In tempi record va studiata una diavoleria per stroncare il procedimento, prima che venga ordinato dal gip il rito immediato. Il premier teme che sotto il torchio della Boccassini le donnine “cantino”. Riguardo a Fini
è neccessario inchiodarlo alle sue parole “se la casa di Montecarlo è di mio cognato mi dimetto”. Tutti si devono rendere conto chè è un bugiardo.
Quanto durerà visto che anche il presidente della camera non ha nessuna
intenzione di fare un passo indietro. Il problema è tenere unite le truppe. In molti temono che con un premier azzoppato qualcuno lasci la nave prima che affondi. E il terzo polo sponda Udc, tra i malpancisti del Pdl, sembra un vascello più sicuro. Chissà se è un caso che Claudio Scajola, un paio di giorni fa, è entrato nello studio di Casini per un ampio scambio di vedute. E non è l’unico con la presunzione di aver fiutato la fine. Ora si profila la tempesta finale, il cui risultato
non è affato scontato. In questo mare procelloso si muovono altre
navi che rischiano di naufragare, la più importante è quella del Capitano
Bersani, poi ci sono tante scialuppe che fluttuano incerte. Infine molti
marinai che appena due anni fa avevano ottenuto l'imbarco, soprattutto
nella nave di Capitan Bersani, rischiano ora di affogare miseramente. Si
dice che l'armatore Niki Vendola stia costruendo un nuovo vascello molto
più grande su cui accogliere Capitan Bersani, ma reclama giustamente spa-
zio a bordo per i suoi marinai, per cui....molti uomini del valente capita-
no, non potranno salire a bordo del nuovo bastimento per cui il loro desti-
no potrebbe compiersi ora.
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giovedì 27 gennaio 2011
mercoledì 26 gennaio 2011
IL BASSO IMPERO NAVIGA A VISTA
Nel circolo del Cavaliere nessuno è pronto a giurare sulla tenuta psicologica di Nicole Minetti di fronte ai magistrati. Temono che sia «l’anello debole», «una mina vagante sull’orlo di una crisi di nervi». Il pensiero corre a Mario Chiesa, perché ogni slavina inizia con un piccolo sasso. Ghedini, in versione pompiere, spegne i focolai del panico: «Vedrete - ripete a ogni capannello - che il gip di Milano trasferirà tutto al tribunale dei ministri». Però di sassi in giro ce ne sono già parecchi. Certo, la mozione su Bondi viene respinta. Segnale di tenuta, pure se la maggioranza si ferma a quota «314». Esulta lo stato maggiore del Pdl sulle disgrazie altrui - le assenze del Pd, i tentennamenti del terzo polo - ma non è da questi dettagli che si giudica la sopravvivenza del governo. Soprattutto perché l’allargamento non è riuscito. Tanto che si è dovuto presentare in Aula Silvio Berlusconi, e non era previsto, altrimenti la soglia di sarebbe abbassata a 313. Per non parlare degli assenti, almeno quattro pidiellini. O del fatto che per salvare il ministro è stato precettato tutto il governo al gran completo.
C'è ancora l'ultimo passaggio parlamentare quello sul federalismo, poi
l'opposizione vera la farà la procura di Milano. Assediato, privo di certezze, Berlusconi confida nell’effetto del “processo mediatico” al presidente della Camera è pronto. Andrà in scena oggi a palazzo Madama. Il Cavaliere ha distribuito personalmente i copioni. Il senatore Compagna esporrà un’interrogazione per chiedere se le carte uscite qualche tempo fa sulla proprietà della casa di Montecarlo sono vere o meno. Il ministro degli Esteri Frattini risponderà che in base alla documentazione inviata al governo italiano da Santa Lucia quelle carte sono vere. Tradotto: le società che hanno acquistato la casa che fu di An nel Principato sono riconducibili a Giancarlo Tulliani. L’obiettivo è inchiodare il leader futurista alle sue promesse solenni («Se dovessi scoprire che la casa è di Tulliani lascerei la presidenza»), pretenderne le dimissioni, sbugiardarlo. E per una volta, paradossi di fine impero, il Cavaliere confida pure nei magistrati (romani) visto che Frattini ieri ha inviato alla procura le famose carte di Santa Lucia, senza che fossero richieste.
C'è ancora l'ultimo passaggio parlamentare quello sul federalismo, poi
l'opposizione vera la farà la procura di Milano. Assediato, privo di certezze, Berlusconi confida nell’effetto del “processo mediatico” al presidente della Camera è pronto. Andrà in scena oggi a palazzo Madama. Il Cavaliere ha distribuito personalmente i copioni. Il senatore Compagna esporrà un’interrogazione per chiedere se le carte uscite qualche tempo fa sulla proprietà della casa di Montecarlo sono vere o meno. Il ministro degli Esteri Frattini risponderà che in base alla documentazione inviata al governo italiano da Santa Lucia quelle carte sono vere. Tradotto: le società che hanno acquistato la casa che fu di An nel Principato sono riconducibili a Giancarlo Tulliani. L’obiettivo è inchiodare il leader futurista alle sue promesse solenni («Se dovessi scoprire che la casa è di Tulliani lascerei la presidenza»), pretenderne le dimissioni, sbugiardarlo. E per una volta, paradossi di fine impero, il Cavaliere confida pure nei magistrati (romani) visto che Frattini ieri ha inviato alla procura le famose carte di Santa Lucia, senza che fossero richieste.
domenica 23 gennaio 2011
Tutto L'Amore Che Ho - Video Ufficiale
Le meraviglie in questa parte di universo,
sembrano nate per incorniciarti il volto
e se per caso dentro al caos ti avessi perso,
avrei avvertito un forte senso di irrisolto.
Un grande vuoto che mi avrebbe spinto oltre,
fino al confine estremo delle mie speranze,
ti avrei cercato come un cavaliere pazzo,
avrei lottato contro il male e le sue istanze.
