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lunedì 18 novembre 2013

LA VERA SFIDA DI RENZI COMINCERA' IL 9 DICEMBRE

Parlando di D’Alema, Renzi davanti ad un Fazio visibilmente imbarazzato ha dichiarato ieri sera: “ Lui pensa che se vinciamo noi distruggiamo la sinistra, dimenticando che l’hanno distrutta loro la sinistra. A noi purtroppo toccherà ricostruirla". Ha poi rincarato la dose "È la prima volta che D’Alema perde un congresso, lo voglio dire, Lui pensava di farmi infrangere contro il muro degli iscritti”. 
La dichiarazione di Massimo D'Alema non si è fatta attendere che poche ore. Questa mattina sempre su Rai 3 ad Agorà, pronta è stata la sua replica. "Il vero cavallo di battaglia di Renzi, che di idee nuove ne ha proposte pochissime, è continuare ad attaccare me", ha detto D'Alema parlando ad Agorà. "Vorrei ricordargli che noi le elezioni le abbiamo vinte due volte nel corso di questi anni e abbiamo portato la sinistra italiana per la prima volta nella sua storia al governo del Paese. Renzi è ignorante da questo punto di vista, mente. E' spiritoso, brillante, ma è superficiale e questo non depone molto a favore di chi dovrebbe diventare il leader del più grande partito italiano".

Secondo i dati forniti dal responsabile dell'organizzazione del Pd, Davide Zoggia, Matteo Renzi vince nei circoli con il 46,7%. Gianni Cuperlo è al 38,4%, Pippo Civati al 9,19% e Gianni Pittella leggermente sotto il 6%.
Il prossimo 8 dicembre, dunque, gli elettori del centrosinistra, saranno chiamati a scegliere tra i tre candidati arrivati primi alle votazioni nei circoli: Renzi, Cuperlo e Civati."Quelli che stiamo dando sono dati ancora ufficiosi visto che le presidenze dei congressi provinciali devono certificare i risultati e nel corso di queste ore si sta completando l'iter. Sono numeri che possono essere oggetto di variazioni ma non tanto significative da variare il quadro complessivo". Ha concluso Zoggia.

Già "Renzi, L'Italia cambia verso", questa l'aspettativa della probabile valanga di sostenitori che lo andrà a sostenere l'8 dicembre votandolo alle primarie. Le dichiarazioni fatte sono impegnative, il contesto nel quale si troverà ad operare, saranno le medesime o addirittura più difficili di chi lo ha preceduto per cui deve guardarsi prima di tutto dalla profezia che gli ha lanciato oggi lo stesso D'Alema "la miglior prova del budino, la si fa mangiandolo". Ha poi aggiunto con la sua tipica ironia "credo non mi piacerà...". Per cui Matteo è avvisato l'ala sinistra che da sempre è il nocciolo duro del partito non lo ama e lo aspetta al varco. I supporters pretenderanno da lui tutto e subito per cui non resta che fargli....tanti auguri. Visto comunque anche quanto sta avvenendo nel centro destra, va detto che la ruota sta riprendendo...a girare. Ora aspettiamo i....fatti, crescita, arresto emorragia posti di lavoro, diminuzione debito pubblico e tasse, riforme Istituzionali. Se sarà Matteo a darcele...evviva...evviva.

