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venerdì 3 aprile 2020

L'AZIONE SOLIDALE PER L'EUROPA IN VISTA DELL'EUROGRUPPO DEL PROSSIMO 7 APRILE - PARTE SECONDA - LA LETTERA DI CONTE A URSULA VON DER LEYEN E ALTRO......IN ATTESA DEL D DAY

Ecco la lettera con cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte risponde all’intervento della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen pubblicato ieri da Repubblica:
Cara Ursula,
ho apprezzato il sentimento di vicinanza e condivisione che ha ispirato le parole con cui ieri, dalle pagine di questo giornale, ti sei rivolta alla nostra comunità nazionale e, in particolare, al nostro personale sanitario, che, con grande sacrificio e responsabilità, è severamente impegnato nel fronteggiare questa emergenza. Le tue parole sono la prova che la determinazione degli italiani ha scosso le coscienze di tutti, travalicando i confini nazionali e ponendo la riflessione oggi più urgente: cosa è disposta a fare l’Europa non per l’Italia, ma per se stessa. In questi giorni ho ricordato spesso come l’emergenza che stiamo vivendo richieda una risposta straordinaria, poiché la natura e le caratteristiche della crisi in corso sono tali da mettere a repentaglio l’esistenza stessa della casa comune europea. Non abbiamo scelta, la sfida è questa: siamo chiamati a compiere un salto di qualità che ci qualifichi come "unione" da un punto di vista politico e sociale, prima ancora che economico. L’Italia sa che la ricetta per reggere questa sfida epocale non può essere affidata ai soli manuali di economia. Deve essere la solidarietà l’inchiostro con cui scrivere questa pagina di storia: la storia di Paesi che stanno contraendo debiti per difendersi da un male di cui non hanno colpa, pur di proteggere le proprie comunità, salvaguardando le vite dei suoi membri, soprattutto dei più fragili, e pur di preservare il proprio tessuto economico-sociale.
La solidarietà europea, come hai tu stessa ricordato, nei primi giorni di questa crisi non si è avvertita e ora non c’è altro tempo da perdere. Accogliamo con favore la proposta della Commissione europea di sostenere, attraverso il piano "Sure" da 100 miliardi di euro, i costi che i governi nazionali affronteranno per finanziare il reddito di quanti si trovano temporaneamente senza lavoro in questa fase difficile. È una iniziativa positiva, poiché consentirebbe di emettere obbligazioni europee per un importo massimo di 100 miliardi di euro, a fronte di garanzie statali intorno ai 25 miliardi di euro.
Ma le risorse necessarie per sostenere i nostri sistemi sanitari, per garantire liquidità in tempi brevi a centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, per mettere in sicurezza occupazione e redditi dei lavoratori autonomi, sono molte di più. E questo non vale certo solo per l’Italia. Per questo occorre andare oltre. Altri player internazionali, come gli Stati Uniti, stanno mettendo in campo uno sforzo fiscale senza precedenti e non possiamo permetterci, come italiani e come europei, di perdere non soltanto la sfida della ricostruzione delle nostre economie, ma anche quella della competizione globale.
Quando si combatte una guerra, è obbligatorio sostenere tutti gli sforzi necessari per vincere e dotarsi di tutti gli strumenti che servono per avviare la ricostruzione. A questo proposito, nei giorni scorsi ho lanciato la proposta di un’European Recovery and Reinvestment Plan.
Si tratta di un progetto coraggioso e ambizioso che richiede un supporto finanziario condiviso e, pertanto, ha bisogno di strumenti innovativi come gli European Recovery Bond: dei titoli di Stato europei che siano utili a finanziare gli sforzi straordinari che l’Europa dovrà mettere in campo per ricostruire il suo tessuto sociale ed economico. Come ho già chiarito, questi titoli non sono in alcun modo volti a condividere il debito che ognuno dei nostri Paesi ha ereditato dal passato, e nemmeno a far sì che i cittadini di alcuni Paesi abbiano a pagare anche un solo euro per il debito futuro di altri. Si tratta - piuttosto - di sfruttare a pieno la vera "potenza di fuoco" della famiglia europea, di cui tutti noi siamo parte, per dare vita a un grande programma comune e condiviso di sostegno e di rilancio della nostra economia, e per assicurare un futuro degno alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori, e a tutti i nostri figli.
Al termine dell’ultimo Consiglio europeo dello scorso 26 marzo, ci siamo dati due settimane di tempo per raccogliere questa sfida.
Purtroppo, alcune anticipazioni dei lavori tecnici che ho potuto visionare non sembrano affatto all’altezza del compito che la storia ci ha assegnato.
Si continua a insistere nel ricorso a strumenti come il Mes che appaiono totalmente inadeguati rispetto agli scopi da perseguire, considerato che siamo di fronte a uno shock epocale a carattere simmetrico, che non dipende dai comportamenti di singoli Stati. È il momento di mostrare più ambizione, più unità e più coraggio. Di fronte a una tempesta come il Covid-19 che riguarda tutti, non serve un salvagente per l’Italia: serve una scialuppa di salvataggio solida, europea, che conduca i nostri Paesi uniti al riparo. Non chiediamo a nessuno di remare per noi, perché abbiamo braccia forti. "Le decisioni che prendiamo oggi verranno ricordate per anni. Daranno forma all’Europa di domani", hai scritto ieri nel tuo intervento. Sono d’accordo. Il 2020 sarà uno spartiacque nella storia della Ue.
Ciascun attore istituzionale sarà chiamato a rispondere, anche ai posteri, delle proprie posizioni e del proprio operato. Solo se avremo coraggio, se guarderemo davvero il futuro con gli occhi della solidarietà e non col filtro degli egoismi, potremo ricordare il 2020 non come l’anno del fallimento del sogno europeo ma della sua rinascita.