I labirinti avrei percorso senza un filo,
nutrendomi di ciò che il suolo avrebbe offerto
e a ogni confine nuovo io avrei chiesto asilo,
avrei rischiato la mia vita in mare aperto.
Considerando che l'amore non ha prezzo
sono disposto a tutto per averne un po',
considerando che l'amore non ha prezzo
lo pagherò offrendo tutto l'amore,
tutto l'amore che ho.
Un prigioniero dentro al carcere infinito,
mi sentirei se tu non fossi nel mio cuore,
starei nascosto come molti dietro ad un dito
a darla vinta ai venditori di dolore.
E ho visto cose riservate ai sognatori,
ed ho bevuto il succo amaro del disprezzo,
ed ho commesso tutti gli atti miei più puri.
Considerando che l'amore non ha prezzo...
Considerando che l'amore non ha prezzo,
sono disposto a tutto per averne un po',
considerando che l'amore non ha prezzo
lo pagherò offrendo tutto l'amore,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho.
Senza di te sarebbe stato tutto vano,
come una spada che trafigge un corpo morto,
senza l'amore sarei solo un ciarlatano,
come una barca che non esce mai dal porto.
Considerando che l'amore non ha prezzo,
sono disposto a tutto per averne un po',
considerando che l'amore non ha prezzo
lo pagherò offrendo tutto l'amore,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho.
ORA BOBO COMINCIA A PRENDERE LE DISTANZE
”Sosteniamo lealmente la maggioranza di cui facciamo parte, ma dopo l’abbuffata di culi e tette nel caso Ruby vogliamo tornare alle cose che interessano i cittadini: chiediamo a tutti, maggioranza e opposizione, di deporre le armi della sfida quotidiana su teoremi, complotti e persecuzioni e di tornare ad occuparci a tempo pieno di quello per cui siamo stati eletti, affrontare i problemi e risolverli”.
”La lettura dei giornali in questi giorni mi lascia sconsolato”, scrive Maroni, che si dice infastidito dalle ”ingiuste critiche che sono state rivolte all’operato della Questura di Milano nella vicenda Ruby, perquisizioni comprese”.
”E’ davvero impensabile – chiede Maroni – sperare che la parte più responsabile dell’opposizione riesca a staccarsi dal buco della serratura, smetta di alimentare un circo mediatico da basso impero e sia disponibile a definire rapidamente con governo e maggioranza un piano straordinario di misure economiche e finanziare per favorire la crescita, sostenere le imprese, dare sollievo ai sindaci e ai loro bilanci asfittici, magari rinegoziando il patto di stabilità su basi più articolate ed efficaci?”.
Il 2011, prosegue Maroni, e’ ”l’anno delle sfide finali: la sfida tra politica e magistratura; tra conservazione dell’esistente e rivoluzione liberale; tra il modello italiano di welfare state e l’aggressione di una concorrenza globale senza regole e priva di etica e umanità; infine tra il vecchio Stato centralista e il nuovo assetto federale proposto dalla Lega, che tenta di affermare la sua modernità tra le mille insidie di apparati e lobby onnivore”.
”La lettura dei giornali in questi giorni mi lascia sconsolato”, scrive Maroni, che si dice infastidito dalle ”ingiuste critiche che sono state rivolte all’operato della Questura di Milano nella vicenda Ruby, perquisizioni comprese”.
”E’ davvero impensabile – chiede Maroni – sperare che la parte più responsabile dell’opposizione riesca a staccarsi dal buco della serratura, smetta di alimentare un circo mediatico da basso impero e sia disponibile a definire rapidamente con governo e maggioranza un piano straordinario di misure economiche e finanziare per favorire la crescita, sostenere le imprese, dare sollievo ai sindaci e ai loro bilanci asfittici, magari rinegoziando il patto di stabilità su basi più articolate ed efficaci?”.
Il 2011, prosegue Maroni, e’ ”l’anno delle sfide finali: la sfida tra politica e magistratura; tra conservazione dell’esistente e rivoluzione liberale; tra il modello italiano di welfare state e l’aggressione di una concorrenza globale senza regole e priva di etica e umanità; infine tra il vecchio Stato centralista e il nuovo assetto federale proposto dalla Lega, che tenta di affermare la sua modernità tra le mille insidie di apparati e lobby onnivore”.
venerdì 21 gennaio 2011
ORA LA NOSTRA ATTENZIONE SI SPOSTA SUL CARROCCIO
Alla dead line del 28 gennaio manca meno di una settimana, mentre da Futuro e Libertà chiedono una proroga di sei mesi. E nella Lega le posizioni divergono. Da chi vorrebbe farlo passare a tutti i costi, magari svuotandolo di alcuni punti cardine, per dare manforte all’escutivo e avere un etichetta da portare agli elettori; a chi, data la situazione, preferirebbe non perderci troppo tempo e andare al voto; o chi invece opterebbe per una proficua collaborazione con l’opposizione. Una disparità di vedute che s’interseca suo malgrado con la tenuta della maggioranza e l’agognata caduta di Silvio Berlusconi da parte delle opposizioni.
Per una persona che ha lavorato anni su questa riforma, l’obiettivo è non smarrirla del tutto, soprattutto a pochi metri dal primo traguardo importante: la fiscalità dei comuni. «Il Governo - avverte Calderoli - non può dare proroghe termini, ma può impegnarsi, alla scadenza del termine il 28, ad attendere un’ulteriore settimana prima dell’emanazione del provvedimento». Per questo motivo, aggiunge il ministro della Semplificazione, «c’è la volontà di proseguire nel dialogo con l’Anci». Diamo tempo al tempo, insomma. A dargli manforte c’è un ministro dell’Economia che ieri in prima pagina sul Corriere, ricordava a Sergio Chiamparino che «il discorso continua». Lo stesso sindaco di Torino a sua volta, sulla Stampa, invitava Bossi a «mollare Silvio per il federalismo». Ma Calderoli non è Bossi. E al momento l’obiettivo è quello di trattare convincendo anche Mario Baldassarri, ago della bilancia in commissione bicamerale.
