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domenica 21 dicembre 2014

I QUATTRO NODI SU CUI MATTEO SI GIOCHERA' LA SUA LEADERSHIP E PARTE DEL NOSTRO FUTURO

La strada è segnata, questi i principali temi che impegneranno il premier Renzi ed il governo nel primo trimestre 2015:
1) Dal 1 gennaio 2015 entra in vigore la legge 54 che abolisce le province ed istituisce le città Metropolitane.
2) Dal 7 gennaio la legge elettorale e riforme Costituzionali riapproderanno in parlamento.
3) L'elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
4) Il confronto con la commissione Europea sulla tenuta della manovra di stabilità.
La legge 54, più conosciuta come legge Del Rio, cancella le Province ed instaura appunto le 10 città Metropolitane (Roma, Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Reggio Calabria), questo è il primo anello di un problema molto complesso quello dell'assetto degli enti territoriali che esploderà nelle prossime settimane, ma da qualche parte bisognava pur iniziare, qui la soluzione è ancora lontana. Il primo problema da affrontare immediatamente da parte del governo e dalle autorità locali saranno gli esuberi ed il ricollocamento del personale in ambito locale. Si parla di almeno 10.000 esuberi da gestire immediatamente. Inoltre sindaci e amministratori locali, dopo un buon decennio a cui partecipano a convegni e workshop di ogni genere sul tema, sono pronti a scagliarsi contro l'autorità centrale per ottenere ammortizzatori e nuovi rinvii, nessuno o pochi  di loro hanno provato ad analizzare realmente cosa avrebbero "potuto fare loro", prima di lanciare i loro strali contro il governo.
Sulla legge elettorale, si riparte da quel che resta del "Patto del Nazzareno", integrato con le proposte introdotte in autunno. Soglia del 40% sulla lista vincente per prendere il premio di maggioranza e soglia di entrata abbassata al 3% per la singola lista per essere rappresenta in parlamento. Qui si parte con una maratona Parlamentare che si intreccerà con la sempre più probabile elezione del nuovo Presidente della Repubblica che dovrà sostituire Napolitano. Cosa ne scaturirà, nessuno oggi credo è in grado di saperlo.
Si può ipotizzare partendo dai dati di fatto che sulla riforma elettorale passi una legge maggioritaria a doppio turno con l'introduzione parziale delle preferenze da parte del cittadino elettore con soglie vicine alla proposta di cui sopra. Più complessa appare l'elezione del capo dello Stato, qui non è scontato l'effetto del patto del Nazzareno.Su questo tema a mio modo di vedere Renzi si gioca realmente il suo futuro, per cui ipotizzo che per questo lui voglia chiudere al più presto la questione sulla legge elettorale. Ma su questo punto non solo Berlusconi, ma anche Alfano ed i suoi alleati di centro, tengono le antenne dritte, sapendo che ottenuta la legge elettorale Renzi potrebbe essere tentato ad andare ad elezioni anticipate. Per cui anche l'accordo per la presidenza della Repubblica si deve trovare forzatamente nella stessa orbita, escludendo probabilmente M5S e Sel. Sul totonomi è molto presto.
Infine il versante economico, la legge di stabilità corredata dal Jobs Act, pare non siano ritenute del tutto sufficienti dalle autorità Europee in materia. Per cui a fine marzo sarà fatta una valutazione nel merito, partendo dai dati a consuntivo del 2014. Il premier ed il ministro dell'economia Padoan hanno sempre sostenuto che l'Italia non avrebbe sforato il deficit del 3%. Poi si valuteranno i primi indicatori sul 2015, alla  luce anche di due fattori che appaiono oggi interessanti per il futuro dell'economia nostrana. Il persistere di bassi tassi per il finanziamento del nostro debito ed il vero e proprio crollo dei costi energetici (petrolio e gas), che dovrebbero favorire i nostri conti.  