sabato 9 novembre 2013

L'EUROZONA ALLA RICERCA DI NUOVI EQUILIBRI

Già già ci eravamo lasciati la volta scorsa con la necessità che Draghi abbassasse il tasso di sconto. Lo ha fatto giovedi scorso, i media l'hanno definita "mossa a sorpresa", i mercati per ora danno segnali poco chiari. Evidentemente non è stata una "mossa a sorpresa", come già spiegato è da lungo tempo che in Eurozona non è certo l'inflazione lo spauracchio, ma piuttosto il suo contrario che crea e sforna nuovi disoccupati. In merito ai mercati ciò che ci si aspettava dopo la mossa di Draghi era l'inversione del trend ribassista del dollaro rispetto all'euro, il consolidamento ed il rientro degli spread dei paesi mediterranei ed il rilancio delle esportazioni dell'Eurozona. Ora è prematuro trarre conclusioni, ma alla mossa di Draghi si sono succeduti due fatti importanti.
Standard&Poor’s colpisce ancora. Dopo essere stata, nel gennaio 2012, la prima delle grandi agenzie di rating a declassare la Francia, escludendola dal ristretto club dei Paesi a tripla A, ieri ha nuovamente abbassato di un grado la notazione di Parigi, portandola da AA+ ad AA. Come il Belgio, uno scalino al di sotto dell’Austria. Parigi ha reagito al nuovo declassamento con irritazione e persino con una certa arroganza. Ma sarebbe sbagliato limitarsi a un contrattacco da "grandeur" ferita senza invece riconoscere che S&P si limita, di fatto, a fotografare la realtà. Peraltro pochi giorni dopo il duro giudizio della Commissione europea. Secondo la quale il deficit sarà l’anno prossimo leggermente superiore a quello previsto dal Governo (3,8% rispetto al 3,6%), ma soprattutto sarà del 3,7% nel 2015, quando la Francia - che ha già ottenuto due anni di slittamento da parte di Bruxelles - dovrebbe invece centrare il target del 3 per cento. Mentre la disoccupazione dovrebbe salire ulteriormente, fino all’11,3 per cento.


E nello stesso giorno in cui sono arrivate molte altre brutte notizie: il deficit commerciale di settembre è salito a 5,8 miliardi, la produzione industriale è scesa dello 0,5%, i fallimenti sono aumentati del 4,2% (con la prospettiva di chiudere l’anno in crescita di oltre il 5%) e le aziende industriali - i cui margini non sono mai stati così bassi - hanno rivisto al ribasso le loro previsioni di investimento.Questa è la realtà. Quella di un Governo che ha utilizzato a fondo la leva fiscale. Così a fondo da avere ormai un Paese sull’orlo della rivolta, della disubbidienza. Come dimostrano le manifestazioni, anche violente, in Bretagna contro l’ecotassa (il 30 novembre ci sarà un’altra giornata di protesta). Non ha invece fatto nulla sul fronte, appunto, della spesa pubblica. 
Intanto surplus Tedesco di settembre ha toccato i 20,4 miliardi di euro, contro 13,3 miliardi di agosto, superando il precedente primato mensile di 19,8 miliardi raggiunto nel giugno del 2008, subito prima dello scoppio della crisi finanziaria globale. Le esportazioni verso gli altri Paesi dell’eurozona, 35,3 miliardi di euro, hanno messo a segno un aumento del 4,4% rispetto allo stesso mese del 2012, mentre le importazioni sono aumentate dell’1,8% a 33 miliardi. Nei primi nove mesi dell’anno, i due valori sono calati rispettivamente del 2% e dello 0,8%. Secondo cifre preliminari della Bundesbank, anche l’attivo delle partite correnti è aumentato, da 17 miliardi di euro del settembre 2012 a 19,7 miliardi del settembre di quest’anno. Il largo attivo dei conti con l’estero della Germania è stato oggetto di una vivace controversia nei giorni scorsi, con la pubblicazione di un rapporto del Tesoro degli Stati Uniti, in cui veniva sottolineata «la crescita anemica della domanda interna in Germania e la dipendenza dalle esportazioni» dell’economia tedesca. Questo stato di cose, secondo Washington, che per la prima volta accusa direttamente la Germania, «ha ostacolato il riequilibrio nel momento in cui molti Paesi dell’eurozona si sono trovati sotto gravi pressioni». Il continuo surplus tedesco, sostiene il rapporto, ha impresso una tendenza deflazionistica sull’area dell’euro, oltre che sul resto dell’economia mondiale. L’inflazione nell’eurozona è scesa allo 0,7% a ottobre, il che ha indotto giovedì la Banca centrale europea a tagliare i tassi d’interesse.  Berlino  ricorda a tutti che la maggior competitività delle imprese tedesche è stata ottenuta grazie alle riforme del mercato del lavoro del decennio passato.
Da questi nuovi scenari dovranno essere prese le prossime decisioni che decideranno anche i futuri destini del'Eurozona e del nostro paese. Certo se ci mettiamo nei panni della Germania comprendiamo che loro vedano noi Mediterranei tutti (Francesi compresi) come "le cicale", che hanno cantato nella stagione felice, mentre loro già pensavano a "mettere al riparo" le provviste per la cattiva stagione.Viste le ultime vicende, penso comincino a nutrire lo stesso pensiero verso il mondo Anglosassone che tenderà ad isolarli ancor di più. Il passato è ancora lì facciamone tesoro ed evitiamo che l'esasperazione dei Nazionalismi possa risorgere, diversamente i milioni di morti, l'olocausto e quant'altro non ci avranno insegnato nulla.Cercare di correggere i numerosi errori e vale per noi Latini ed anche per gli Anglosassoni. In particolare gli Stati Uniti sono anni che continuano a iniettare liquidità nel sistema senza fare alcuna riforma concreta. Dopodichè se ne potrà riparlare, con giusta ragione. Non ci facciamo accecare dall'illusione che se ne possa uscire solo facendo politiche espansive, qui abbiamo pubbliche amministrazioni e più in generale sistemi paese talmente voraci di "denaro facile" che più "gli dai", più "si mangiano".