Nel già frammentato panorama leghista, non poteva che ritagliarsi un posto di primo piano pure il sempre più potente ministro dell’Interno Roberto Maroni. Mentre i sindacati di polizia rumoreggiano sul caso Ruby e sulle accuse partite dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, “Bobo” preferisce mantenersi distante dalle polemiche. Ma è una posizione forzata. In via Bellerio dicono che sia «furioso», tanto da aver già confessato ai suoi uomini più fidati della necessità di andare il prima possibile a votare. Sarebbe stato Bossi in persona a invitarlo a mantenere la calma sul “bunga bunga”.
Reguzzoni infine, starebbe intercettando il grosso malcontento dei sindaci del Carroccio sulla riforma voluta da Calderoli. Malumore ben raccontato da Attilio Fontana, presidente dell’Anci Lombardia, grande amico di Maroni, che proprio ieri a margine dell’insediamento del Consiglio delle Autonomie Locali al Pirelli, spiegava ai cronisti che «Chiamparino ha evidenziato la necessità di anticipare certi passaggi. E giovedì aveva ribadito che si dovrebbe avere avere chiarezza dell’entità delle somme che con questa nuova distribuzione verranno a ciascun comune».
Qui sta il punto. Sono diversi i primi cittadini del Carroccio che iniziano a mostrare preoccupazione per la tenuta delle proprie casse comunali. Questioni delicate, che incidono sulla vita stessa dei cittadini e quindi degli elettori. Insomma, bunga bunga a parte, anche nella Lega qualche dubbio su questo federalismo inizia a consolidarsi.
Pier Luigi Bersani, e dice ai suoi che «Bossi sta iniziando a ragionare». E chi, come Sergio Chiamparino o Pier Ferdinando Casini, sussurra che «il Senatur è pronto per il grande passo». Sia come sia, quando sono lontani da microfoni e taccuini, e non sono costretti a insistere (inutilmente) sul «passo indietro del premier», i big dell’opposizione sono tutti concentrati su un solo obiettivo: togliere il Senatur dall’abbraccio del Cavaliere. Con due paroline magiche: «federalismo fiscale».
Per una persona che ha lavorato anni su questa riforma, l’obiettivo è non smarrirla del tutto, soprattutto a pochi metri dal primo traguardo importante: la fiscalità dei comuni. «Il Governo - avverte Calderoli - non può dare proroghe termini, ma può impegnarsi, alla scadenza del termine il 28, ad attendere un’ulteriore settimana prima dell’emanazione del provvedimento». Per questo motivo, aggiunge il ministro della Semplificazione, «c’è la volontà di proseguire nel dialogo con l’Anci». Diamo tempo al tempo, insomma. A dargli manforte c’è un ministro dell’Economia che ieri in prima pagina sul Corriere, ricordava a Sergio Chiamparino che «il discorso continua». Lo stesso sindaco di Torino a sua volta, sulla Stampa, invitava Bossi a «mollare Silvio per il federalismo». Ma Calderoli non è Bossi. E al momento l’obiettivo è quello di trattare convincendo anche Mario Baldassarri, ago della bilancia in commissione bicamerale.
Nel già frammentato panorama leghista, non poteva che ritagliarsi un posto di primo piano pure il sempre più potente ministro dell’Interno Roberto Maroni. Mentre i sindacati di polizia rumoreggiano sul caso Ruby e sulle accuse partite dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, “Bobo” preferisce mantenersi distante dalle polemiche. Ma è una posizione forzata. In via Bellerio dicono che sia «furioso», tanto da aver già confessato ai suoi uomini più fidati della necessità di andare il prima possibile a votare. Sarebbe stato Bossi in persona a invitarlo a mantenere la calma sul “bunga bunga”.
Reguzzoni infine, starebbe intercettando il grosso malcontento dei sindaci del Carroccio sulla riforma voluta da Calderoli. Malumore ben raccontato da Attilio Fontana, presidente dell’Anci Lombardia, grande amico di Maroni, che proprio ieri a margine dell’insediamento del Consiglio delle Autonomie Locali al Pirelli, spiegava ai cronisti che «Chiamparino ha evidenziato la necessità di anticipare certi passaggi. E giovedì aveva ribadito che si dovrebbe avere avere chiarezza dell’entità delle somme che con questa nuova distribuzione verranno a ciascun comune».
Qui sta il punto. Sono diversi i primi cittadini del Carroccio che iniziano a mostrare preoccupazione per la tenuta delle proprie casse comunali. Questioni delicate, che incidono sulla vita stessa dei cittadini e quindi degli elettori. Insomma, bunga bunga a parte, anche nella Lega qualche dubbio su questo federalismo inizia a consolidarsi.
Pier Luigi Bersani, e dice ai suoi che «Bossi sta iniziando a ragionare». E chi, come Sergio Chiamparino o Pier Ferdinando Casini, sussurra che «il Senatur è pronto per il grande passo». Sia come sia, quando sono lontani da microfoni e taccuini, e non sono costretti a insistere (inutilmente) sul «passo indietro del premier», i big dell’opposizione sono tutti concentrati su un solo obiettivo: togliere il Senatur dall’abbraccio del Cavaliere. Con due paroline magiche: «federalismo fiscale».
giovedì 20 gennaio 2011
C'E' UN BACINO REALE DI "CETTOQUALUNQUISTI"
Il terzo polo? Se si andasse alle elezioni oggi, potrebbe venire insidiato dal partito di Cetto La Qualunque, l’onda calabra di malapolitica che sbarca in 600 cinema italiani. E può candidarsi a diventare il Terzo pilu (Forza pilu per i nostalgici), nel sistema bipolare all’italiana. Il dato surreale è virtuale, ma non è un semplice gioco mediatico. Non stiamo infatti parlando di una delle tante iniziative pseudo-elettorali della campagnia pubblicitaria messa in atto dalla Fandango, che produce il film con Antonio Albanese, ma di un sondaggio reale svolto dall’istituto Lorien Public Affairs di Lorien Consulting (che verrà pubblicato sul prossimo numero di Formiche, il mensile curato da Paolo Messa), su un campione di 600 cittadini, strutturati per sesso ed età, intervistati il 13 e il 14 gennaio 2011.