In attesa di superare lo stallo su Coronabond e Mes, ieri la Commissione europea ha lanciato ufficialmente il primo strumento anti-crisi. Si tratta di Sure, (acronimo di Support to mitigate unemployment risks in emergency), un fondo europeo contro la disoccupazione che attraverso 25 miliardi di garanzie volontarie degli Stati permetterà di finanziare le casse integrazioni nazionali o schemi simili di protezione dei posti di lavoro. Sure funzionerà così: raccoglierà risorse sui mercati emettendo bond con tripla A, quindi a tassi bassissimi, che darà poi ai Paesi che ne hanno bisogno con scadenze a lungo termine. «Con questo nuovo strumento di solidarietà mobiliteremo 100 miliardi per mantenere le persone nei loro posti di lavoro e sostenere le imprese» ha aggiunto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Il vice presidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, parlando con la Repubblica, afferma che l’Unione Europea tiene aperte tutte le opzioni, compresi gli eurobond. Ecco la sua intervista:
Cosa propone Bruxelles per una reazione immediata alla crisi?
«Serve una risposta rapida e senza precedenti. Nelle ultime settimane abbiamo sospeso il Patto di stabilità e il divieto di aiuti di Stato alle imprese.
Inoltre ci sono state le decisioni della Bce. Oggi portiamo un nuovo pacchetto: l’obiettivo è di preservare quanto più possibile imprese e occupazione. Più aziende salviamo, più posti di lavoro manteniamo, più veloce sarà la ripresa economica.
Ecco perché abbiamo proposto "Sure", uno strumento che avrà fino a 100 miliardi da prestare ai governi nazionali a condizioni vantaggiose per sostenere gli ammortizzatori sociali. Inoltre abbiamo accordato massima flessibilità su come usare i fondi europei: potranno essere impiegati senza co-finanziamento nazionale e trasferiti tra le regioni di un Paese».
Come raccoglierete i 100 miliardi di "Sure"?
«Chiediamo ai governi di fornirci garanzie per 25 miliardi: a quel punto la Commissione andrà sui mercati per raccogliere soldi che presteremo a condizioni favorevoli ai paesi che li richiederanno. "Sure" è interessante per i Paesi che hanno alti costi di finanziamento sui mercati».Va bene, ma basterà?
«Stiamo mettendo in campo diverse misure capaci di aiutare i paesi con un alto costo di finanziamento, altre sono in discussione. L’Unione e i governi sono determinati a fare il necessario per assicurare una ripresa rapida».
I governi sono spaccati sul Mes: alcuni chiedono di attivarlo senza condizionalità, altri invece vogliono impegni su un futuro di austerità. La Commissione cosa ne pensa?
«È logico usare il Mes come prossima linea di difesa perché è già capitalizzato e ha già capacità di prestito. Dobbiamo trovare un compromesso pragmatico, una soluzione su misura per questa crisi che ci permetta di attivarlo. Una qualche forma di condizionalità è legalmente necessaria, ma non stiamo parlando di una classica condizionalità macroeconomica».
Si litiga anche sulla possibilità di reperire risorse sui mercati per aiutare l’economia a superare la recessione: lei è favorevole agli Eurobond?
«Siamo in costante contatto con i governi. Sappiamo che stanno preparando delle proposte e sul tavolo c’è già quella francese. La Commissione lo ha detto chiaramente: siamo aperti a ogni opzione, abbiamo bisogno di una risposta ambiziosa, coordinata ed efficace contro la crisi. Siamo pronti a facilitare questo lavoro».
Von der Leyen ha affermato che il bilancio Ue dei prossimi sette anni dovrà essere un Piano Marshall contro la crisi: ce la farete visto che sul budget è sempre difficile mettere d’accordo i governi?
«Lavoriamo al Recovery plan per far ripartire l’economia. Un suo elemento importante sarà il bilancio.
Il prossimo quadro finanziario dovrà essere ambizioso e dovrà contenere una forte componente di investimenti per sostenere la ripresa. Se lavoreremo seguendo il business as usual, passerà almeno un anno prima che questi fondi siano immessi nell’economia. Non possiamo accettarlo, abbiamo bisogno di soluzioni per mettere subito in circuito il denaro».
Quindi il dialogo non manca ma:
L’Europa fatica a prendere una decisione politica sulla risposta da dare alla paralisi economica provocata da Covid 19, per il momento si muovono i singoli stati, con piani di salvataggio basati principalmente su un aumento del debito. Ma se il bilancio non è solido, sale il rischio di un declassamento del rating da parte delle agenzie, il che rende molto più complicato il collocamento dei nuovi bond, se ne è avuto un anticipo ieri con l'asta del nuovo bono spagnolo a trent'anni, la domanda è stata molto fiacca, su livelli che non si vedevano da circa dieci anni.

Intanto nel mondo, 3,9 miliardi di persone, circa la metà del genere umano, è costretta in casa. È stato superato il milione di contagi nei numeri ufficiali, molto di più nella realtà, l'immunità di gregge è ancora lontana.

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