venerdì 12 dicembre 2014

TEMA DEL GIORNO: LA BATTAGLIA DELL'ORO NERO

Petrolio e rublo procedono a braccetto verso nuovi minimi, a un ritmo impensabile fino a poche settimane fa. Ma anche il Venezuela il paese che vanta grandi riserve petrolifere rischia di finire prestissimo nel marasma. Il prezzo sta sfondando i 60 dollari, quasi dimezzato rispetto al giugno scorso. Pur con la riduzione della domanda, l'Opec non vuole ridurre la produzione. Arabia saudita, Kuwait e Iraq pronti a vendere con alti sconti ai clienti asiatici. Per l'Iran il prezzo potrebbe arrivare fino a 40 dollari al barile. Gli Stati Uniti, primo consumatore di petrolio, hanno ormai raggiunto l'autosufficienza con il petrolio prodotto in casa, sfruttando la tecnica di frammentazione detta "olio scisto". E' un petrolio non convenzionale prodotto dai frammenti di rocce di scisto bituminoso mediante i processi di idrogenazione o dissoluzione termica. Questi processi convertono la materia organica all'interno della roccia in petrolio o gas sintetico. Il petrolio risultante può così essere usato immediatamente come combustibile.

La guerra dei prezzi - sembra sia voluta soprattutto dall'Arabia saudita che mantenendo un'alta produzione di greggio, e coprendo il 40% del fabbisogno mondiale, determina il prezzo dell'oro nero. In questo modo essa rende meno competitivo il petrolio di scisto prodotto negli Usa e mette in difficoltà ogni ripresa economica iraniana, indebolendo Teheran sullo scacchiere medio-orientale. Anche per questo il 27 novembre scorso in sede Opec è stato deciso di lasciare le quote di produzione invariate. Ora il prezzo sempre più basso indica che la crisi economica si sta approfondendo sempre di più. L'Europa è a un passo dalla deflazione; il Giappone è alla sua quarta recessione dal 2008; la Cina prevede per quest'anno la crescita più bassa dal 1990. Anche la Russia è alla sua più grande recessione dalla caduta del muro del 1989, anche a causa delle sanzioni prese nei suoi confronti dopo le vicende di confine con l'Ucraina.
Ma non tutto appare negativo, secondo alcuni economisti nel medio termine, la discesa del prezzo del greggio aiuterà la crescita del Prodotto interno lordo globale: ogni 10 dollari di diminuzione produrrà un incremento dello 0,5% del Pil.

giovedì 6 novembre 2014

FANTAPOLITICA O PREMONIZIONE: COMINCERA' TUTTA UN'ALTRA STORIA

L’impressione è che, dopo mesi di sonno, Silvio si sia svegliato. E cominci a vedere Renzi come un “avversario”. Quando l’ex premier si sente fregato passa da una atteggiamento quasi troppo accomodante a un atteggiamento che, col tempo, diventa quasi troppo aggressivo. L'intervista data al direttore Cangini e pubblicata sul Resto del Carlino di questa mattina già mi appare come un primo segno premonitore.  Per Berlusconi il tratto dominante del premier, in questa fase, è un disegno di potere. Un disegno che si articola in tre tappe: ricerca di un incidente parlamentare, voto, elezione del nuovo capo dello Stato grazie a una legge elettorale che gli dà la maggioranza assoluta. Un disegno che significa una cosa semplice, nella testa dell'ex Cavaliere: finché gli è servito – il suo ragionamento (per far fuori Letta, per andare a palazzo Chigi e tenere a bada i suoi) mi ha usato, ora, ottenuta la legge elettorale, scarica anche me. Dunque, occorre prendere tempo, per tenere margine negoziale e stare nella trattativa sul prossimo capo dello Stato. 
Renzi, tramite la Boschi ha fatto capire che la riforma" s'ha da fare" e se Forza Italia non ci sta più, loro sono decisi ad andare avanti comunque. Un ulteriore segnale è arrivato in parlamento nel pomeriggio per la prima volta in questa legislatura una intesa tra PD e Movimento 5 Stelle ha consentito l'elezione di Silvana Sciarra alla consulta. Contemporaneamente è saltata la candidatura di Stefania Bariatti per lo stesso ruolo, frutto dell'intesa tra PD e Forza Italia. 
Solo scaramucce o qualcosa sta cambiando?