Il 2,3% del campione voterebbe «sicuramente» il partito di Cetto se si candidasse alle prossime elezioni, il 6,8% lo voterebbe «probabilmente». Ha quindi un bacino potenziale, elettoralmente, del 9,1%, che insidierebbe molte formazioni politiche. Restando ai voti sicuri, il Partito du pilu supererebbe l’Api, che secondo lo stesso istituto è a quota 1,3%, la Federazione della sinistra a 1,2%, i Radicali a 0,7%, l’Mpa allo 0,5%. Il pesce grosso più vicino è il movimento di Beppe Grillo, a quota 3,4%, salendo fino a Fli (5%), Idv (6%), Udc (6,7%) Sinistra ecologia e liberà (7,7%,). La Lega è al 12,3%, il Pd al 24,8%, il Pdl al 30,2%.
Il consenso potenzialmente pro-pilu però, potrebbe essere cresciuto ulteriormente negli utlimi giorni. Per gli sviluppi del caso Ruby (che rendono il pilu più centrale del Pil nei programmi, televisivi ed elettorali) e l’intensificarsi della campagnia marketing per il film Qualunquemente. Sia sui social network (decine le pagine su Facebook dedicate a Cetto) sia nelle piazze italiane, con i gazebo, i candidati finti e le hostess vere (migliaia le firme, vere e finte). Ieri, assieme alla bocciatura per Virzì agli Oscar, è arrivata la notizia che il film di Giulio Manfredonia andrà a Berlino.
Il 2,3% del campione voterebbe «sicuramente» il partito di Cetto se si candidasse alle prossime elezioni, il 6,8% lo voterebbe «probabilmente». Ha quindi un bacino potenziale, elettoralmente, del 9,1%, che insidierebbe molte formazioni politiche. Restando ai voti sicuri, il Partito du pilu supererebbe l’Api, che secondo lo stesso istituto è a quota 1,3%, la Federazione della sinistra a 1,2%, i Radicali a 0,7%, l’Mpa allo 0,5%. Il pesce grosso più vicino è il movimento di Beppe Grillo, a quota 3,4%, salendo fino a Fli (5%), Idv (6%), Udc (6,7%) Sinistra ecologia e liberà (7,7%,). La Lega è al 12,3%, il Pd al 24,8%, il Pdl al 30,2%.
Il consenso potenzialmente pro-pilu però, potrebbe essere cresciuto ulteriormente negli utlimi giorni. Per gli sviluppi del caso Ruby (che rendono il pilu più centrale del Pil nei programmi, televisivi ed elettorali) e l’intensificarsi della campagnia marketing per il film Qualunquemente. Sia sui social network (decine le pagine su Facebook dedicate a Cetto) sia nelle piazze italiane, con i gazebo, i candidati finti e le hostess vere (migliaia le firme, vere e finte). Ieri, assieme alla bocciatura per Virzì agli Oscar, è arrivata la notizia che il film di Giulio Manfredonia andrà a Berlino.
ED ORA TOCCA A DENIS VERDINI
L'onorevole Denis Verdini risulta indagato a Firenze per emissione di fatture false nell'ambito dell'inchiesta sul Credito cooperativo fiorentino, di cui e' stato presidente fino al luglio 2010. Verdini era gia' accusato di mendacio bancario. L'inchiesta vede coinvolti alcuni avvocati, perquisiti due giorni fa. La Procura accusa Verdini di aver emesso fatture per consulenze inesistenti.
mercoledì 19 gennaio 2011
RUBY SI CONFESSA A KALISPERA
Karima El Mahrohug, alias Ruby, si racconta alla corte di Alfonso Signorini nel programma tv Kalispera. Fu violentata a nove anni da due zii, fratelli di suo padre. "A nove anni fui - ha detto -, violentata da due miei zii, fratello di mio padre". L'unica persona con cui ebbi il coraggio di parlare fu mia madre che mi disse: "Stai zitta perché se papà scopre che non sei vergine ammazza te". Nella prima parte dell'intervista, Ruby non ha parlato della vicenda giudiziaria in cui è coinvolta. Ha invece raccontato quella che è stata la sua "vita parallela" in cui diceva continuamente di essere egiziana, non marocchina. Ha poi detto che quando, a 12 anni, decise di cambiare religione, suo padre la punì "con una padella di olio bollente" addosso tanto che ne porta ancora i segni in testa e su una spalla. Poi vira sulla cronaca di questi giorni e racconta la sua versione dei fatti: "Il presidente non mi ha mai toccata, neppure con un dito". Smentita anche la notizia di un ricatto ai danni del premier: "Non gli ho mai chiesto cinque milioni". E poi una smentita, dopo tutte notizie di questi giorni: "Io non sono una prostituta".