domenica 3 novembre 2013

E' ORA CHE DRAGHI TAGLI I TASSI

Il rialzo di tutti gli asset percepiti come più rischiosi, dai Bonos ai BTp, e il contemporaneo calo dell’Euro, sembrano consolidare l’ipotesi che giovedì 7 novembre la Bce intervenga con un taglio sui tassi di riferimento in Eurozona, abbassandoli dall’attuale minimo storico dello 0,5%. Le motivazioni per un taglio dei tassi di riferimento, almeno sulla carta, ci sono. I prezzi al consumo nell’area euro stanno salendo al ritmo più basso degli ultimi quattro anni. Il dato pubblicato in settimana segnala un’inflazione in Eurozona allo 0,7%, in discesa per il settimo mese consecutivo e ben al di sotto di quel 2% indicato dalla stessa Bce come soglia d’allarme per garantire la stabilità dei prezzi. Più che di rischio inflattivo, in Eurotower in questi giorni si discute del rischio opposto, ovvero di deflazione. Il rallentamento eccessivo dei prezzi potrebbe soffocare il fragile tentativo di recupero dell’economia messo in atto dal Vecchio Continente. 

L’attesa di un allentamento monetario ora si fa più forte. La moneta unica venerdì è caduta a quota 1,3478 contro il dollaro, il minimo dal 16 ottobre, mettendo a segno la peggiore perdita settimanale (-2,3%) degli ultimi 16 mesi. Il calo è una buona notizia soprattutto per chi fa export. Anche perchè la forza della divisa europea nei giorni scorsi aveva raggiunto livelli di guardia. Venerdì scorso l’euro quotava 1,38 dollari, il top degli ultimi 23 mesi, grazie a un apprezzamento dell’8% da inizio luglio. Merito dell’ampio surplus commerciale europeo, del ritorno di ampi flussi di capitale sui mercati azionari europei ma anche della convinzione - sempre più diffusa - che la sopravvivenza della moneta stessa non sia più in discussione.

venerdì 1 novembre 2013

SI RIPROPONE LO SCONTRO TRA TITANI

«L’economia tedesca è competitiva e ha un’occupazione record non si capisce perché dobbiamo essere attaccati per il nostro successo». Questo il mantra recitato dagli ambienti vicini alla Cancelliera.
"La struttura della moneta unica favorisce Berlino sul piano delle esportazioni (il marco tedesco da solo sarebbe di almeno il 40% più forte rispetto all’euro)". La pronta replica da parte di Washington.
La deflazione può essere buona, quando la diminuzione dei prezzi è dovuta ad abbondanza di offerta: generoso raccolto agricolo, progresso tecnologico o salto di qualità nella concorrenza. Oppure può essere cattiva, quando è dovuta a bassa domanda come accadde in Giappone con la stagnazione dell’economia negli anni Novanta. La deflazione cattiva segnala una specie di anoressia dell’economia. si). L’America ha sempre chiesto all’Europa di adottare politiche espansive. Lo ha chiesto se per questo anche alla Cina, argomentando che l’economia cinese e ora quella tedesca debbono compiere un passaggio qualitativo e spingere la domanda interna. 
Gli Stati Uniti lo percepiamo ormai da anni sono esausti hanno un debito estero mostruoso che finanziano con l' aumento continuo del loro debito. Vorrebbero bilanciarlo aumentando le loro esportazioni, ma tutti i tentativi fatti finora non sono serviti a nulla. I loro continui inviti non hanno prodotto nulla o quasi. I due monoliti non sono per ora disposti a cambiare la loro politica. Loro per vocazione sono formiche....non cicale.
Il bivio è là, per ora tutti restano dove sono, ma le scadenze si fanno sempre più onerose e prima o poi qualcuno dovrà..... affrontarlo.