domenica 26 ottobre 2014

REDUCI O PIONIERI E L'ITALIA DEL RULLINO

“La sinistra siamo noi leopoldini”, risuona come un’eco insistente nel tributo di applausi dell’affollatissima stazione di Firenze al ‘condottiero Matteo’. La mission è parlare degli sforzi di governo, “ci tocca cambiare il paese, ce la siamo cercata”. Ma soprattutto l’obiettivo che il premier aveva preannunciato ai suoi è rispondere alla piazza di Cgil e Fiom ieri, respingere la cronaca che ne viene fatta, cioè quella di due paesi, uno in piazza San Giovanni e uno alla Leopolda. Colpire al cuore la minoranza del Pd, quella che ieri gli ha manifestato contro e che ora medita pensieri di scissione. “Non consentiremo a chi ha detto che la Leopolda è imbarazzante di riprendersi il Pd e trasformarlo per portarlo dal 41 al 25 per cento”. Qui le urla e gli applausi gli coprono la voce. Lui continua e urla: “Non consentiremo che il Pd sia trasformato nel partito dei reduci. Noi saremo il partito dei pionieri, non quelli del museo delle cere, ma del futuro e del domani”. Ma Renzi non fa prigionieri, non fa mediazioni. E’ lì per parlare al suo popolo, ma anche per dare la sua lettura della fase, convinto di poter offrire una visione di sinistra moderna, non ideologica, post ideologica e sintonizzata con i dati di fatto del presente. Cioè la sinistra che non fa dell’articolo 18 una bandiera, perché “sarebbe come pensare di prendere l’iphone e chiedersi dove si infila il gettone o come pretendere di mettere un rullino alla macchina digitale”. Il punto è che “è finita l’Italia del rullino: io rivendico l’Italia digitale!”. 

Questa la sintesi di giornata che conclude il Week end iniziato con la grande manifestazione di Piazza S.Giovanni e domani.....è lunedi. 

sabato 23 agosto 2014

BEL BUFFET TRA BANCHIERI CENTRALI A JACKSON HOLE CON IL DUBBIO RIALZO DEI TASSI O MISURE NON CONVENZIONALI

 E' una valle che si trova nella parte nord-occidentale dello Stato del Wyoming, negli Stati Uniti, ai piedi del massiccio del Teton Range e attraversata dal fiume Snake. La valle si sviluppa a una quota media di oltre 2000 m s.l.m., con zone di maggior depressione quali il Fish Creek, sotto i 2000 m e all'interno dei confini del Parco, e a Hoback Junction, al di fuori del parco. La valle di Jackson Hole è lunga circa 55 miglia (89 km) e larga 13 miglia (21 km). Il centro abitato principale è la cittadina di Jackson.


 In questo scenario si sono incontrati i Banchieri centrali dal 21 al 23 agosto.  Dopo la fioritura di dati economici deludenti e di errori di previsione in Europa così come negli Stati UnitiNon è un'epoca facile neppure per i banchieri centrali, devono governare gravi problemi ciclici delle economie e al tempo stesso - manovrando i tassi - prendere decisioni che hanno portata strutturale sul benessere e sull'equità. Yellen e Draghi sono ormai abituati a camminare su una corda tesa. Ma a Jackson Hole bisognava darne una dimostrazione dal vivo. Come si capisce, il confine tra successo e fallimento è sottile. L'analisi di quest'anno era incentrata sul mercato del lavoro.

