aperto sull'Ammiraglia
che l'armatore Niki Vendola sta per varare. Un incrociatore invece naviga
ormai solitario è quello del Pirata Antonio Di Pietro giustiziere dell'an-
cien regime, ma da tempo convertitosi a capo di una ciurma in cui si pre-
dica bene, ma si razzola male, spesso si è permesso di oltragggiare persi-
no il Commodoro Giorgio Napolitano, l'unico vero baluardo certo, in questo
mare sempre agitato e tempestoso. Per cui oggi il Pirata è solo e naviga
dritto verso la tempesta.
nave di Capitan Silvio ormai in vista della grande procella. Una flottiglia
composta dalla nave di Capitan Bersani a cui si è accostato l'incrocia-
tore dell'armatorello Pierferdinando Casini più un paio di scialuppe stanno
decidendo di rientrare frettolosamente in porto e ripararsi dall'imminente
tempesta. Ma hanno l'idea di tornare presto in mare aperto sull'Ammiraglia
che l'armatore Niki Vendola sta per varare. Un incrociatore invece naviga
ormai solitario è quello del Pirata Antonio Di Pietro giustiziere dell'an-
cien regime, ma da tempo convertitosi a capo di una ciurma in cui si pre-
dica bene, ma si razzola male, spesso si è permesso di oltragggiare persi-
no il Commodoro Giorgio Napolitano, l'unico vero baluardo certo, in questo
mare sempre agitato e tempestoso. Per cui oggi il Pirata è solo e naviga
dritto verso la tempesta.
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