martedì 18 gennaio 2011
LE DATE CLOU DA OGGI IN POI PER IL FUTURO DI SILVIO E DEL PAESE
La prima è quella di oggi, dove sulle risoluzioni alla relazione annuale di Alfano sulla giustizia la maggioranza può andare sotto a Montecitorio. Poi c’è il voto sulla mozione di sfiducia nei confronti di Sandro Bondi. Infine il varo del federalismo fiscale nella commissione ad hoc, il 26 gennaio, la data su cui - soprattutto in casa Lega - si punta di più. Su questo fronte, Calderoli ha proposto delle modifiche al testo che però non hanno convinto le opposizioni. Da qui il ragionamento che fanno ad alta voce nel Pd: «Se il federalismo fiscale non passa, un secondo dopo Bossi potrebbe uscire dal governo senza però chiedere le urne. Al Senatur converrebbe più entrare in un altro governo che abbia il federalismo in cima alla sua agenda». È il governo del «post». Quello in cui il premier non sarebbe Berlusconi. La lunga partita verso lo scacco matto è iniziata. Naturalmente l'altro occhio andrà tenuto sulla vicenda giudiziaria che
coinvolge il premier in tempi brevi, vista la sentenza sul "leggitimo im-
pedimento". Di certo pare che le elezioni anticipate non siano dietro l'an-
golo, in queste condizioni ammesso che il premier cada, andranno trovate
soluzioni che portino avanti la legislatura per un altro anno almeno. Da
un lato per mantenere la situazione economica sotto controllo ed cercare
di fare quelle riforme istituzionali ormai ineludibili, cominciando da una
nuova legge elettorale.
coinvolge il premier in tempi brevi, vista la sentenza sul "leggitimo im-
pedimento". Di certo pare che le elezioni anticipate non siano dietro l'an-
golo, in queste condizioni ammesso che il premier cada, andranno trovate
soluzioni che portino avanti la legislatura per un altro anno almeno. Da
un lato per mantenere la situazione economica sotto controllo ed cercare
di fare quelle riforme istituzionali ormai ineludibili, cominciando da una
nuova legge elettorale.
FEDERICA PELLEGRINI SI TRASFERISCE A PARIGI
"Sono una ragazza normalissima. Ho avuto i tormenti di tutti gli adolescenti: problemi alimentari, poi le crisi d'ansia - afferma la primatista mondiale di 200 e 400 stile libero -. Ne sono venuta fuori con le mie forze. Comunque non mi vergognerò mai di dire che ho chiesto aiuto.
Alla vigilia del trasferimento a Parigi, dove si allenerà con Philippe Lucas, la campionessa azzurra, che ha deciso di andare a vivere con il suo fidanzato, il nuotatore Luca Marin. Bene...bene fino...alla prossima crisi.
Alla vigilia del trasferimento a Parigi, dove si allenerà con Philippe Lucas, la campionessa azzurra, che ha deciso di andare a vivere con il suo fidanzato, il nuotatore Luca Marin. Bene...bene fino...alla prossima crisi.
venerdì 14 gennaio 2011
IL SI PASSA A MIRAFIORI GRAZIE AGLI IMPIEGATI
Dopo uno scrutinio durato circa 9 ore, i voti favorevoli hanno prevalso, sia pure di strettissima misura. Queste le cifre ufficiali: al voto, iniziato col turno delle 22.00 di giovedì, hanno partecipato 5.119 lavoratori, oltre il 94,2% degli aventi diritto. E il sì ha vinto con 2.735 voti, pari al 54,05%. A votare no sono stati invece in 2.325 (45,95%), mentre le schede nulle e bianche sono state complessivamente 59. Nei primi seggi scrutinati, nei quattro del montaggio e in uno della lastratura, dove la Fiom, che si oppone all'accordo, è tradizionalmente forte, hanno prevalso i "no". Poi, nelle prime ore del mattino, la situazione si è rovesciata, grazie soprattutto al voto degli impiegati: a decidere, a mettere a segno l'allungo decisivo per il sì, è stato infatti il seggio 5, quello dei 449 impiegati. Lo spoglio è iniziato poco dopo le 21 di venerdì. E' apparso subito che il verdetto finale non avrebbe portato a nessuna delle due opzioni una larga vittoria: si è profilato un testa a testa fin dall'inizio.
martedì 11 gennaio 2011
PER I BOOKMAKER IL LEGGITTIMO IMPEDIMENTO E' INCOSTITUZIONALE
I bookmaker non credono al via libera al legittimo impedimento, sul quale si attende il pronunciamento della Corte Costituzionale per la verifica di costituzionalita' del procedimento. In attesa della pronuncia di giovedi', gli allibratori hanno infatti fornito le quote sul responso dei giudici, ''bocciando'' la possibilita' che il procedimento passera' l'esame della Corte Costituzionale. Secondo i bookmaker, infatti - scrive l'Agicos - si gioca a 10.00 la possibilita' che il legittimo impedimento sara' giudicato compatibile con i dettami della Carta Costituzionale, contro un ben piu' probabile 1.03 sulla bocciatura del procedimento.
domenica 2 gennaio 2011
ORA LA MAMMA SEGRETA DI CRISTIANO JR. E' IN ANSIA PER IL FIGLIO
È disperata, piange, scongiura di rivedere il suo piccolo: è la mamma segreta di Cristiano jr., il figlio del campione del Real Madrid, Cristiano Ronaldo. La donna ha siglato un accordo con il giocatore portoghese, un patto mai visto: dieci milioni di sterline in cambio di rinunciare al figlio per sempre, tenendo segreta la maternità anche ai genitori. Il contratto l'ha resa ricchissima, ma adesso si sente il cuore strappato. "E' pentita amaramente per la sua scelta - ha spiegato un amico della ragazza segreta al Sunday Mirror - ma adesso ci ha ripensato, dopo aver vissuto mesi di depressione. Telefona a Ronaldo per chiedergli di vedere il figlio, ha detto al campione che è disposta a ridare indietro tutti i soldi, pur di avere contatti con il proprio bambino. Non può raccontare la sua storia a nessuno, si sente incredibilmente sola".