La crisi, almeno negli Stati Uniti, sembra avviarsi al termine. Se i progressi economici e sul mercato del lavoro saranno più rapidi del previsto si potrebbe infatti aver un aumento dei tassi prima delle attese in America. Se invece dovessero essere più lenti, l’aumento dei tassi potrebbe accadere più tardi delle attese, ha affermato il presidente della Federal Reserve, Janet Yellen. Con una inflazione negli Usa «ancora al di sotto dell’obiettivo del 2%» la Federal Reserve «potrebbe mantenere la sua politica accomodante fino a quando l’inflazione non si muoverà chiaramente» verso il 2% e solo a quel punto la Fed «potrà essere sicura si sia ridotto» il livello di sottoutilizzo che permane nel mercato del lavoro ha sottolineato la presidente della banca centrale Usa.
Dopo qualche ora è intervenuto Mario Draghi presidente della Bce. " Al momento, le politiche monetarie e di bilancio accomodanti, non possono sostituire le necessarie riforme strutturali", ha precisato Draghi. Insomma, le riforme in alcuni Paesi non sono rinviabili. «Sul lato della domanda, la politica monetaria può giocare un ruolo centrale, che al momento significa una politica accomodante per un periodo prolungato» ma servono «politiche strutturali nazionali». La Bce comunque potrebbe usare «anche strumenti non convenzionali per salvaguardare le aspettative di inflazione nel medio-lungo termine». 
Il solito rituale che si ripete da molto tempo a tutte le latitudini senza alcun risultato tangibile, ma in compenso belle località ottime vivande e vini di ottima qualità. 

martedì 19 agosto 2014

DAL 29 GIUGNO 2014 IL NUOVO CALIFFATO

« Noi crediamo ciecamente in Allah e ci batteremo per liberare i prigionieri dalle manette per porre fine all'oppressione alla quale i sunniti sono stati sottoposti dal malvagi sciiti e dalle crociate occupanti, di assistere gli oppressi e ripristinare i loro diritti anche a costo della nostre stesse vite, per far diventare la parola di Allah suprema nel mondo e ripristinare la gloria dell'islam. »
Nel gennaio 2006, alcuni gruppi Iracheni di fede Sunnita, rinverdirono il tradizionale "Patto dei profumati", risalente alle origini Islamiche Salafite.
 Durante la cerimonia i partecipanti giurarono appunto di liberare l'Iraq sunnita da l'oppressione straniera. Fondarono anche un governo provvisorio e Abu Al-Bagdhadi divenne l'emiro dell'ISI (Stato Islamico dell'Iraq), naturalmente l'istituzione non venne riconosciuta da nessuno. Abu Al-Bagdhadi di fatto era solamente un prestanome dato che il potere era detenuto dall'egiziano Abu Ayyub al-Masri. Al-Baghdadi e al-Masri vennero entrambi uccisi in un'operazione congiunta di Stati uniti e Iraq nell'aprile del 2010. Abu Bakr el Bagdhadi, successe ad entrambi ed è l'attuale leader di ISIS o ISIL. La sua azione ha teso ad estendere il potere dell'ISI unificando le sue forze con quelle che operano nel conflitto Siriano cambiando il nome al movimento nell'attuale ISIS o ISIL. Ha poi agito all'interno dell'Irak per sgretolare progressivamente il potere del legittimo presidente Nouri Al Maliki. Quest'ultimo è salito alla presidenza Irakena dopo la defenestrazione di Saddam Houssein, appoggiato oltre che dall'Occidente dal movimento interno Sciita di stampo filo Iraniano. 

