“La sinistra siamo noi leopoldini”, risuona come un’eco insistente nel tributo di applausi dell’affollatissima stazione di Firenze al ‘condottiero Matteo’. La mission è parlare degli sforzi di governo, “ci tocca cambiare il paese, ce la siamo cercata”. Ma soprattutto l’obiettivo che il premier aveva preannunciato ai suoi è rispondere alla piazza di Cgil e Fiom ieri, respingere la cronaca che ne viene fatta, cioè quella di due paesi, uno in piazza San Giovanni e uno alla Leopolda. Colpire al cuore la minoranza del Pd, quella che ieri gli ha manifestato contro e che ora medita pensieri di scissione. “Non consentiremo a chi ha detto che la Leopolda è imbarazzante di riprendersi il Pd e trasformarlo per portarlo dal 41 al 25 per cento”. Qui le urla e gli applausi gli coprono la voce. Lui continua e urla: “Non consentiremo che il Pd sia trasformato nel partito dei reduci. Noi saremo il partito dei pionieri, non quelli del museo delle cere, ma del futuro e del domani”. Ma Renzi non fa prigionieri, non fa mediazioni. E’ lì per parlare al suo popolo, ma anche per dare la sua lettura della fase, convinto di poter offrire una visione di sinistra moderna, non ideologica, post ideologica e sintonizzata con i dati di fatto del presente. Cioè la sinistra che non fa dell’articolo 18 una bandiera, perché “sarebbe come pensare di prendere l’iphone e chiedersi dove si infila il gettone o come pretendere di mettere un rullino alla macchina digitale”. Il punto è che “è finita l’Italia del rullino: io rivendico l’Italia digitale!”.
Questa la sintesi di giornata che conclude il Week end iniziato con la grande manifestazione di Piazza S.Giovanni e domani.....è lunedi.

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