COME SI TRASMETTERA' IL SAPERE DA OGGI IN POI
Il sapere oggi sempre di più si fonda su «produzione e condivisione di creazioni digitali» e su una «partnership informale» tra insegnanti e alunni, che porta il bambino a sentirsi responsabile del progetto educativo. Il maestro non è più un trasmettitore di conoscenza ma un «facilitatore», che fa da filtro tra il caos della rete e il cervello del piccolo studente. «Frequentano gli schermi interattivi fin dalla nascita». È la prima generazione (che oggi ha tra gli 0 e i 12 anni) veramente hitech, che pensa, apprende e conosce in maniera differente dai suoi fratelli maggiori. «Se per noi imparare significava leggere-studiare-ripetere, per i bambini cresciuti con i videogames vuol dire innanzitutto risolvere i problemi in maniera attiva». I bambini cresciuti con consolle e cellulare sono «abituati a vedere la risoluzione di compiti cognitivi come un problema pragmatico». «Quando le modalità di apprendimento scolastico sono simili a quelle di un gioco ci sono maggiori chance che gli alunni apprendano volentieri e in fretta».
NOE' RICOMPARE.....IN AUSTRALIA
Il Queensland, la parte nordorientale dell’Australia, è in ginocchio. Devastata dalla più grande inondazione degli ultimi 50 anni. «Un disastro di proporzioni bibliche», spiega Andrew Fraser, capo del Dipartimento del Tesoro dello Stato. La gente o ha lasciato le abitazioni o osserva i fiumi gonfiarsi a dismisura. Ben sei corsi d’acqua hanno superato gli argini. La pianura del Queensland è punteggiata dei tetti delle fattorie che spuntano da un mare d’acqua dolce e di fango e di detriti. Il Fitzroy River, il secondo bacino australiano è di oltre 9 metri sopra il suo livello, minaccia 4 mila abitazioni e mercoledì raggiungerà il culmine. La zona colpita infatti è grande quanto Francia e Germania messe insieme. Le autorità hanno avvertito la popolazione a prestare attenzione a coccodrilli e serpenti «alla deriva» e che avranno trovato riparo o piuttosto un ambiente accogliente nelle case inondate dove il cibo non manca. Gravemente colpite le miniere di carbone, una delle voci principali dell’economia locale. Società come l’Anglo American e la Rio Tinto sono state costrette a rallentare o fermare la produzione. Danneggiate le piantagioni da zucchero e così a rischio c’è l’export dello zucchero grezzo di cui l’Australia è leader mondiale. Il porto di Bundaberg è chiuso e, spiega uno dei dirigenti dell’industria, «se non riaprirà a breve causerà pesanti danni». A Bundaberg ieri si è recata Julia Gillard. La premier ha parlato di «disastro naturale» e annunciato lo stanziamento di fondi per 1 milione di dollari, un sesto di quanto finora richiesto dalle autorità cittadine. «Ci sono molte cose da fare e le faremo», ha detto Gillard. Agli australiani è giunto anche il messaggio di solidarietà della Regina Elisabetta II. Il paradosso di questa inondazione record è l’altra metà dell’Australia rischia di «bruciare». Le temperature hanno superato i 40 gradi. Nello Stato di Vittoria e nella South Australia i vigili del fuoco hanno preparato piani di evacuazione nel caso i focolai, finora domati, dovessero riprendere.
sabato 1 gennaio 2011
I CONSIGLI DEI GESTORI PER IL 2011
VIDEO DA CONSULTARE:
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-12-30/dalle-azioni-bond-consigli-144002.shtml?video&uuid=AYLOukvC
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-12-30/dalle-azioni-bond-consigli-144002.shtml?video&uuid=AYLOukvC
GLI ESPERTI LEGATI AL SOLE 24 ORE FANNO LE PREVISIONI PER IL 2011
DI SEGUITO I VIDEO DA CONSULTARE:
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-12-30/dalle-azioni-bond-consigli-144002.shtml?video&uuid=AYLOukvC
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-12-30/dalle-azioni-bond-consigli-144002.shtml?video&uuid=AYLOukvC
IL 2011 COMINCIA CON I CRISTIANI SOTTO ASSEDIO
Festività sotto assedio per molti cristiani nel mondo. Dagli attacchi in Nigeria, che hanno causato la morte di 38 persone, all'attentato contro una chiesa cattolica nelle Filippine, all'ultima strage nella chiesa di Alessandria in Egitto, l'allarme resta alto in moltissime zone a rischio. Ecco la situazione dei cristiani nei Paesi in cui sono più minacciati.
Pakistan
Natale all'insegna delle proteste in Pakistan, dove la comunità cristiana è ancora scossa dalla condanna a morte di Asia Bibi, la madre di 5 figli accusata di blasfemia contro il profeta Maometto. Il 24 dicembre i musulmani hanno indetto una provocatoria manifestazione di protesta contro l'appello dei cristiani per abolire la controversa legge sulla blasfemia. Il 25, invece, i cristiani sono scesi nelle strade per invocare il ritiro del provvedimento. In occasione del Natale, il presidente pachistano, Asif Ali Zardari, ha inviato i suoi auguri ai fedeli, ricordando il messaggio "di Gesù Cristo di amore, perdono e fratellanza". Ma il clima è tutt'altro che tranquillo, come dimostra l'ultimo attacco contro il sito del Pakistan Christian Post sferrato da un gruppo di hacker islamici che si chiamano 'Dragoni'. Il sito è stato oscurato e al suo posto campeggia l'immagine di un angelo insanguinato.