Dopo novant'anni di assenza, l'antica istituzione del califfato ha quindi ripreso vita il primo giorno di Ramadan dell'anno 1435 dell'Egira che corrisponde al 29 giugno 2014. Secondo la storia musulmana ufficiale, esso ebbe origine nel 632 d.C., alla morte del profeta islamico Maometto, per poi svilupparsi spontaneamente, colmando il crescente bisogno della comunità musulmana nascente di avere un leader temporale. Il califfo divenne l'erede di Maometto senza essere un profeta. Dopo i primi quattro califfi, la carica divenne ereditaria.Fin dall'inizio, i seguaci non furono d'accordo sul fatto che il califfo dovesse essere il musulmano più capace e più pio o il più stretto parente di Maometto; ne derivò un disaccordo che portò alla divisione dell'Islam in due rami quello sciita e quello sunnita, causando il profondo scisma che permane ancora.
Un comunicato audio in cinque lingue (il titolo della versione inglese è "This is the Promise of Allah" ["Questa è la promessa di Allah"]) proclamando la nascita di un nuovo califfato sotto il "califfo" Ibrahim. Quest'ultimo (alias Ibrahim Awwad Ibrahim), 40 anni circa, proveniente da Samarra, in Iraq, ha combattuto in Afghanistan e poi in Iraq. Egli ora afferma di essere capo dei "musulmani di tutto il mondo" e chiede loro di prestargli obbedienza. Egli asserisce che tutti gli altri governi musulmani hanno perso la loro legittimità. Inoltre, i musulmani devono rifiutare "la democrazia, la laicità, il nazionalismo, come pure le altre lordure e idee dell'Occidente". Far rivivere il califfato significa, come annuncia il comunicato audio, che il "lungo sonno nelle tenebre della negligenza" è finito. "Il sole del jihad brilla. Le luci del bene annunciano la buona novella e all'orizzonte appare il trionfo". Gli infedeli sono a giusto titolo terrorizzati all'idea che "Oriente e Occidente" si sottometteranno, che i musulmani saranno "padroni del mondo".
Poi ci sono i fatti accaduti nell'ultimo mese e mezzo in quell'area. L'avanzata dell'ISIS verso Mosul ed Erbil, l'attacco ai Cristiani, ha alimentato il dibattito di Ferragosto in Occidente. Naturalmente anche da noi. Negli ultimi giorni abbiamo assistito prima all'uscita di Alessandro Di Battista sul blog di Beppe Grillo sotto il titolo "ISIS che fare?", ha detto la sua accendendo la miccia del dialogo politico (è una lunga analisi che consiglio di leggere, non sono due battute, certo non è tenero con gli States, io rilevo e non mi permetto nessun commento). Poi poche ore fa ho sentito a Rai News le parole di Papa Francesco "In questi casi, dove c'e' una aggressione ingiusta, sottolineo ingiusta, trovo lecito fermare l'aggressore, ma non può essere un'unica nazione a farlo". Anche qui non aggiungo mie valutazioni personali, magari su armi da inviare laggiu' sono convinto che nei prossimi giorni in proposito ne sentiremo di belle,  mi limito a riportare unicamente il ragionamento del Papa.


domenica 8 giugno 2014

LE CHIACCHIERE STANNO A ZERO ORA VOGLIAMO CRESCERE

 L'inversione si presenterà nel prossimo trimestre e l'Italia ricomincerà a crescere e lo riconfermerà nei trimestri successivi, questa è l'aspettativa vera che alberga in noi. La recente mossa fatta da Draghi in settimana che al di là del piccolo taglio al tasso di sconto ha sancito in modo formale che le banche non potranno più lasciare i propri fondi in depositi di liquidità presso la Bce, pena pagare pegno. Per ora solo lo 0,10% ma presto anche di più. Tale mossa obbligherà le banche europee ad operare non solamente verso l'acquisizione di asset finanziari come hanno fatto negli ultimi due anni. Visto il calo degli spread ora i margini di guadagno sono per loro ormai inesistenti. Ma imporrà loro di tornare alle attività più tradizionali, prestare cioè soldi per finanziare aziende e famiglie. Poi già i primi mesi del 2014 evidenziano un aumento degli ordinativi industriali alle aziende che in particolare lavorano all'export e le transazioni notarili su beni immobili timidamente riprendono rispetto ai trimestri precedenti.
E' chiaro queste sono chiacchiere raccolte in questi ultimissimi giorni dopo le europee, fondate più sulla speranza che altro. Dovranno essere confortate dai dati che usciranno da metà luglio in poi. Messe in circolo da ragionamenti informali tra operatori. Ma il loro sentiment negli ultimi sei anni mai si era manifestato così fiducioso rispetto al futuro più immediato. 
Io mi rendo conto esporsi oggi senza essere confortato da nessun dato consuntivo e dalle solite news che ci evidenziano la dilagante corruzione, il ritardo delle riforme, il continuo inasprimento impositivo, ecc ecc, è assai pericoloso. Magari mi farò spernacchiare prestissimo, ma se non ho preso un "colpo di sole" in questo primo scoppio estivo, mai ribadisco negli ultimi anni avevo sentito da persone che ai miei occhi appaiono "credibili" tanta aspettativa.

martedì 29 aprile 2014

SILVIO SI GIOCA ANCHE LA FUTURA LEADERSHIP DEL CENTRO DESTRA

Ora con l'ennesima discesa in campo Silvio Berlusconi, che da qualche giorno imperversa sui media facendo grande casino, la campagna elettorale in vista del voto Europeo del 25 maggio decolla definitivamente.