venerdì 25 ottobre 2013

SILVIO E IL BIVIO DI ANGELINO

 “Chiediamo noi il voto palese, e sfidiamo i nostri che vogliono tradire”. È questo il nesso stretto tra la “mossa” e il lancio di Forza Italia. E adesso Angelino è al bivio: “Se resta con Berlusconi  è finito". Se rompe si mette nelle mani del Pd. Un bivio drammatico.

sabato 14 settembre 2013

WASHINGTON AL BIVIO ANCHE PER LA FINANZA

Il quantitative easing che cosa é? Si tratta del processo di "creare moneta" da parte delle banche centrali al fine di acquistare, per esempio, titoli di stato in mano ai privati. Si tratta di una strategia che viene messa in campo quando i tassi d'interesse sono vicini allo zero e l'istituto centrale ha pochi margini di manovra sul costo del denaro. Attraverso il quantitative easing vene allargata la massa monetaria in circolazione. Tale manovra è stata largamente applicata per attutire le numerose crisi che si sono succedute negli ultimi anni.
La decisione della Federal Reserve sul «quantitative easing» è attesa per mercoledì prossimo al termine della riunione di 48 ore che, secondo l’opinione prevalente degli analisti, porterà a ridurre da 85 a 75 miliardi l’ammontare mensile di titoli acquistati. Si tratta del primo passo della «strategia di uscita» preannunciata al Congresso di Washington da Bernanke, presidente della Fed, alla luce dei progressi della ripresa.  Sui mercati c'è timore che l’annuncio della Fed sollevi forti timori dopo i continui rialzi delle scorse settimane. Che hanno portato il Dow Jones, a cinque anni dal tracollo post-Lehman, a toccare i nuovi massimi di sempre. Ad aggravare l’incertezza sull’impatto finanziario del taglio al «quantitative easing» c’è lo scenario dell’imminente cambio della guardia alla guida della Fed.  Lo scenario di un duello aperto con il Congresso sul successore di Bernanke preoccupa la Casa Bianca non solo perché sarà il nuovo presidente della Fed a dover portare a termine la strategia di uscita dal «quantitative easing» ma anche perché si somma ad un’altra battaglia in arrivo a Capitol Hill. In questo caso la data è certa perché il 1° ottobre l’America raggiungerà il tetto dell’indebitamento federale consentito per legge e senza un’intesa fra Casa Bianca e leader repubblicani sull’aumento potrebbe verificarsi lo scenario della serrata governativa più volte sventata da Obama come anche di un devastante default finanziario a metà ottobre, capace di azzerare i progressi della ripresa.  Per dare luce verde all’aumento del tetto del debito i repubblicani di John Boehner, presidente della Camera, chiedono di ritardare ulteriormente l’entrata in vigore della riforma della Sanità ma la Casa Bianca non sembra per ora disposta a cedere.  

sabato 1 giugno 2013

ANCHE IL BELPAESE HA LA SUA MATERIA PRIMA

L’Italia è il quinto Paese più visitato nel mondo con 47,4 milioni di turisti stranieri, mentre il primato assoluto – che era nostro fino agli anni ottanta – è della Francia con 70 milioni di stranieri. Ora, però, con la frenata degli arrivi degli ultimi anni, il nostro Paese rischia di retrocedere addirittura dietro Inghilterra e Germania, che certo non possono contare sulla ricchezza del nostro patrimonio culturale.
«Una materia prima straordinaria da utilizzare per dare un contributo forte alla crescita del Paese». Questo dovrà essere un primo paletto da cui ripartire, per riottenere ciò che è stato fino a trent'anni fa. E' un mercato che non conosce crisi e che a fine 2012 ha registrato lo storico risultato di un miliardo di turisti nel mondo. Ora Federturismo, con un lavoro durato 15 settimane che ha coinvolto 350 imprenditori del settore, ha stilato un libro bianco sull’Italia turistica, che analizza i fattori che frenano la competitività e indica le possibili soluzioni per ridare slancio e crescita al settore e al Paese con ricette ad hoc per ogni territorio: dalla formazione al fisco, dalle reti d’impresa all’impiego del web e dei social network. 
Ormai in vista dell'Expo 2015 a Milano: «Questa dovrà essere una vetrina importante e un volano per la crescita ed in particolare molta attenzione dovrà essere dedicata appunto al turismo, cerchiamo quindi di non farci sfuggire anche questa occasione».