India
Dalla cattedrale del Sacro Cuore di Nuova Delhi alla cattedrale di San Paolo a Kolkata, sono stati migliaia i fedeli che hanno partecipato alla messa di mezzanotte. La situazione dei cristiani, tuttavia, rimane fortemente a rischio: a Mumbai è stata diramata un allerta contro possibili attacchi terroristici mentre nell'Orissa i cristiani hanno festeggiato in un clima di terrore e minacce. I fondamentalisti indù avevano infatti annunciato per il giorno di Natale un raduno nel distretto di Kandhamal in memoria di un membro della loro tribù, Khageswar Mallick, che nel 2007 rimase ucciso mentre tentava di assalire una chiesa. Un omicidio per cui vennero accusati, senza prove, dei cattolici del posto. Allora, la morte dell'indù provocò l'esplosione di pogrom anti-cristiani con 3 fedeli uccisi, migliaia di chiese e case messe a ferro e fuoco e più di 50mila sfollati. Ma quest'anno i fedeli hanno sfidato la paura e celebrato lo stesso il Natale, guardati a vista da un forte schieramento di poliziotti. Nonostante la Costituzione indiana garantisca il diritto alla libertà religiosa, a livello locale rimangono vigenti leggi anti-conversione contro i cristiani.
Egitto
Situazione ad alto rischio in Egitto, dove vive una forte comunità cristiana (circa il 10% della popolazione). Nelal notte di capodanno un autobomba è esplosa davanti lal chiesa copta di Alessandria di Egitto, probabilmente opera di un kamikaze: 21 il bilancio dei morti. Il mese scorso due copti sono rimasti uccisi e 150 sono stati arrestati in seguito ai pesanti scontri con la polizia avvenuti davanti alla sede del governatorato di Giza. All'origine della protesta, il blocco imposto dalle autorità locali alla costruzione di una chiesa a Talbiya, nella zona delle Piramidi. Violenti attacchi contro case e chiese cristiane, inoltre, sono stati sferrati da gruppi di musulmani nel sud del Paese dopo la scoperta di una storia da amore tra un ragazzo copto e una giovane musulmana. I cristiani egiziani lamentano forti discriminazioni e affermano di essere considerati cittadini di serie B. Ancora fresca nella memoria, inoltre, è la strage avvenuta vicino Luxor il 7 gennaio scorso, in occasione della Natività copta, quando i fedeli che uscivano dalla messa di mezzanotte furono aggrediti da un islamista armato, che uccise sei persone.
Nigeria
Misure di sicurezza rafforzate in Nigeria dopo i sanguinosi attacchi ai cristiani. Nella città di Jos, capitale dello stato centrale nigeriano di Plateau, le violenze sono costate la vita ad almeno 80 le persone, sono stati inviate squadre di poliziotti in assetto anti-sommossa per sedare la tensione, tre persone sono state arrestate. L'Onu ha dato il suo sostegno al governo di Goodluck Jonathan per gli sforzi compiuti mentre il segretario generale, Ban Ki-moon, ha fatto sapere che è "costernato" per le violenze contro i cristiani che hanno causato "tante vittime innocenti". La nazione ha una popolazione stimata di oltre 150 milioni di abitanti, equamente suddivisi tra cristiani (Nigeria meridionale) e musulmani (al nord). Il teatro di maggior criticità è appunto Jos, confine ideale tra il nord musulmano e il sud cristiano.
Filippine
Durante la messa di Natale, una bomba è esplosa sul tetto di una chiesa cattolica dell'isola di Jolo, ferendo il sacerdote e cinque fedeli. L'isola è una roccaforte di Abu Sayyaf, un gruppo legato ad Al Qaeda, responsabile dell'attacco. Un memo dell'intelligence aveva avvisato la polizia di Sulu e i marine filippini che i terroristi volevano attaccare le chiese locali. La Costituzione delle Filippine del 1986 sancisce la liberta' religiosa ma i fedeli sono stati sovente vittime di attentati e rapimenti.
Iraq
Il piano di sicurezza del governo iracheno ha funzionato ma per le comunità cristiane è stato un Natale all'insegna del lutto e della paura. Sono stati in tutto quattordici gli attacchi dinamitardi contro le abitazioni di iracheni di fede cristiana che, a partire dalla tarda serata di ieri, hanno interessato diverse zone di Baghdad. L'unico attentato letale si è registrato nel quartiere centrale di al-Ghadir, dove è stata fatta esplodere a distanza una bomba di fabbricazione artigianale. Solo dieci degli ordigni, peraltro, si sono effettivamente azionati, mentre i restanti quattro sono stati localizzati prima che scoppiassero; gli artificieri hanno poi provveduto a farli brillare in maniera controllata. Gli attacchi sono stati rivendicati dal sedicente 'Stato Islamico dell'Iraq', organizzazione che costituisce la principale branca locale di 'al-Qaeda': si tratta dello stesso gruppo ultra-radicale che sempre nella capitale del Paese arabo due mesi fa, il 31 ottobre, perpetrò il massacro nella Basilica siro-cattolica di 'Nostra Signora della Salvezza': persero la vita 44 fedeli, due sacerdoti e sette guardie delle forze di sicurezza. Dieci giorni più tardi la campagna anti-cristiana colpi' diverse case private in città, con un totale di sei persone uccise e 33 ferite. Il 21 dicembre scorso l'arcivescovo caldeo di Baghdad, monsignor Louis Sarko, denuncio' minacce di morte rivolte a lui stesso e ad "altre dieci personalità cristiane", sempre da parte dello 'Stato Islamico dell'Iraq'.
Pakistan
Natale all'insegna delle proteste in Pakistan, dove la comunità cristiana è ancora scossa dalla condanna a morte di Asia Bibi, la madre di 5 figli accusata di blasfemia contro il profeta Maometto. Il 24 dicembre i musulmani hanno indetto una provocatoria manifestazione di protesta contro l'appello dei cristiani per abolire la controversa legge sulla blasfemia. Il 25, invece, i cristiani sono scesi nelle strade per invocare il ritiro del provvedimento. In occasione del Natale, il presidente pachistano, Asif Ali Zardari, ha inviato i suoi auguri ai fedeli, ricordando il messaggio "di Gesù Cristo di amore, perdono e fratellanza". Ma il clima è tutt'altro che tranquillo, come dimostra l'ultimo attacco contro il sito del Pakistan Christian Post sferrato da un gruppo di hacker islamici che si chiamano 'Dragoni'. Il sito è stato oscurato e al suo posto campeggia l'immagine di un angelo insanguinato.