 E' presumibile per quanto riguarderà il nostro paese (tolti gli assenti che saranno moltissimi) sarà sostanzialmente una gara a tre. Silvio che pur acciaccato dagli anni e dalla fresca condanna subita, avrà un duplice obbiettivo quello di mantenere i suoi competitors di destra sotto la soglia del 4% e di avvicinarsi il più possibile al M5S. Lui l'ex Cavaliere sa di essere all'ultima spiaggia ed è pronto a tutto per dimostrare che Forza Italia è nonostante tutto il punto di riferimento dei moderati. Se riuscirà a tarpare le ali ad Ncd, Lega, Fratelli D'Italia, al nuovo raggruppamento di centro nato dalla fusione Scelta Civica e Fare per fermare il declino, sarà per lui un vero successo in vista di prossime elezioni politiche da tenersi con la probabile nuova legge elettorale. Secondo me lui appoggiato dai Media che lo affiancano non pensa tanto in questo momento di insidiare PD o anche lo stesso M5S. A loro eventualmente penserebbe in futuro, quando avrà domato quello che è il vero pericolo per lui, i suoi ex alleati di centro destra. Non va dimenticato che il nostro paese se sommiamo tutte le componenti che fanno capo all'area del centro destra se la può ancora giocare con il PD. Per cui  gli Italiani che guardano in quella direzione a mio modo di vedere sono chiamati ad un scelta con il voto del 25 maggio:
- Chiudere definitivamente il capitolo Berlusconi, ma a quanto pare ancora non è pronta una alternativa, quantomeno si rischia di disperdere il consenso tra nani.
Ed è appunto su questo, io penso, che conta il vecchio marpione, accontentarsi di vincere le primarie del Centro Destra!!!!

domenica 30 marzo 2014

NUOVA EUROPA: DOPO L'ASCESA DELLA LE PEN ORA TREMA UN ALTRO BALUARDO

«ERDOGAN HA DATO A ME, IL VIA LIBERA» . Ancora è vivo il ricordo di quella mitica scena in diretta internazionale ai primi di aprile del 2009. Il protagonista è Silvio Berlusconi con il cellulare  in riva al Reno a Baden Baden parla "fitto,fitto" , ci sono tutti i protagonisti della politica internazionale. Si celebra la pacificazione Franco-Tedesca ma l'argomento del giorno è la nomina di Rasmussen alla Nato e tutti sono per lui, tranne appunto il primo ministro Turco che ancora mostra alcune riserve. La Merkel nel frattempo ha ricevuto tutti i capi di stato da Obama a Sarkozy, ma ancora Silvio si attarda là sulla riva del fiume e lei a cerimonia ormai iniziata come padrona di casa non può presenziare, deve prima ricevere anche lui che si attarda. Finalmente termina la telefonata, lei lo osserva indignata, lui si avvicina consapevole della situazione che si è creata e le snocciola lapidario quanto avrebbe appena appreso telefonicamente da Erdogan stesso. 
Oggi 30 marzo 2014, sembra passato un secolo da quel giorno, molti dei protagonisti di allora in primis Berlusconi, non calcano più quel palcoscenico. Lo stesso Recep Tayyip Erdogan, vive un momento decisivo per il suo futuro. Lui è primo ministro della Turchia dal 14 marzo 2003 (..già tutto il mondo è paese) e oggi attraverso le amministrative del suo paese, si gioca per lui un test decisivo in vista delle ormai prossime presidenziali che si terranno  ad agosto.