sabato 25 maggio 2013

CARO LETTA E' TEMPO DI DARSI UNA MOSSA

A quasi un mese dal giuramento, lo score del nuovo Governo sui temi dell’economia, al di là delle buone intenzioni, resta tristemente al palo. La semplice sospensione di una rata dell’Imu sulla prima casa e il gruzzolo di euro messo a tamponare l’emergenza Cig sono niente rispetto alle urgenze di un Paese senza lavoro e con poco futuro. 
Quando nel cuore dell’economia del Paese, in Lombardia, la produzione arretra nel primo trimestre dell’anno del 2,4% (e per la prima volta cade anche l’export), quando in tutte le regioni del Nord il Pil procapite perde oltre 2mila euro in quattro anni, quando in Veneto le aziende in procedura di crisi aumentano del 32 per cento, quando il Piemonte perde quasi cinque punti di produzione in un anno, non è tempo, evidentemente, di parole o di rinvii. Difficile ricordare consigli dei ministri così poco produttivi dopo la nascita di un governo. Nel 2001, a due settimane dal giuramento, il Berlusconi II varò il pacchetto 100 giorni con la detassazione degli utili reinvestiti in beni strumentali, la liberalizzazione delle ristrutturazioni immobiliari e la soppressione dell’imposta sulle donazioni; nel 2006 il Prodi II approva, dopo poco più di un mese, l’ampio piano di liberalizzazioni del ministro Bersani; nel 2008 ancora Berlusconi impiega 13 giorni per approvare i decreti sull’emergenza rifiuti a Napoli e sull’abolizione dell’Ici prima casa; a Mario Monti, nel 2011, bastano 18 giorni per varare la mega-manovra anti-crisi da 30 miliardi, con tanto di riforma delle pensioni. Perchè ricordiamolo dopo un inizio brillante anche i signori su citati, poi si sono adagiati e persi nei percorsi parlamentari nostrani, veri e propri labirinti. Nelle ultime ore si è aggiunta la decennale "promessa" di riformare il "finanziamento" ai partiti e la "legge elettorale". Il Presidente del Consiglio ha detto che si presenterà a Bruxelles il 29 maggio "con la schiena dritta" per trattare sulla "procedura per il rientro dal deficit del nostro paese", affermando "solo un allentamento", potrà favorire la nostra crescita.

Enrico Letta ha individuato giustamente nella crescita economica il suo primo obiettivo. Ma la crescita si fa anche con la fiducia che viene dalla chiarezza di un disegno complessivo e dalla capacità di attuarlo in tempi rapidi e certi. Mah, però si continua a "galleggiare, navigando a vista" e il piano "strategico", ammesso che ci sia.....non lo si vede, neanche scrutando all'orizzonte.

mercoledì 10 aprile 2013

CONTINUA IL DUELLO BERSANI RENZI

Leggo poco fa su Facebook, questo post di Matteo Renzi "Fare il delegato regionale per eleggere il Presidente della Repubblica non era un mio diritto. Lo avrei fatto volentieri, certo, orgoglioso di rappresentare Firenze e la Toscana. Le telefonate romane hanno cambiato le carte in tavola, peccato. Nessun dramma però, in politica può succedere. Mi spiace soltanto, la doppiezza di chi parla in un modo e agisce in un altro. Ai doppiogiochisti dico: forse non riuscirò a cambiare la politica. Ma la politica comunque non cambierà me. Io quando ho da dire qualcosa lo dico in faccia, a viso aperto e non mi nascondo dietro i giochini". La replica di Bersani non si è fatta attendere. «Nella sequela di quotidiane molestie mi vedo oggi attribuiti non so quali giochini tesi ad impedire la nomina di Renzi a grande elettore per la Regione Toscana», ha detto in una nota il segretario Pd. «Smentisco dunque - ha concluso - di aver deciso o anche solo suggerito, o anche solo pensato alcunché, a proposito di una scelta che riguarda ovviamente e unicamente il Consiglio regionale della Toscana». Capitolo chiuso? Niente affatto. Da Firenze, fonti vicine all'entourage renziano, rincarano la dose e spiegano al Corriere che sarebbe stato Valdimiro Fiammenghi, esponente di punta del Pd in Emilia Romagna di stretta osservanza bersaniana, a telefonare al presidente regionale Enrico Rossi e al capogruppo regionale chiedendo di dirottare il sostegno da Renzi al presidente Alberto Monaci.