India
Dalla cattedrale del Sacro Cuore di Nuova Delhi alla cattedrale di San Paolo a Kolkata, sono stati migliaia i fedeli che hanno partecipato alla messa di mezzanotte. La situazione dei cristiani, tuttavia, rimane fortemente a rischio: a Mumbai è stata diramata un allerta contro possibili attacchi terroristici mentre nell'Orissa i cristiani hanno festeggiato in un clima di terrore e minacce. I fondamentalisti indù avevano infatti annunciato per il giorno di Natale un raduno nel distretto di Kandhamal in memoria di un membro della loro tribù, Khageswar Mallick, che nel 2007 rimase ucciso mentre tentava di assalire una chiesa. Un omicidio per cui vennero accusati, senza prove, dei cattolici del posto. Allora, la morte dell'indù provocò l'esplosione di pogrom anti-cristiani con 3 fedeli uccisi, migliaia di chiese e case messe a ferro e fuoco e più di 50mila sfollati. Ma quest'anno i fedeli hanno sfidato la paura e celebrato lo stesso il Natale, guardati a vista da un forte schieramento di poliziotti. Nonostante la Costituzione indiana garantisca il diritto alla libertà religiosa, a livello locale rimangono vigenti leggi anti-conversione contro i cristiani.
Egitto
Situazione ad alto rischio in Egitto, dove vive una forte comunità cristiana (circa il 10% della popolazione). Nelal notte di capodanno un autobomba è esplosa davanti lal chiesa copta di Alessandria di Egitto, probabilmente opera di un kamikaze: 21 il bilancio dei morti. Il mese scorso due copti sono rimasti uccisi e 150 sono stati arrestati in seguito ai pesanti scontri con la polizia avvenuti davanti alla sede del governatorato di Giza. All'origine della protesta, il blocco imposto dalle autorità locali alla costruzione di una chiesa a Talbiya, nella zona delle Piramidi. Violenti attacchi contro case e chiese cristiane, inoltre, sono stati sferrati da gruppi di musulmani nel sud del Paese dopo la scoperta di una storia da amore tra un ragazzo copto e una giovane musulmana. I cristiani egiziani lamentano forti discriminazioni e affermano di essere considerati cittadini di serie B. Ancora fresca nella memoria, inoltre, è la strage avvenuta vicino Luxor il 7 gennaio scorso, in occasione della Natività copta, quando i fedeli che uscivano dalla messa di mezzanotte furono aggrediti da un islamista armato, che uccise sei persone.
Nigeria
Misure di sicurezza rafforzate in Nigeria dopo i sanguinosi attacchi ai cristiani. Nella città di Jos, capitale dello stato centrale nigeriano di Plateau, le violenze sono costate la vita ad almeno 80 le persone, sono stati inviate squadre di poliziotti in assetto anti-sommossa per sedare la tensione, tre persone sono state arrestate. L'Onu ha dato il suo sostegno al governo di Goodluck Jonathan per gli sforzi compiuti mentre il segretario generale, Ban Ki-moon, ha fatto sapere che è "costernato" per le violenze contro i cristiani che hanno causato "tante vittime innocenti". La nazione ha una popolazione stimata di oltre 150 milioni di abitanti, equamente suddivisi tra cristiani (Nigeria meridionale) e musulmani (al nord). Il teatro di maggior criticità è appunto Jos, confine ideale tra il nord musulmano e il sud cristiano.
Filippine
Durante la messa di Natale, una bomba è esplosa sul tetto di una chiesa cattolica dell'isola di Jolo, ferendo il sacerdote e cinque fedeli. L'isola è una roccaforte di Abu Sayyaf, un gruppo legato ad Al Qaeda, responsabile dell'attacco. Un memo dell'intelligence aveva avvisato la polizia di Sulu e i marine filippini che i terroristi volevano attaccare le chiese locali. La Costituzione delle Filippine del 1986 sancisce la liberta' religiosa ma i fedeli sono stati sovente vittime di attentati e rapimenti.
Iraq
Il piano di sicurezza del governo iracheno ha funzionato ma per le comunità cristiane è stato un Natale all'insegna del lutto e della paura. Sono stati in tutto quattordici gli attacchi dinamitardi contro le abitazioni di iracheni di fede cristiana che, a partire dalla tarda serata di ieri, hanno interessato diverse zone di Baghdad. L'unico attentato letale si è registrato nel quartiere centrale di al-Ghadir, dove è stata fatta esplodere a distanza una bomba di fabbricazione artigianale. Solo dieci degli ordigni, peraltro, si sono effettivamente azionati, mentre i restanti quattro sono stati localizzati prima che scoppiassero; gli artificieri hanno poi provveduto a farli brillare in maniera controllata. Gli attacchi sono stati rivendicati dal sedicente 'Stato Islamico dell'Iraq', organizzazione che costituisce la principale branca locale di 'al-Qaeda': si tratta dello stesso gruppo ultra-radicale che sempre nella capitale del Paese arabo due mesi fa, il 31 ottobre, perpetrò il massacro nella Basilica siro-cattolica di 'Nostra Signora della Salvezza': persero la vita 44 fedeli, due sacerdoti e sette guardie delle forze di sicurezza. Dieci giorni più tardi la campagna anti-cristiana colpi' diverse case private in città, con un totale di sei persone uccise e 33 ferite. Il 21 dicembre scorso l'arcivescovo caldeo di Baghdad, monsignor Louis Sarko, denuncio' minacce di morte rivolte a lui stesso e ad "altre dieci personalità cristiane", sempre da parte dello 'Stato Islamico dell'Iraq'.
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