Fin qui lui le elezioni che si sono tenute, da quanto è salito al potere le  ha sempre vinte, con percentuali crescenti. Ma a questa tornata elettorale per la prima volta,  potrebbe vedere un calo della suo partito e quindi della tenuta della sua maggioranza in vista di quanto egli si giocherà in estate. Visti gli eventi che si sono succeduti negli ultimi mesi, da episodi di corruzionealle proteste di Gezi Park, una stabilità più che decennale filo Europea ed occidentale, potrebbe essere messa in dubbio.
Quindi dopo questo test, Erdogan che è stato l'artefice della irresistibile ascesa dell'economia Turca, grande amico dell'Occidente, ora che il vento sembra girare si trova anche lui davanti al solito bivio, lasciare in caso di sconfitta o cercare con tutti i mezzi di portare a casa....un altro mandato?





sabato 22 marzo 2014

E SE I TASSI RICOMINCIASSERO A CRESCERE

Il giro di boa secondo qualcuno si è compiuto, con il passaggio di testimone tra Ben Bernanke  e Janet Yellen alla Fed. Non sarà certamente domattina, ma qualcosa già si vedrà entro l'anno 2014. Janet nella sua prima conferenza stampa da governatrice ha detto che la politica accomodante continuerà certamente, ma anche che il piano di aiuti al ritmo di 55 miliardi al mese, non può continuare a questa velocità. Ha poi aggiunto che dovrebbe terminare in autunno, se sarà così anche in Europa ne sentiremo i riflessi.
La volatilità dei mercati potrebbe accendersi di nuovo ed i riflessi immediati sarebbero oltre ad un calo fisiologico dei mercati azionari dopo il mini rally degli ultimi tempi, la prima vera salita dei tassi. Le conseguenze negative si rifletterebbero in primo luogo su due versanti:
-il costo degli interessi sul debito pubblico, il vero sasso al collo dell'economia Italiana (ricordiamolo che il nostro paese senza questo macigno, nonostante tutte le grandi carenze che ha, presenta un avanzo primario)
-l'aumento del costo sugli interessi dei mutui contratti per l'acquisto della prima casa dagli Italiani.

venerdì 3 gennaio 2014

ORA LA TRANSIZIONE COZZA CONTRO LO SCOGLIO DELLA LEGGE ELETTORALE

Da almeno due anni si è aperta la transizione capitanata dal Quirinale. Siamo nel guado e l'altra sponda è ancora lontana. L'anno che viene inizia con il primo scoglio da superare quello della legge elettorale. Matteo Renzi non aspetta neanche la Befana e lancia la sua proposta. Anzi tre proposte, ma tutte legate ad un unico filo conduttore il maggioritario. La vocazione maggioritaria è gradita a Silvio Berlusconi, ma la lega ad elezioni politiche in concomitanza con le europee. Pare che sia gradita ad Alfano ed ai suoi, ma con due distinguo, solo il doppio turno e lui alleato a Berlusconi. A Scelta Civica fanno i pesci in barile come al solito, loro assieme a Casini e aggiungiamoci pure Letta ed i Lettiani, per ora stanno a guardare. Grillo grida ai suoi di tenersi fuori, il Movimento 5 stelle potrebbe accettare il ritorno alla riforma Mattarella, con cui abbiamo votato a fine anni Novanta e fino al 2005. Sel pure propende pure per la Mattarella. La Lega è contro a tutto, almeno per ora.

 Se ho capito bene non c'è tempo da perdere per cui si farà un primo giro per coinvolgere e far salire sul carro il maggior numero di forze politiche. Ma viste le premesse mi pare che grosso modo rimangano due sole opzioni. La prima le forze di governo attuali più Forza Italia ed in questo caso si torna a votare assieme alle Europee. La seconda un accordo strettissimo tra le attuali forze di governo. Io al coinvolgimento del Movimento 5 stelle non ci credo, a meno di un ulteriore spaccatura del gruppo parlamentare. Non saprei ora fare ulteriori considerazioni sul tipo di legge elettorale che ne potrebbe uscire. Se vorranno poi garantire la governabilità futura, dovranno riflettere anche sulla futura esistenza di due figure che nel quadro attuale creano non pochi grattacapi al paese tutto.Il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio, che avevano un senso quando il paese era una nazione autonoma, ma ora con l'Unione Europea che interviene continuamente sui paesi della comunità e sui temi più, mi pare che un unica figura a livello nazionale sarebbe garanzia più che sufficiente.