 Francamente debbo dire non riconosco più il Matteo Renzi che avevo "apprezzato solo pochi mesi fa" dopo la sconfitta alle primarie di coalizione. Da qualche tempo lo vedo insofferente e impaziente, sostiene che lui ha perso le primarie, ma Bersani ha perso le elezioni e che il tempo per le manfrine è finito, ma non ha a mio modo di vedere il coraggio di fare lo strappo, dice "io non lascio il Pd". Quindi a mio modo di vedere, si sta logorando, perchè il PD è una forza politica nata di recente, ma come tutti sappiamo le radici vengono da lontano e lo "zoccolo duro", di gran lunga maggioritario è molto distante dalle idee di Renzi. Per cui il nostro caro Matteo difficilmente riuscirà a prendere le redini del Pd, soprattutto la sua sortita è stata prematura, magari doveva aspettare che Bersani si bruciasse cosa che a tutt'oggi è ancora tutta da verificare. Comunque il tempo è galantuomo. 




domenica 31 marzo 2013

GALLEGGIARE CON SAGGEZZA

Questo l'imperativo categorico per i prossimi quindici giorni. Il focus ed il fuoco incrociato ora si sposterà inevitabilmente su questi due gruppi di "saggi", che ne dovranno sopportare di "ogni", da martedì prossimo. Il loro compito sarà quello di traghettarci al giorno che il parlamento si "riunirà" per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Se poi partoriranno "proposte condivisibili per le Istituzioni o per l'economia", sarà a mio modo di vedere un sorprendente  "surplus". Per un nuovo governo o nuove elezioni deciderà il nuovo Presidente, giustamente Napolitano io credo, non se la sia sentita di affidare un nuovo incarico. 
Spero  che questi quindici giorni servano per svelenire un po' il "clima", degli ultimi tempi, magari evitando "mazzate" sui mercati finanziari. Ai saggi, auguri....

domenica 17 marzo 2013

IL GIORNO DOPO

Nella votazione di oggi per la presidenza del Senato è mancata la trasparenza. Il voto segreto non ha senso, l'eletto deve rispondere delle sue azioni ai cittadini con un voto palese. Se questo è vero in generale, per il MoVimento 5 Stelle, che fa della trasparenza uno dei suoi punti cardinali, vale ancora di più. Per questo vorrei che i senatori del M5S dichiarino il loro voto.
Nel "Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento" sottoscritto liberamente da tutti i candidati, al punto Trasparenza è citato:
- Votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S.
Se qualcuno si fosse sottratto a questo obbligo ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze. Questo il comunicato delle 22,55 del 16/03/2013 con il quale Beppe Grillo ha commentato la decisione di alcuni senatori del M5S, di votare per la candidatura di Pietro Grasso.

Ma facciamo un passo indietro nel primo pomeriggio, orecchie tese dietro la massiccia porta della commissione Industria oltre la quale i 53 senatori grillini se ne dicono di tutti i colori sull'eventualità che il loro «non voto» faccia prevalere il presidente uscente Renato Schifani (Pdl) sull'ex procuratore nazionale Antimafia Grasso (Pd). Nell'aula in cui è riunito il M5S volano parole grosse. Il lucano Vito Rosario Petrocelli abbandona la riunione in segno di dissenso, il campano Bartolomeo Pepe fa sapere che Salvatore Borsellino (fratello del magistrato assassinato dalla mafia nel '92) ha supplicato di votare Grasso. Mentre i siciliani (tra gli altri, Nunzia Catalfo e Vincenzo Santangelo) fanno notare ai colleghi che loro non potrebbero più varcare lo Stretto se il Movimento risultasse determinante per la sconfitta di Grasso. Non passa la linea del capogruppo, Vito Crimi, che avrebbe preferito la scheda annullata. Poi si vota a ripetizione nell'assemblea dei grillini ma alla fine la confusione regna sovrana perché lo stesso Luis Alberto Orellana dice: «La nostra linea non cambia». E cioè? «Scheda nulla o scheda bianca....Anche perché col voto segreto c'è sempre la libertà di coscienza....». E così l'Assemblea - diretta in modo impeccabile dal senatore a vita Emilio Colombo - vota al ballottaggio secondo le previsioni. Per l'ex magistrato si schierano 137 senatori: 109 del Pd, 7 di Sel e 9 delle Autonomie, che in totale fanno 125. Ai quali però si aggiungono 12 esterni alla coalizione presumibilmente in arrivo dal M5S. 
Quali considerazioni personali si possono trarre "il giorno dopo":
A pelle io sono rimasto favorevolmente colpito da quanto è successo ieri, mi è piaciuta già di prima mattina la proposta delle due candidature avanzate, significativamente diversa e meglio qualificata da quella ipotizzata solo 24 ore prima. Tutto poi si è svolto "sotto i riflettori", nel pomeriggio è successo ciò che Grillo ha duramente commentato in tarda serata. Io credo che lui stesso se ne dovrà fare una ragione, perchè questo inevitabilmente, potrà succedere di nuovo. E' difficile e alla lunga impossibile mantenere la "disciplina di gruppo" nei partiti storici, figuriamoci in un movimento che ha selezionato i "suoi rappresentanti", in una mattina sul web. Qui poi si naviga a vista, "sarà l'improvvisazione a fare la differenza", l'importante sarà arrestare il declino o quantomeno conterne gli effetti e "galleggiare", facendo intanto le riforme ed i cambiamenti necessari. Molti dei quali "tutti annunciamo e professiamo", ma che ad oggi non siamo stati capaci di realizzare. Mettiamo quindi da parte "spocchie personalistiche", che sempre si ripresentano e nelle quali "ci rifugiamo" e continuiamo nel rinnovamento, che mi pare " intrapreso". Ci saranno "mazzate" che toccheranno "di volta...in volta", a qualche parte politica compresi i "proponenti e quindi allo stesso PD", ma dobbiamo farcene tutti....una ragione. Noi magari, potremo esprimere "il nostro meglio", in questa difficile situazione, "uscendo dagli schemi...tradizionali", nei quali siamo imprigionati da toppo tempo.


venerdì 15 marzo 2013

L'ULTIMA TENTAZIONE....

Vista la kermesse che si sta giocando nel dopo elezioni, il Pdl fuorigioco, ed i continui "Niet", di Grillo con i suoi che per ora lo seguono e lo assecondano in tutto e per tutto. Non resta a Bersani cercare il dialogo con Monti e "attenzione, attenzione..." con la Lega. Magari se son "rose...fioriranno". Un programma in pochi punti codivisi, potrebbe rivelarsi "la mossa....per galleggiare...nei prossimi mesi"....e ottenere l'appoggio magari esterno di Maroni & Co..

mercoledì 6 marzo 2013

UN PAESE SURREALE


Chissà come finirà...molti Italiani dopo 10 giorni che le elezioni non hanno fornito....un chiaro risultato se lo chiedono. Ci sono gli ottimisti "vedrai la svolta è vicina, il risultato ottenuto dal M5S, fa si che nulla sarà come prima, stavolta si cambia veramente". Ci sono i pessimisti ad oltranza "finirà peggio che in Grecia, torneremo  a votare presto, con il Porcellum e qui nessuno avrà una maggioranza". 
I tre protagonisti si rimpallano a vicenda..... Bersani ha tentato la prima mossa, "otto punti", che dovrebbero indurre Grillo a dargli un sostegno. Ma l'ex comico gli rimanda giornalmente il pacco schifato. Da un Pdl ormai scaricato da tutti Lega compresa, Alfano si affanna a dire a Bersani "finirai contro un muro". 
Ancora una decina di giorni e come al solito sarà il Presidente Napolitano a prendere in mano la situazione. Lui è l'unico finora ad avere avuto una buona parola da Grillo. In Germania secondo l'ex comico "ha saputo mantenere la schiena dritta", quando i Tedeschi dopo le elezioni lo hanno definito "clown", accomunandolo a Berlusconi. Forse Napolitano, sarà l'unica persona che Grillo ascolterà, ma tra questo ed una soluzione duratura ce ne passa.